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LO   ZAFFERANO   SPIANTA  LE   VIGNE   DA   SCIACCHETRA'



Nelle terre dell'uva settemila bulbi hanno messo il primo fiore. Ottimo raccolto.


Articolo apparso il 23 Dicembre 2000 sul giornale "Il Secolo XIX", a firma di Luciano Bonati

Le terre che un tempo producevano sciacchetrà (o rinforzato) hanno dato quest'anno lo zafferano, che è pur sempre un tesoro: una polvere d'oro al posto del celebre vino passito dai colori dell'oro. Entrambi ben remunerati sul mercato: 18 mila lire al grammo la rinomata spezia gialla; 40 mila lire lo sciacchetrà nella bottiglia da 373 cl. A compiere la… rivoluzione colturale sono stati vignaioli di Campiglia spronati dall'omonima Associazione. Campiglia è un territorio del parco Nazionale delle Cinque Terre e di vini doc bianco secco e sciacchetrà ma, come le Cinque Terre è caricata del grave peso rappresentato dal degrado ambientale conseguente all'abbandono delle colture. Impensabile un recupero in funzione della vite. Perciò - ecco l'idea dell'Associazione Campiglia - cercando di mantenere i vigneti attuali, proviamo a recuperare quelli perduti attraverso un'attività redditizia che comporti meno sacrificio, come la coltura dello zafferano. La proposta ha avuto una buona adesione nonostante - spiegano - "sia stata ignorata da Enti ed Istituzioni". A Settembre sono stati collocati nei solchi circa 7000 bulbi acquistati all'Aquila, dove la coltura dello zafferano è fiorente e qualificata. Il frutto è già stato colto ed ha corrisposto alle aspettative.Uva Regina"Un raccolto superiore alla resa che generalmente si ottiene - è il commento soddisfatto di Marco Cerliani, presidente dell'Associazione.  Pur se abbiamo dovuto sopportare condizioni climatiche avverse al momento del raccolto. La fioritura è infatti incappata nei temporali dell'autunno".
La ricchezza dello zafferano, originario dell'Asia minore ed oggi coltivato in tutta l'Europa meridionale (in Italia particolarmente in Abruzzo), sta nel fiore, di un bel colore viola tenue o calcato. Lo zafferano viene usato come spezia e costituisce un ingrediente essenziale nella cucina mediterranea. Trasmette un gusto leggermente amarognolo e conferisce un vivo colore giallo alle pietanze con cui si sposa: riso, pollame, pesce. Inoltre trova impiego in medicina per preparare il laudano, ha elevato tenore vitaminico e proprietà digestive. Per ottenere 200 grammi di prodotto secco occorre impiegare 100 mila fiori. Donde l'elevatissimo costo. Al traguardo dei 100 mila fiori puntano adesso i "pionieri" di Campiglia, incoraggiati dall'esperimento.
Fra i più convinti: Luigi ed Angelo Sturlese, Pierpaolo Bracco, Stefano Natale e Maria Sturlese, che lo proverà sui gamberi - ha dichiarato nel cenone di San Silvestro. Ben attiva nel vigneto, preparando le personali dosi di zafferano lei ha avuto la fortuna di produrre contemporaneamente ottimo sciacchetrà e rivela, al riguardo, di aver trovato nei due tesori qualcos'altro in comune oltre il colore dorato. "E' - spiega - il procedimento per ottenerli: all'ombra le uve da sciacchetrà sono stese ad appassire, all'ombra gli stimmi di zafferano vanno posti a seccare".

