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Campiglia:
si "vendemmia" lo zafferano.
Articolo del
giornale "Il SecoloXIX" del giorno 8 Novembre 2001
La Spezia - Mentre l'eccellente vino bianco della stagione 2001 comincia a
chiarire, Campiglia...vendemmia lo zafferano. Nei quindici campi terrazzati dove
la vigna da tempo perduta è stata rimpiazzata da questa piantina delle iridacee
è in corso, infatti, la raccolta dei fiori di zafferano, i cui pregiati stigmi,
polverizzati, sono notoriamente impiegati nell'arte culinaria: piatto
emblematico è il risotto. Sono stati già colti trentamila fiori, mentre per
almeno altrettanti il vignaiuolo convertito allo zafferano è in attesa del
momento propizio per compiere l'operazione (i fiori vanno presi alla giusta
maturazione e solo in determinate ore della giornata). Il recupero di terre
incolte attraverso colture comportanti scarso impegno e poca fatica, garantendo
contestualmente un buon profitto, a Campiglia ha già superato la soglia
dell'esperimento. Quella in atto è un'azione dimostrativa seguita a due anni di
timidi ma incoraggianti tentativi. I quindici protagonisti dell'operazione,
coordinata dall'ing. Pier Paolo Bracco e promossa dall'Associazione Campiglia,
di cui è presidente Marco Cerliani, sono soddisfatti del parziale risultato
ottenuto in questi giorni, tuttavia hanno la certezza di poter far meglio poichè
a certi errori riscontrati c'è rimedio. Hanno scoperto, ad esempio, che in certe
fasce terrazzate lo zafferano soffre un po' la sete, mentre in altre, al
contrario, è danneggiato da una eccessiva umidità. Va poi trovata la soluzione
ottimale in presenza di erbe, intense o rade, ed in fatto di tecnica di semina:
se eseguire solchi orizzontali, oppure verticali, rispetto allo sviluppo del
campo. Vengono infine confrontati i risultati conseguenti ai sistemi di
essicazione adottati in paese. C'è chi usa speciali fornetti a bassa
ventilazione; chi si avvale del metodo naturale esponendo gli stigmi al sole;
chi, infine, li tiene ad una calcolata distanza da una fonte artificiale di
calore. Proprio al fine di acquisire preziose conoscenze, lunedì 12 novembre
l'Associazione Campiglia porterà i soci coltivatori in una terra classica dello
zafferano, San Gimignano. Il pullman preso a nolo farà sosta presso l'azienda
modello “Il croco”, nei cui estesi poderi la raccolta dei fiori è già
terminata.
Cinque Terre,
Tramonti, ora si vendemmia il costosissimo zafferano.
Articolo apparso sul “Secolo XIX” dell’8 Agosto
2001 a firma di Giovanni Rebora.
Quando compilavo la tesi di laurea mi imbattei in
un diploma di Rodolfo, Imperatore del Sacro Romano Impero, in cui si parlava di
zafferano. Caspita, pensai, chissà perché una cosa così è andata a finire sul
tavolo dell'imperatore, era l'anno 1586 (l'anno del documento) e la cosa mi
spinse a curiosare sullo zafferano. Trovai molti documenti relativi a spedizioni
di balle di zafferano provenienti da Barcellona e dirette in Germania. Si vede
che ai tedeschi piaceva molto visto che lo pagavano fior di quattrini, in più lo
avevano caricato di proprietà medicinali, come si fa con le cose costose, che
devono “far bene” se si vuole giustificare il loro prezzo esoso. Le quantità
erano comunque eccezionali, seppur giudicate dalla mia inesperienza, si trattava
di centinaia di balle piene dei preziosi stami del croco e appunto crocus veniva
chiamato nei documenti. Lo ritrovai, lo zafferano, nel traffici dei veneziani
con l'Abruzzo dove sostenevano la produzione con acquisti precoci, e dove pare
che, almeno all'inizio, lo pagassero con perline di vetro colorate. Immagino che
si tratti della solita bufala, ma certo non lo pagavano quanto se lo sarebbero
poi fatto pagare dai tedeschi. Era una spezia molto richiesta ed è ricordato
nelle pratiche di marcatura medievali con le opportune avvertenze contro le
sofisticazioni e le contraffazioni, pratiche in uso nel medioevo e, pare, mai
cadute in disuso visto che oggi si trova la curcuma in circolazione col nome di
zafferano, visto che gli arabi lo chiamano zafran. La curcuma è anch'essa una
spezia, ma è soprattutto una materia tintoria che dà un colore vicinissimo a
quello dello zafferano, ma solo il colore, l'aroma è diverso e anche il prezzo,
basso per la curcuma e altissimo per lo zafferano. In quanto spezia, nel suo
commercio si impegnarono sia i genovesi sia i veneziani non tanto perché fossero
più furbi degli altri, ma perché erano forniti dei capitali sufficienti per fare
anticipazioni ai coltivatori e assicurarsi il raccolto. In più erano dotati di
una organizzazione mercantile che permetteva loro di mettersi in contatto con i
compratori in tempi sorprendentemente brevi. Lo zafferano si produceva, in
quantità mercantili, nelle stesse località ove ancor oggi si produce: Abruzzo,
Catalogna, Iran e dintorni. Altrove si produceva e forse si produce ancora, ma
in quantità commercialmente non rilevanti. Adesso, mi raccontano, si produce
zafferano nei pressi di La Spezia, a Campiglia - Tramonti, se ho inteso bene.
