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NEVICATA   A   CAMPIGLIA

Foto di Arianna Canese

 

 

Campiglia: laboratorio sulla riduzione ed il riciclaggio spinto dei rifiuti

 Articolo su CDS del 30 Novembre 2009

Cinque terre - riviera di levante. È partita sabato, con la consegna gratuita delle compostiere, la nuova organizzazione di conferimento e raccolta rifiuti per l’abitato di Campiglia. L’iniziativa, con la quale si lancia campagna per il compostaggio domestico nelle zone collinari, è stata promossa dal Comune della Spezia in adesione alla settimana europea di riduzione del rifiuto.
L’assessore all’ambiente Laura Ruocco, accompagnata dal direttore di ACAM Fanton e dal responsabile monitoraggio Sandro Amorfini, ha consegnato le prime compostiere domestiche agli abitanti che, nei giorni precedenti, avevano partecipato ad una giornata di formazione sul compost domestico.
“L’Unione Europea – ha commentato la Ruocco - nel promuovere la settimana di riduzione del rifiuto invita gli stati membri a promuovere azioni di riduzione del rifiuto da conferire negli impianti di smaltimento. Tenendo conto che il rifiuto organico rappresenta il 30% del rifiuto prodotto, il compostaggio domestico è una pratica che può concretamente ridurre il volume dei rifiuti prodotti e, quindi, i costi di trattamento successivo e chiaramente ricavare un beneficio sull’ambiente complessivo. La riduzione dei costi permette di agevolare chi pratica il compostaggio domestico che, in base a verifiche effettuate dal gestore ACAM, può ottenere la riduzione sulla TIA. L’Amministrazione è partita dal borgo di Campiglia su richiesta pressante dei cittadini e proseguirà in accordo con le Circoscrizioni e con ACAM su tutte le zone della fascia collinare. Andremo avanti ristrututrando le isole ecologiche presenti in ogni frazione e proponendo la pratica del compostaggio domestico agli abitanti delle zone verdi del Golfo. L’impegno individuale dei cittadini è un punto indispensabile della gestione del ciclo dei rifiuti e perché questo succeda occorre una forte informazione e una incentivazione tariffaria”.
Il “modello Campiglia” si ripeterà nelle altre frazioni collinari.
Le compostiere consegnate sono contenitori multi-materiale per intercettare il maggior numero di tipologie di rifiuto e compostaggio domestico per eliminare definitivamente l’umido dai “cassonetti” di strada e raggiungere così un risparmio economico ed energetico, oltre a prevenire l’insorgenza di cattivi odori nella stagione calda. L’elemento più innovativo è il “compostaggio domestico di paese”: l’intera comunità di Campiglia si impegna a non conferire l’umido al sistema di raccolta, ma a riciclarlo direttamente nei propri orti e giardini utilizzano le compostiere fornite da ACAM, ricavandone tra l’altro un compost che può venire utilizzato come fertilizzante e ammendante nelle coltivazioni. Per venire incontro a coloro che non hanno a disposizione uno spazio all’aperto idoneo verranno predisposte “compostiere sociali” dove più famiglie conferiranno i propri scarti quotidiani. Ovviamente per tutti coloro che ospiteranno una compostiera sarà possibile, tramite una autocertificazione, avere uno sconto sulla tariffa rifiuti.
L’Assessorato all’Ambiente del Comune, tramite il proprio ufficio LABTER, ha organizzato specifici corsi per spiegare ai cittadini le regole basilari per realizzare un compost di qualità.

CAMPIGLIA   REVIVAL

 

 

  

Venerdi 18 settembre a Portovenere, nell’accogliente trattoria “La Marina” di Antonio Canese , si è rinverdito il ricordo di una storica disputa calcistica vissuta con passione 38 anni fa, quale finale di un noto torneo calcistico estivo, promosso dalla U.S. di Biassa  e disputato nel locale campo sportivo, realizzato grazie ai sacrifici degli abitanti del borgo.

Ad essere festeggiata è stata la compagine del “Campiglia”, che in una epica ed emozionante finale, terminata 3-2 dopo i tempi supplementari, ha superato gli eterni rivali del “Biassa” (vedi sito www.campiglia.net Rassegna Stampa, prima del 2000)

Da un estratto di cronaca sportiva locale de “La Nazione” datato 27.09.1971, a firma Fulvio Magi, che cita: “ …..è finita col trionfo del Campiglia, con i supporter del paesino che si specchia nel mare di Tramonti ad invadere il campo portando in trionfo i bravissimi protagonisti di questa brillante e sospirata affermazione. Il Biassa è caduto in piedi, ha accettato il verdetto e seppur concentrato al massimo ha combattuto sino alla fine, al fischio di chiusura non ha potuto che complimentarsi con i vincitori di quello che potremmo definire “derby enologico” visto che le due località sono rinomate per il buon vino”,  ne scaturisce la visione di un calcio vissuto in modo leale, appassionato,  animato da vera passione sportiva, principi sempre più rari in epoca di sponsor e pay-tv.