 

 





TRAMONTI,  DISASTRO   ANNUNCIATO


Articolo del giornale La Nazione del 6 Dicembre 2000, a firma di Andrea Luparia



Il Comune ha fatto un primo bilancio sulle devastazioni che gli ultimi nubifragi hanno causato a Tramonti. A leggere questo drammatico elenco è stato il geometra Sandro Amorfini  ed è un disastro annunciato. Lo stato di abbandono di quasi tutti i vigneti ha reso i campi impreparati ad accogliere la massa d'acqua che si è abbattuta sulla costa soprattutto il 5 e 6 Novembre. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I sentieri di quel meraviglioso mondo tra Fossola ed il Persico sono quasi tutti chiusi: La frana più grande ha travolto una decina di metri di sentiero che collega Fossola con Monesteroli ed ha proseguito fino al mare. Una terribile ferita, una striscia marrone che divide i campi e rischia di allargarsi ogni ora e ad ogni temporale. Ma è grave anche quanto accaduto lungo la spiaggia che si raggiungeva scendendo da Campiglia con una scalinata in mezzo a piane coltivate prima ad olivi poi a vite e infine abbandonate. La mareggiata ha allargato il fronte della vecchia frana portando in spiaggia altra terra ed altri sassi. Altre frane incombono sugli altri sentieri. A Schiara sono in pericolo le monorotaie per i trenini a cremagliera. E un muro pericolante rischia di travolgere tutto l'abitato di Monesteroli. E' una corsa contro il tempo perché una piccola frana fa presto a diventare incontrollabile. "Prima si interviene, meglio è - spiega Amorfini - ma dobbiamo aspettare che il tempo si stabilizzi per intervenire in sicurezza". La spesa ipotizzata non è elevata. Per Amorfini si tratta di spendere in tutto meno di mezzo miliardo. Negli ultimi anni il Comune non è stato molto attento a Tramonti e le conseguenze si vedono. Cambierà rotta?. L'assessore ai lavori pubblici Sergio Olivieri l'ha promesso. Si vedrà.



SOS  PER TRAMONTI  CHE  FRANA


Per fermare il degrado servono subito 400 milioni.


Articolo apparso sul  Secolo XIX del 6 Dicembre 2000, a firma di Riccardo Bonvicini


E' la parte più pregiata del territorio del comune della Spezia e non a caso è stata inserita nel  Parco Nazionale delle Cinque Terre. Ma Tramonti, splendido balcone che si affaccia sulla costa delle Cinque Terre, sta scivolando inesorabilmente in mare.
Le piogge del terribile Novembre appena finito hanno martoriato il lembo occidentale del comune capoluogo dove i tecnici comunali durante un sopralluogo hanno contato ben venti movimenti franosi. Si va dal cedimento di muretti a secco a frane imponenti che hanno sfregiato il territorio con ferite perpendicolari alla costa lunghe centinaia di metri. Una devastazione che va arrestata anche perché ogni giorno che passa altra terra scivola verso il mare, altre pietre si staccano e altri muretti a secco si sgretolano. Per contenere il degrado occorrono oltre quattrocento milioni, come hanno stimato i tecnici comunali Chiara Bramanti e Sandro Amorfini che hanno eseguito un sopralluogo in zona. Ben più onerosi saranno gli interventi per salvaguardare quello splendido paesaggio naturale dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'Umanità. Ma vediamolo nel dettaglio il degrado del territorio. Le due frane più grosse sono state individuate a Fossola e nella spiaggia del Persico. Smottamenti partiti dall'alto della collina che hanno squarciato il territorio per centinaia di metri travolgendo muretti a secco e arbusti. Due colate di fango verticali, a poche decine di metri dalle case di Tramonti, e laggiù sul fondo, a due passi dal mare un informe ammasso di pietre e rocce. Per arginare la devastazione occorreranno dettagliati studi geologici.
Più semplici gli altri interventi. I tecnici comunali hanno censito una ventina di frane e chiuso al transito anche alcuni dei sentieri più belli. "Per interventi di estrema urgenza - spiega l'assessore Sergio Olivieri - spenderemo in totale 284 milioni che si andranno ad  giungere ai 150 stanziati per lavori programmati in precedenza".
I lavori di consolidamento per una settantina di milioni dovrebbero essere eseguiti entro Dicembre poi, con  gli altri soldi, si penserà alle grandi frane ma per arrestare il degrado servono contributi dalla Regione e dallo Stato e il rischio è che arrivino quando è ormai troppo  tardi.