Sarei lietissimo di poter augurare buon lavoro a chi ha intrapreso questa
coltura, nella speranza che esista una macchina capace di staccare gli stami in
qualche modo che non metta alla prova la pazienza dell'operatore o, più
probabile, l'operatrice che doveva staccare gli stami ad uno per volta badando a
non rovinarli. Dodici “pelitos” per persona diceva la venditrice catalana, che
aveva interesse a far sì che il consumatore abbondasse. Il caro prezzo e la
somma delle sofisticazioni, dei surrogati e di altro, ha fatto perdere un poco
di prestigio allo zafferano vero, ma il suo uso, ad esempio nelle zuppe di
pesce, nei piatti con i gamberi e in molte altre preparazioni “mediterranee” è
un uso da ripristinare al più presto, visto che ora avremo “pelitos” liguri e
potremo reintrodurli, pur senza esagerare, nelle nostre pietanze. Vedrete che
dentro uno stame ci saranno quantità enormi di “principi attivi”, di vitamine e
di altre diavolerie, però a me piace così com'è, nella mia ignoranza lo userò
come in passato per insaporire e colorare i cibi (il riso, per esempio) e lo
userò perché mi piace. Se in Liguria è appena agli inizi della sua coltura non
significa che sia meno buono il prodotto: chi ha detto ci vuole il pedigree per
le cose buone? Speriamo invece che chi ha intrapreso questa coltura venga
incoraggiato a continuarla, magari non caricandolo di tasse e di pratiche
burocratiche, sempre inutili e troppo spesso dannose...
ZAFFERANO BOOM
Nei vigneti abbandonati saranno piantati 60 mila bulbi. I soci hanno deciso di aumentare la produzione. Forte richiesta dal mercato e buoni guadagni.
Articolo apparso sul Secolo XIX , il 10/4/01, a firma di Luciano Bonati.
Il pioniere dello zafferano nelle fasce di Campiglia affacciate sul mare di Tramonti gongola: l'esperimento di impiantarlo nella vigna abbandonata ha generosamente risposto. Per cui la strada di un recupero ambientale unito ad una ricaduta economica può essere ora percorsa con maggiore fiducia. Pierpaolo Bracco, ingegnere con l'hobby dell'agricoltura e tra i fondatori dell'Associazione Campiglia
(creata con l'obbiettivo primario di mantenere uno stretto vincolo fra l'uomo ed il territorio: quella "presenza attiva" che
è stata artefice del paesaggio artificiale formato dai muri a secco) annuncia pertanto il salto produttivo deciso dai soci a partire dalla stagione 2001. Dai 7 mila bulbi messi a dimora lo scorso anno prevalentemente nell'area di Codemin si passerà a 60 mila da distribuire su una superficie terrazzata di 3 mila metri quadrati un tempo occupata da vitigni albarola e bosco. Il consistente incremento della coltivazione dello zafferano
è dovuto sia a nuove adesioni al progetto dell'Associazione Campiglia, sia all'aumentato impegno del gruppetto di soci già seguace del "pioniere" Bracco: Luciano Canese, Angelo Sturlese, Giovanna Cima, Loredana Cecchini, Lorenzo Sturlese, Giulia Marani, Giuseppe Sturlese, Marco Cerliani, Mario Cerliani e Pilade Sturlese. Nessuno ha compiuto salti nel buio. L'esperienza zafferano
è stata preceduta dalle analisi del terreno e da visite di studio ai più affermati impianti nazionali: a Navelli (Abruzzo), a San Gavino (Sardegna) ed a San Gimignano (Toscana). Il primo raccolto a Novembre 2000, seppure quantitativamente modesto in rapporto al numero di piantine e dunque di fiori, pregio dello zafferano, ha trasmesso soddisfazione ed entusiasmo. Ovviamente c'è una buona resa economica, tanto più significativa se si pensa che questa coltura richiede poco tempo e poco lavoro: dall'immissione del bulbo nel solco al raccolto del fiore non passano neppure due mesi. Il mercato per giunta tira ed i prezzi sono ben remunerativi. Il prodotto puro, cioè i pistilli essiccati, costa dalle 25 mila lire alle 30 mila lire al grammo: a sua volta, costa 25 mila la confezione da amatori da mezzo grammo in bustina. Questa simpatiche boccette, con tanto di denominazione di origine, hanno viaggiato in lungo ed in largo quali ambasciatori: regalate ad enti, associazioni ed autorità, a dimostrazione che la coltivazione dello zafferano a Campiglia
è possibile e che il prodotto
è eccellente. La boccetta intendeva altresì racchiudere un messaggio: se qualcuno di buona volontà volesse darci una mano…..