Il cerimoniere della serata Canese Antonio, autore tra l’altro della rete che al 6’ del II° tempo supplementare ha deciso la finale, abile allora nel ruolo di goleador così come oggi nelle vesti di chef, collaborando con le sue specialità alle recenti fortune calcistiche della Juventus,  visto il legame di amicizia che lo lega al C.T. Marcello Lippi, è riuscito a far siglare  la foto della serata dai giocatori dell’Italia, in un ideale gemellaggio tra i Campioni del mondo di oggi e i campioni di “Tramonti” di ieri.

Formazione: in piedi da sinistra, Antonio Canese, Ermellino Furfori, Giacomo Sturlese, Davide Canese, Giovanni Pistone; accosciati da sinistra, Odorino Nevoni, Piero Battini, Giuliano Spizzico, Alfonso Pistone.

 

 

SCOPRIRE TRAMONTI
(Liguria)

di tramonti.org

La fatica serve per stare bene. Se compiuta nel modo giusto e con lo spirito giusto, scatena nell’organismo piacevoli scariche di endorfine. Se poi la si fa nel posto giusto, allora è manna per i sensi.
Ci si porta a Biassa, poco sopra La Spezia, si cerca la piazza principale del paese, Piazza del Monumento, dopodiché si domanda ad un indigeno autoctono qual è la strada che prendevano i contadini di Biassa per andare in quel di Tramonti. Lo so che esiste la cartina dettagliata, ma la richiesta è un passaggio importante. Perché l’indigeno di sicuro attaccherà bottone, vorrà sapere come fanno dei ‘foestri’ a conoscere quel particolare e si accontenterà di una risposta: ce l’ha detto Mario Cidale.

La strada in questione, è una dolce scalinata (001) che conduce con stupore sul crinale della linea collinare, che separa l’interno del golfo spezzino dal mare aperto, ovvero la costa di Tramonti. Scivola leggera, ed è straordinario per una salita, nel folto di un bosco di castagni secolari (003), che d’estate forniscono un tunnel fresco ed ombreggiato da sogno. Aveva (ora si va con l’auto) uno scopo ben preciso: preparare le gambe, scaldare i muscoli, in modo da affrontare la discesa in forze ed allenati.

 
Si giunge appena accaldati al punto di ristoro, dotato di fontana pubblica, annesso alla Chiesa di Sant’Antonio, ristrutturata dagli Alpini, i quali, almeno un paio di volte all’anno, si radunano lì per festeggiare, tout court! Amo gli alpini per questa loro capacità di far festa indipendentemente dalle occasioni. Non è un punto particolarmente panoramico, essendo ancora infilzato nel bosco di castagni, querce e pini. Questi ultimi stanno iniziando a scomparire, sostituiti dalle querce: in effetti sono degli intrusi, essendo stati importati dai romani; le querce non fanno altro che riprendersi ciò che già possedevano. Ora occorre imboccare un tratto di strada asfaltata, del tutto incongruente ma utilissima per i contadini che vanno ad accudire le vigne. Anch’essa corre nel bosco, ma comincia ad offrire lampi di luce sul mare.

Costruita dall’invasore tedesco nel lontano 1943, la strada porta il viandante non automobilista (particolare molto importante: è utilizzabile con l’auto solo da chi ha le terre da coltivare. In pratica, è uno dei pochi esempi esistenti al mondo (sic!) di BTL: Bosco a Traffico Limitato) dritto fino al famosissimo menhir di Tramonti, sormontato da una croce e promosso sito di pellegrinaggio. Una curiosità: fino al 1970, la prima domenica di giugno, si svolgeva la processione dedicata a San Enicone, che originava da Biassa alle 6.30 della mattina, utilizzava il percorso che sto descrivendo, per ritornare alla base entro le 10.00, in tempo per dare alle massaie la possibilità di preparare il pranzo!