 




 
Il  COMUNE  RIPRISTINA  LA  SCALETTA  DEL  PERSICO


Campiglia è di nuovo unita al suo mare. Ma ci sono già vandalismi.


Articolo del Secolo XIX del 10 Ottobre 2000, a firma di Luciano Bonati.



"Abbiamo bussato sino ad apparire fastidiosi, ma finalmente il Comune ci ha aperto una porticina….".  Conti "aperti" ne restano ancora a Campiglia, sia con il Comune della Spezia, sia con il Parco nazionale delle Cinque Terre. Basta partecipare alle assemblee popolari per rendersene conto. Tuttavia una nota di sollievo si è perlomeno avvertita: la civica Amministrazione ha ripristinato il collegamento fra Campiglia e il suo mare, la punta del Persico, inagibile dall'inverno scorso quando le onde sconquassarono il muraglione che sorreggeva la rampa di scale.
Da quel momento, la gente di Campiglia e gli escursionisti innamorati di quel paesaggio presero a scendere a proprio rischio e pericolo, cercando appigli fra terra e ciottoli in bilico. Una comitiva del Club alpino di Bolzano  si avvalse prudentemente di una corda; un papà premuroso e saggio, pose a sua volta un cavo un cavo fisso per garantire il transito alle sue due bimbe, che non volevano saperne di rinunciare ai nel lembo dello spiaggione dove, sorprendentemente, una mareggiata aveva accumulato sabbia finissima.
Seppure sul finire dell'estate, il Comune è intervenuto a restituire sicurezza ai pedoni, ancorando a rocce rimaste salde uno scalandrone di metallo provvisto di corrimano su due bordi.
Prima di ogni altro, ha in tal modo fatto contenti i bambini di Campiglia ed i loro piccoli amici, che hanno festosamente inaugurato l'opera con tanto di cuoco per il pranzo in spiaggia: Renato ha preparato lasagne, spaghettata al sugo di muscoli ed una crostata farcita di fichi d'india.
Ragazzi felici, ma purtroppo già un po' meno ad appena una settimana di distanza. A qualcuno, evidentemente, dava noia il consiglio del Comune impartito con apposita segnaletica: "Sulla scala transitare uno alla volta". Perciò ha fatto sparire il cartello. Non contento, qualche giorno dopo ha divelto il tondino che lo sorreggeva ed ora si è accinto, come i segni dei tentativi  operati dimostrano, ad abbattere il corrimano.




I
L  COMUNE  DISPOSTO  A  COMPRARE  IL  CENTRO DI  CAMPIGLIA


Articolo sul giornale Il Secolo XIX del 6/10/2000, a firma di Alberto Albonetti


"Il Comune potrebbe acquistare il centro di Campiglia, come ha fatto con il Poggio". E' il segnale più forte dato da Andrea Orlando, assessore all'urbanistica, nella riunione con gli abitanti. L'acquisto da parte del Comune potrebbe dirimere un groviglio incredibile: 150 proprietari su soli 300 metri quadrati, che ostacola il recupero e rischia di annullare i benefici del  POI.
A Orlando, che aveva a fianco Mauro Ruffini, presidente della prima circoscrizione, e il geometra Mauro Lombardo, i residenti, raccolti nell' Associazione Campiglia
(Marco Cerliani, presidente, Enrico Canese, Rosa e Lorenzo Sturlese, Piero Lorenzelli) hanno fatto un preciso quadro dell'abbandono: non c'è un cartello con il nome Campiglia in paese, e neppure al bivio dell'Acquasanta. Poi c'è la questione della viabilità. Il Prg ipotizzava una nuova strada, un comodo collegamento di due chilometri con la Litoranea, sfruttando la già esistente "strada rossa" del Gherin di un chilometro: il Puc se l'è dimenticata.
I vincoli sulle abitazioni lungo via Tramonti ed in vicolo Codemin impediscono di restaurarle. Anche le case dalla parte del Golfo sono vincolate come se fossero in zona parco. A Tramonti sono stati consegnati all'abbandono Chioso e Navone, nuclei storici progenitori di Campiglia. "La strada esistente, nonostante le indiscutibili migliorie apportate dai lavori pubblici del Comune, resta difficile e pericolosa: non potrà mai attirare i turisti. E restando sull'argomento, le nostre proposte di azienda agrituristica vengono puntualmente bocciate perché non rientriamo in quelle famose tabelle, che il sindaco ci aveva promesso più volte di modificare"
Orlando ha assicurato che si studieranno provvedimenti concreti per favorire lo sviluppo del paese.   "Fate presto - hanno raccomandato gli abitanti - nel 1985 eravamo in 200, oggi siamo in 130, di questo passo fra vent'anni Campiglia sarà un villaggio - fantasma".