Ma i destinatari - rileva un po' deluso l'ing. Bracco - sembrano abbiano fatto
sinora orecchio da mercante.
CAMPIGLIA, I RESIDENTI PROTESTANO PER LE
ESUMAZIONI PRECOCI AL CIMITERO.
Lo spostamento delle salme è reso necessario da lavori urgenti del Comune.
Articolo apparso sul Secolo XIX il giorno 8 Marzo 2001, a firma di Pierangelo Caiti.
Con l’esumazione nel piccolo cimitero di Campiglia che affianca la chiesetta di Santa Caterina
d'Alessandria, delle prime salme tumulate da meno di dieci anni per far fronte a lavori di "somma
urgenza" eseguiti dal Servizio Tecnico e Manutenzione del Comune della Spezia, si riaccende la
protesta corale degli abitanti della frazione collinare, un centinaio di anime, manifestata sin dall'inizio
dei lavori. Sotto accusa il sistema previsto per rinforzare parte del muro perimetrale del cimitero sovrastante la
strada comunale, che presenta segni di cedimento. I lavori - spiegano concordi gli abitanti - potevano essere eseguiti dall'esterno rinforzando il muro con
una controscarpa come già avvenuto in passato e come ci hanno confermato anche alcuni tecnici
comunali, o con pali di cemento a pressione, senza lo strazio delle esumazioni premature.
In effetti per fare spazio ai lavori, secondo il progetto messo in atto dal Comune, si rendono necessarie
quindici esumazioni di cui otto riguardano persone scomparse da meno di dieci anni (in qualche caso
addirittura con soli 4-5 anni di inumazione), alcune probabilmente ancora intatte.
In qualche caso è sufficiente solo spostare di poco la bara per fare spazio ai lavori - spiegano gli
addetti all'operazione, affidata dal Comune alla Puli Coop che cura i lavori di questo tipo nei cimiteri
periferici - in altri casi si provvede ad una nuova sepoltura in altra parte del cimitero. Il lavoro viene eseguito con la massima cura e rispetto, come testimoniano gli stessi congiunti, nei quali tuttavia si è manifestato un profondo disagio per la crudezza dell'esumazione anzitempo che colpisce profondamente la loro sensibilità e che molti legano ad una sorta di generale disinteresse del Comune per Campiglia testimoniata anche dall'assoluta mancanza di qualsiasi cartello segnaletico che ne indichi l'ubicazione. Mio padre è sepolto qui da meno di nove anni - spiega un signore che vuole restare anonimo e per me è un vero strazio che ora venga disseppellito e spostato dalla sua ultima dimora quando il lavoro di
rinforzo al cimitero poteva essere fatto lo stesso senza toccare i poveri resti. Inoltre, ci spiegano altri, il cimitero di Campiglia manca assolutamente di loculi per ulteriori sepolture, anche se l'esigenza si è manifestata da tempo e resta solo lo spazio per le piccole urne dei
corpi cosiddetti "mineralizzati". Alle esumazioni "speciali", quattro sino ad oggi, assiste, come da regolamento, un ufficiale sanitario dell'Asl.