Il menhir possiede tutte le caratteristiche che lo rendono un oggetto affascinante e misterioso: occupa la parte a mare dello spiazzo in cui si trova, al solstizio d’estate allinea il sole con un monte, si dice che fino agli anni 50 fosse sede di sabba e riunioni di streghe, in tempi più recenti è stato promosso a sede di avvistamenti ufologici, e via discorrendo. A questo punto, occorre inforcare senza indugio il sentiero che scende a lato della strada perché, direbbe Dante, ‘infine uscimmo a riveder le stelle’: credo che la foto illustri bene il concetto (004 – 005). Scendere dunque, facendo bene attenzione perché il sentiero è leggermente impervio. Ecco la fontana Napoleonica (006). Anche qui, chiacchiere a sfare, che coinvolgono direttamente Chabrol de Volvic (pochi sanno che la prima vera strada di collegamento tra Spezia e Portovenere fu costruita proprio da Bonaparte!) e, in quanto chiacchiere tra il gossip e la storia, è meglio sentirle raccontare che leggerle. Gli autoctoni considerano la fontana un punto di ristoro coi fiocchi: l’acqua è buonissima e leggerissima. Dello stesso parere sono gli abitanti dei ‘bozi’ sotto la fontana: splendidi ed innocui tritoni.

Ancora qualche decina di metri di discesa, poi una leggera salita sulla strada asfaltata dei coltivatori diretti ed indiretti che gravitano in quel di Tramonti. A questo punto, avrete certamente capito che la strada, in alcune zone, si sovrappone a quello che era il sentiero originario.

Si raggiunge la stazione (che parolone) del monotrack (007 – 008) e ci si inserisce nel sentiero, che concede un certo numero di sorprese (009 – 010 – 011 – 012), panoramiche e non. Occorre fare attenzione, perché in alcuni punti è pericoloso e all’unico bivio che si incontra, non ci si deve far tentare dalla strada facile: è necessario ancora salire. Poi, d’improvviso, si comprende che la meta è vicina: il sentiero è leggermente più spazioso, pulito. Appaiono i primi muri di casa, ed una splendida, anziana signora (013) che è stata strappata dalla sua scopa la notte dell’Epifania. Pochi passi ancora, ecco il borgo di Campiglia (015), la piazza con la chiesa di Santa Caterina, da poco ristrutturate. E che vista, signori, (014) un oceano di luce solida con contorni e suoni straordinari.

Se incontrate il tipo a destra nella foto (016) (si chiama Enrico Canese, l’altro sono io) dite che siete miei amici. Anzi, dite che vi mando io. Vi offrirà del vino tratto da vitigno ahimè non autoctono, ma più che buonissimo. Ricordate: non si può lasciare il vino nel bicchiere, perciò fatevene dare poco, che avrà 40 gradi! E salutatemelo.

A questo punto, ci si può fermare a mangiare al Piccolo Blu, sulla destra della chiesa, oppure alla Lampara, dell’amico Marco Cerliani, scendendo quattro scalini di Via Tramonti. Si può proseguire sul sentiero per Portovenere.

Si può agguantare uno degli autobus che fermano proprio nella piazza antistante la chiesa. Oppure si può tornare indietro, seguendo tutta la strada dei tedeschi, che regala ancora particolari panoramici sconosciuti, per scomparire nuovamente nel folto del bosco di castagni.
Ancora, ci si presenta una scelta: inforcare il sentiero del crinale o continuare sulla strada. Personalmente propendo per la prima soluzione (017 – 018). Si marcia ancora nel bosco, quindi ci si trova di nuovo alla chiesa di Sant’Antonio, quella degli alpini. Si rientra a Biassa attraverso la medesima scalinata. Tempo di percorrenza: 3.30h senza fermarsi, ma perché? Se non ci si blocca un po’ qua e un po’ la, si rischia di vedere senza osservare. E di perdere ben più di un dettaglio.

Consiglio dunque di aggiungere almeno tre quarti d’ora, per studiare meglio i panorami. Suggerisco di contattare la sede dell’ATC per gli orari dei pullman La Spezia-Biassa e Campiglia-La Spezia, non si sa mai.

E poi contattatemi, cidalone@tramonti.org, per sapere se la Pro Loco Biassa organizza qualche girata da quelle parti. Non tanto per la guida in se, quanto per farsi raccontare due storie, come dicevo prima, tra la Storia e il gossip. Spero sinceramente di avervi raccontato quanto basta per depositare dietro la lingua il sapore di una squisita curiosità.