 

GIORGIO  PAGANO  SI  FA AVANTI  PER  LA  TUTELA  DI  TRAMONTI


Articolo del quotidiano La Nazione del 29 Settembre 2000



Tramonti nel territorio del "Parco nazionale delle Cinque Terre" ? Scende in campo il sindaco Pagano. Il capo della giunta spezzina  sottolinea come, proprio per la sua conformazione, il territorio di Tramonti sia difficile da difendere, salvaguardare e ricostruire.
E proprio per questi motivi, dice il sindaco, "ci siamo impegnati così a fondo per far inserire questo lembo di terra nel Parco nazionale delle Cinque Terre, perché da solo il Comune della Spezia non avrebbe potuto salvaguardare adeguatamente un luogo tanto importante della nostra identità di mare".
Dopo aver elencato i molti interventi attuati in questi anni per salvaguardare dal degrado e dall'abbandono il territorio di Tramonti, Pagano prosegue, sostenendo che "il Parco rappresenta una grande opportunità per reperire i finanziamenti necessari alla salvaguardia di quanto ancora esiste ed anche al recupero ambientale di quanto esisteva. Sbaglia dunque chi afferma che gli interventi riguarderanno solo la zona delle Cinque Terre".

 

 


Il nostro sito

CAMPIGLIA SBARCA SU INTERNET


La bella frazione collinare è in rete con le foto raccolte in tre CD da alcuni amatori.


Articolo apparso sul giornale La Nazione del 18/8/2000, a firma di Adriana Beverini

http://welcome.to/campiglia. Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, su Campiglia non avete che da cliccare su questo sito Internet. Lo hanno preparato, corredato di splendide immagini fotografiche, raccolte in quattro CD rom, Piero Lorenzelli e Enrico Canese, con l'aiuto di Federico Leporati, Francesco Faggioni, Paolo Saia, Umberto Cortis, e Rubens Fontana, coordinatore generale del sito. Il loro principale intendimento, come spiega Piero Lorenzelli è quello di far conoscere grazie a immagini, integrate da cenni storici e altri scritti (è presente nel sito tutta la rassegna stampa sull'argomento), il suggestivo territorio situato in provincia di La Spezia, che si stende dal monte Muzzerone, e, scorrendo verso Ovest, sino alla località Schiara.   Campiglia, punto intermedio di queste due aree, ne è il cuore.  Chi si collegherà a questo sito vedrà scorrere fotografie di epoca remota e dei giorni nostri, panorami e volti di persone del luogo che hanno qui vissuto. "Questa nostra fatica, spiegano Piero Lorenzelli, nativo di Campiglia (figlio di madre con cognome Sturlese, della stirpe dei "Giacobbe") e fino agli anni  '70  animatore della attività sociali e ricreative del paese, e Enrico Canese, Campigliese doc della stirpe del "Ministro", residente a tutt'oggi a Campiglia di cui è uno dei personaggi più rappresentativi, è dedicata a tutti i Campigliesi e ai Biassei per ricordare loro che i nostri progenitori hanno condiviso una dura vita di lavoro e di privazioni ma mai hanno abbandonato il territorio nativo, edificando a perenne testimonianza, ciò che ancora oggi la furia del tempo,  l'incuria e l'abbandono, non sono riusciti a cancellare.
Già, ma al di là di questa lodevole testimonianza (a proposito chi ha materiale su Campiglia e Biassa e vuole metterlo sul sito non ha che da mettersi in contatto con loro) quali sarebbero secondo Lorenzelli e Canese le azioni da intraprendere per aumentare il livello di vivibilità di questi luoghi ? " Crediamo sia necessario creare e favorire le condizioni per l'avvio, specie da parte dei giovani, di attività imprenditoriali nel campo del turismo, artigianato, commercio.
Attività atte al recupero del territorio come:  pulizia dei sentieri, corsi di formazione di operatori specializzati a ricostruire muretti a secco, ripristino e continua manutenzione delle mulattiere, mantenimento dell'unico sbocco al mare alla spiaggia del Persico.
Sempre per i giovani crediamo sia importante creare nuove figure di accompagnatori turistici ".
E per quello che riguarda i problemi abitativi?  "E' necessario accelerare le pratiche edilizie di recupero e restauro conservativo degli immobili, colpendo però gli abusivi.
Contemporaneamente incentivare il ripristino completo delle costruzioni esistenti nel comprensorio, con sovvenzioni anche a fondo perduto e con mutui agevolati. Tali costruzioni dovranno però essere nel pieno rispetto ambientale, cioè in pietra. Nessuna scusante per chi deroga.
E ancora: potenziamento dell'attuale monorotaia con sistema a più larga copertura territoriale e costruzione di percorsi "vita" nelle varie zone che comprendono le pinete.
Una volta poi che i sentieri saranno ripristinati e resi percorribili (con installazione anche di servizi igienici) deve essere istituita una tassa di transito a giusta copertura della mano d'opera utilizzata per il mantenimento e conservazione, compresa la fruizione dei servizi offerti".