TRAMONTI
FORTUNATI: SONO USCITO
DALL'AULA PER DIFENDERE I CONTADINI
Articolo del giornale La Nazione del 28 Gennaio 2001
" E' giusto riconoscere agli abitanti del territorio di Tramonti, Campiglia, Schiara, Fossola, l'amore con il quale, da generazioni hanno costruito un patrimonio d'architettura antropica con valenza planetaria". Lo dice il consigliere regionale e comunale Arturo Fortunati, che spiega la sua uscita dall'aula al momento del voto del Puc. Così prosegue: " Per consentire a tanta bellezza di continuare ad esistere è utile pensare di avere il consenso degli abitanti e dei contadini-muratori specializzati in muretti a secco, delle donne indigene d'unica bellezza. Così mi sono apparsi, l'altra sera in consiglio comunale, uomini e donne segnati dal sole e dal vento, con mani che non riuscivo a paragonare a quelle dei consiglieri o degli amministratori che discutevano di un'intesa che, tra le altre cose, prevede una sorta di lavori forzati per 20 anni per chi desidera avere un "cesso" a disposizione per i propri bisogni biologici. Considerare questa gente un manipolo di furbi speculatori non mi riesce. Queste considerazioni non mi hanno consentito di votare un atto che troppe ombre aveva rispetto alla luce della quale abbisogna un patrimonio universalmente riconosciuto".
TRAMONTI
HAI UN MANUFATTO? PUOI ABITARCI SE COLTIVI ANCHE I
TERRENI
Articolo tratto da La Nazione, del 27 Gennaio 2001, a firma di P. Cast.
La zona di Tramonti, selvaggia e suggestiva è minacciata dal progressivo abbandono dell'uomo.
Alla presenza di molti residenti sono state approvate ieri sera le nuove regole urbanistiche dal Consiglio Comunale spezzino. Da oggi chi ha un manufatto o una cantina a Tramonti, potrà realizzarvi servizi igienici e anche abitarli, a condizione che coltivi appezzamenti di terra non inferiori a 300 metri quadrati. La seduta ha avuto anche momenti di frizione evidenziando profonde lacerazioni nella maggioranza che sorregge Pagano: infatti i consiglieri di Rifondazione comunista, dopo aver criticato l'iniziativa non erano presenti in aula al momento del voto. L'assessore Orlando fa presente che a breve sarà istituita anche una commissione con la presenza di tutte le associazioni per decidere sugli interventi e le opere da realizzare nella zona e giudica favorevolmente il dialogo che si è instaurato fra le parti. Un emendamento che prevede incentivi è stato presentato da Flavio Cavallini, capo gruppo dei socialisti approvato con i voti di tutti i consiglieri presenti.
LA "MORSA" DEI VINCOLI SI ALLENTA
Articolo apparso sul giornale La Nazione del 21 Gennaio 2001, a firma di Pierluigi Castagneto
Nel dibattito sulle modifiche al piano urbanistico comunale dell'area di Tramonti interviene l'assessore Andrea Orlando in risposta a quanto sostenuto da alcune associazioni dopo l'incontro di alcuni giorni fa. L'assessore nega anche la presenza di una spaccatura tra Rifondazione e la maggioranza che regge il comune della Spezia e tiene a precisare di essersi comportato in modo corretto. "C'è stata una sostanziale intesa su alcuni temi e ovviamente molte sono le cose che ci dividono, ma ho sostanzialmente tenuto fede agli accordi scaturiti nella riunione di lunedì sera". Rimane il vincolo di coltivazione per tutti quei fabbricati rurali di cui si chieda il passaggio da agricolo all'uso civile, ma è stata cassata la possibilità di esproprio. Le prime disposizioni infatti prevedevano, per chi non rispettava le corvèe agricole, l'esproprio dell'immobile a favore del Parco delle Cinque Terre. Ora chi non rispetta i patti perde solo il titolo edificatorio, cosicché il fabbricato non è più abitabile. Le quote di "coltivo" sono ancora le stesse di prima: dai 300 metri quadrati ai 2100 a seconda della posizione dell'edificio. La perdita di abitabilità equivale in pratica alla demolizione delle migliorie. Orlando fa notare di aver mantenuto le promesse e di aver modificato quanto si era impegnato a modificare. E precisa che gli ulteriori aggiustamenti saranno concordati nell'ulteriore fase delle osservazioni da allegare al piano urbanistico. Riguardo alla spaccatura all'interno della maggioranza l'esponente della giunta rimane perplesso. "Non mi sembra - precisa - che Arturo Fortunati se ne sia andato per compiere un atto politico. Non c'è stata alcuna polemica politica e l'esponente di Rifondazione pare che sia uscito dai lavori della commissione urbanistica per altri e sopraggiunti impegni e non per astenersi dalla votazione". L'assessore ha anche dichiarato di aver chiesto al catasto di ridurre le rendite catastali dell'area di Tramonti uniformandole all'aliquota più bassa. Sul fronte delle associazioni la situazione è abbastanza tesa: daranno battaglia sia dentro che fuori il municipio nel giorno in cui il consiglio comunale sarà convocato per approvare il piano urbanistico.
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