Mario Cidale
28/06/09

 

 

FRANE  A  CAMPIGLIA. PERICOLO   NEL  BORGO 

L’ultimo crollo la scorsa domenica 

Articolo sul giornale LA NAZIONE del 18 Aprile 2009, a cura di A.Vignali 

Stato di massimo allarme per il borgo di Campiglia che rischia di essere isolato dal resto del mondo a causa delle continue frane che, da mesi, segnano la strada. Massi e terra hanno più volte riempito la carreggiata, spesso impedendo il passaggio delle auto. Le frane sono una «spada di Damocle» sotto la quale gli abitanti non vogliono più vivere. “La scorsa domenica - scrivono oltre un centina o di residenti in una petizione - per l'ennesima volta movimenti franosi, generati dalla totale mancanza di regimazione delle acque, hanno interessato l'unica viabilità di accesso al borgo di Campiglia”. Nel momento in cui è caduta la frana stavano anche passando delle auto, per fortuna non è accaduto nulla di grave. E non è una novità. Pochi anni fa un albero cadde lungo il percorso, proprio poco prima del transito di un'ambulanza, ed i sanitari dovettero proseguire a piedi. C'è preoccupazione per quello che potrebbe accadere. Ieri salendo lungo la strada si contavano sedici eventi franosi, tutti pericolosamente attivi. Insomma il rischio di essere prigionieri nel borgo perché un lato della strada crolla è un qualcosa di reale. Ma i firmatari non si limitano a dare l'allarme sulle frane. Il loro ragionamento si amplia anche sul futuro di questa frazione spezzina. «Non sempre l'abbandono dei piccoli borghi può essere imputato al disinteresse degli indigeni - prosegue la petizione - spesso è il disinteresse degli amministratori a decretare la morte di un paese. Valutando oggi con le realtà che tutti possono vedere e toccare con mano, si può ragionevolmente concludere che Campiglia è forzatamente ed inevitabilmente destinata a morire. Sarà abitata solamente da 40/50 individui in modo continuativo. Quello che ci sembrerebbe giusto, naturale e rispettoso, sarebbe la possibilità di riqualificare il borgo e la vita di chi ci vive. Questo vorrebbe  dire garantire elementari condizioni di sicurezza della viabilità (fondo stradale, guard-rail, rimozione degli inerti e arbusti derivanti dalle innumerevoli frane potenziali cause di smottamenti futuri...), il recupero dei volumi esistenti e anche nuove costruzioni, mediante incentivi a chi dovuti, ma con regole talmente precise e severe, che soltanto gente che si è fatta una passione del borgo e della sua anima sarebbe in grado di accettarle»

 

 

SALVIAMO   IL   BORGO   DI   CAMPIGLIA

Articolo su "Il Secolo XIX" del 18 Aprile 2009 

Domenica 29 marzo per l'ennesima volta movimenti franosi, generati dalla totale mancanza di regimazione delle acque meteoriche, hanno interessato l’unica viabilità di accesso al borgo di Campiglia La dinamica è stata vissuta in diretta da coloro che si trovavano a transitare in quel momento, generando grave preoccupazione e comprensibile perplessità sul mantenere o meno la propria dimora in paese. Quanto successo ci pone di fronte a  delle riflessioni: non sempre l'abbandono dei piccoli borghi (numerosi in Liguria) può essere imputato al disinteresse degli "indigeni"; molto spesso è il disinteresse degli amministratori a decretare la morte di un paese. Valutando oggi con le realtà che tutti possono vedere e toccare con mano, si può ragionevolmente concludere: salvo un miracolo, come l'improbabile scoperta di miniere d'oro, o di pozzi petroliferi, Campiglia è forzatamente ed inevitabilmente destinata a morire. Sarà abitata solamente da 40-50 individui in modo continuativo; durante il periodo luglio-agosto, un popolo di vacanzieri invaderà come sempre il paese, ma alle prime piogge settembrine sparirà. I pochi giovani che rimarranno non appena più grandicelli emigreranno verso altri lidi, imprecando per gli anni trascorsi in mezzo a tanti disagi. Le bellezze naturali del posto sono straordinarie, incredibile è la magia dei tramonti, l'ambiente circostante realmente incontaminato, lo scenario incantato senza eguali: per tutto questo, il turista ambientalista, non "da salotto", il vero amante della natura selvaggia, non potrà fare a meno di visitare questi luoghi; avrà però dalla sua la fortuna di godersi queste bellezze, senza tanti Campigliesi fra i piedi. Quello che ci sembrerebbe giusto, naturale e rispettoso, sarebbe la possibilità di riqualificare il borgo e la vita di chi ci vive. Questo vorrebbe dire garantire, quanto meno, elementari condizioni di sicurezza della viabilità per la città (fondo stradale, guard-rail, rimozione degli inerti e arbusti derivanti dalle innumerevoli frane, potenziali cause di smottamenti futuri), il recupero dei volumi esistenti e anche nuove costruzioni, mediante incentivi a chi dovuti, ma con regole talmente precise e severe, che soltanto gente che si è fatta una passione del borgo e della sua anima sarebbe in grado di accettarle. Questa petizione vuole essere un appello, come dicono gli inglesi una "call for action", che saremmo orgogliosi contaminasse tutti coloro che hanno voce in capitolo.

 

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Ultimo aggiornamento: 19-12-11