 

PER SALVARE TRAMONTI E' NECESSARIO VIVERCI, NON C'E' SPECULAZIONE

Articolo apparso sul giornale La Nazione del 22 Luglio 2000 a firma di Andrea Luparia

La Spezia - Botta e risposta sul futuro di Tramonti. A prendere la parola sono Mario Cidale, socio fondatore dell'associazione Vivere Tramonti, Davide Natale e Giovanni Borrini, questi ultimi consiglieri comunali dei Ds. "Sono anch'io un ambientalista ma sono convinto che il territorio vada salvaguardato per chi lo deve fruire, non per inchiodarlo sotto una campana di vetro. Il Parco delle 5 Terre è il primo esempio di parco antropico, dove il bene da salvaguardare è l'uomo con le sue opere. Ciò che è realmente criticabile - dice Cidale - è l'interesse mostrato da tutta quella gente che esprime pareri e sentenze su un territorio che non conosce, a lungo trascurato da tutti e mantenuto solo da noi, i rivoltosi di Tramonti. Chi parla di espansione edilizia a Tramonti non ha la minima idea della fatica e delle risorse, anche monetarie, a cui si deve far fronte per mantenere Tramonti. Non è venuto di certo a zappare, a portare un sacchetto di cemento, due sassi, un po' di sabbia e una corba d'uva. Tramonti non è la pianura Padana". E veniamo ai due consiglieri diessini. "Ci pare assurdo e demagogico proporre a chi ristruttura una cantina la coltivazione di tremila metri quadri di vigneto. Il Comune della Spezia con il Puc - concludono Davide Natale e Giovanni Borrini - ha solo teso a distinguere gli immobili che sono utilizzati da sempre a uso abitativo da quelli che sono stati usati per deposito attrezzi”

 

 

"CARI POLITICI, SU TRAMONTI CI AVETE VENDUTO SOLO FUMO"

Mario Cidale, il Masaniello di Biassa, spiega perché la gente non si può fidare di chi non è in grado di impegni concreti.

 Lettera aperta pubblicata dal giornale La Nazione del 4 Luglio 2000.

La Spezia -  Mario Cidale, il Masaniello biasseo per Tramonti, torna sul suo intervento del 30 Giugno su La Nazione, in seguito a quello dell'assessore Orlando e all'assemblea popolare a Campiglia. "Devo ringraziare il Sindaco Pagano, il presidente del parco Bonanini e l'assessore Orlando, a nome mio e dell'associazione "Vivere Tramonti" per la loro partecipazione all'assemblea in un clima contrario alle loro posizioni. Li ringrazio sinceramente e li stimo perché credono in quello che dicono e che, ahimè, fanno. Va però precisato che l'affermazione "Tramonti non vi appartiene più, è un bene che va salvaguardato per i posteri" fu pronunciata dall'assessore Orlando e con il significato che ha, dopo aver detto : "Mi dispiace non sollevare gli applausi ma vi devo dire anche cose spiacevoli" . E fu un coro di proteste. Qui viene il bello, perché credo che lui abbia ragione. Tramonti non ci appartiene più. E' nostro sacro dovere mantenerlo così come per i nostri figli e i figli dei nostri figli , perché possano conservare quel pezzetto di microstoria che appartenne al popolo ligure, ormai cancellata da tempo nelle 5 Terre, e perché possano intuire la fatica e il dolore che è costato. E ' il concetto per il quale mi sgolo da anni, ancor prima del parco. Il 30 Giugno le autorità locali hanno risposto , per la prima volta alla domanda: " Cosa viene in tasca ai contadini di Tramonti, visto che il decreto del parco destina tutti i contributi alle 5 Terre? Ci hanno risposto: Ci daremo da fare per sovvenzionare Tramonti e la sua gente, vi daremo quel che possiamo" e "Sì, forse abbiamo sbagliato a non informarvi prima" . E concludere: "Il parco è l'unica possibilità che ha Tramonti per salvarsi dalle frane . perché, per tali interventi, sono necessari miliardi, di cui nessun Comune può disporre". Ora siamo d'accordo: più incentivi e meno divieti. Allora non siamo più contro l'affermazione dell'assessore, ma in linea con lui. Anzi è lui che, finalmente, è in linea con noi. Ma c'è un ma. Le autorità ci hanno avvertito che, malgrado la loro buona volontà potrebbe non funzionare, che non sono certi nemmeno loro di quello che succederà. Ma la gente avrebbe voluto sentirsi dire "Vi diamo 100 lire per questo, 100 lire per quest'altro, per questo niente". Non ci sono ancora i regolamenti, se ne parlerà a Settembre, come i rimandati di una volta. E in quel momento, se i regolamenti saranno buoni per Tramonti, ce l'avremo fatta, altrimenti … provate un po' a cambiarli. Per cui, malgrado tutti gli sforzi la gente è ancora convinta che si debba uscire dal Parco. E sapete perché? Perché ancora una volta le risposte chiare non ci sono state. E francamente questo non ci basta.

 

 

GLI ABITANTI DI CAMPIGLIA VOGLIONO USCIRE DAL PARCO NAZIONALE DELLE CINQUE TERRE.

Le zone di Tramonti di Campiglia e di Biassa, per intenderci quella vasta area che dal crinale del paese si affaccia sul Mar Ligure: quella che partendo dalla zona detta "Rossoa", immediatamente dopo Albana, si salda, sempre scorrendo verso Ovest, ai successivi territori compresi nel comune di La Spezia, come: Persico, Navone, Schiara, Monesteroli, Fossola, etc, fino ai confini di Riomaggiore; queste terre sono state incluse "di ufficio", cioè senza approfondita e preventiva consultazione degli interessati, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre; così si lamentano gli abitanti di Campiglia e di Biassa, che in questo territorio di Tramonti hanno i loro vigneti, amorevolmente coltivati con il frutto del loro arduo lavoro, da sempre portatore di grandi sacrifici.. Su dette zone entrerebbero in vigore le regolamentazioni e le leggi nazionali, istitutive del Parco, che a detta dei contadini di Tramonti creerebbero difficoltà e disagi che andrebbero ad aggiungersi a quelli già notevoli che, da decenni, gravano sul territorio (abbandono delle coltivazioni, dissesto idrogeologico, frane, difficoltà nel trasporto materiali, burocrazia esasperata nel rilascio di permessi edilizi e di altra natura, differente metodo di interpretazione, tra le varie autorità ed i vari enti preposti, sul contenuto della medesima pratica presentata, vincoli soffocanti di ogni specie, etc). Scorrendo le pagine di questo sito, si può già avere idea di quali sono e siano state le difficoltà, perennemente incontrate dai vignaioli di Tramonti. A fronte di dure fatiche però i locali contadini rimangono sul territorio, lo presidiano, lo controllano, combattono una impari lotta affinché la macchia mediterranea non si riappropri di ciò che le è stato conteso e strappato dall'uomo, per sopravvivere. E' di fondamentale importanza che non ci sia l'abbandono del territorio da parte dell'uomo; se ciò si verificasse sarebbero vanificati secoli di lavoro dei nostri progenitori. Ove i nativi non avessero più forza od intenzione di continuare, è necessario che altri soggetti subentrino con immutata volontà e capacità (anche se viene ritenuto difficile che un "foresto" possa facilmente inserirsi in questa realtà di coltivazione atipica e particolare), continuando l'opera di mantenimento dell'attuale paesaggio, che durante gli ultimi decenni ha avuto un netto stravolgimento, dovuto all'abbandono di tanti. Fortunatamente, però, molti ancora resistono, questi uomini di "vero valore" ("testardi" da medaglia d'oro) praticano la VERA ECOLOGIA: nessuno può insegnare a vignaioli di Tramonti come si possa diventare ed essere dei buoni AMBIENTALISTI o ECOLOGISTI, questo territorio è da sempre la PURA FABBRICA DELL'AMBIENTALISTA, qui si impara già da piccoli a conoscere la NATURA e a rispettarla. Chi ancora si cimenta nella coltivazione della vite, certamente ricava dalla stessa un prodotto finale inferiore, in quantità, rispetto ad altre realtà territoriali più agevoli. E' tuttavia un dato di fatto che il grappolo d'uva qui raccolto rappresenti un frutto della natura assolutamente unico, maturato con una particolare esposizione al sole, assolutamente esente da inquinamenti, da strani e resistenti parassiti, cresciuto al riparo da gelate e da venti del nord, con un prezioso ed unico intingolo in più, rispetto alle uve "normali" : il salmastro, cioè la vicinanza del mare, che lo integra appieno. Non trascurando che pochi possono permettersi di produrre vini di qualità pari al "rinforzato" o sciacchetrà". A tutto questo si aggiunga che tale Parco, a livello nazionale, sarebbe il primo con caratteristiche di antropizzazione (siamo quindi nel campo della sperimentazione d'avanguardia). Bisogna però opportunamente fare un distinguo: la zona di Tramonti, rispetto alla globalità delle 5 Terre, si differenzia su molti, troppi, aspetti che, semplificando, si possono riassumere: Tramonti non ha rete viaria di comunicazione, né ferroviaria né tantomeno stradale (qui ci si sposta solo a piedi), non esistono scarichi fognari e quindi inquinamento marino delle coste come altrove, la meccanizzazione è un sogno irraggiungibile, per la stragrande parte non è servita da energia elettrica, solo da poco esiste un acquedotto, che non serve tutti (a proposito che fine ha fatto l'acqua che veniva da Canneto?). Gli abitanti sul territorio, quelli cioè che qui vivono continuativamente: ne esistono? Unica e certa comune caratterizzazione di questo territorio, con quello delle 5 Terre, è solamente riconducibile ai terrazzamenti. E' solare che tutti questi FATTORI NEGATIVI hanno portato in dote un SOLO E UNICO GRANDE PREGIO: TRAMONTI NON E' SVILUPPATA, e, perdurando queste antiche, immutabili situazioni, NON SI POTRA' MAI SVILUPPARE. Non ha bisogno quindi di ulteriori leggi, al di là delle attuali, o vincoli particolari (che creerebbero solo confusione, paralisi delle attività, conflitti e malcontenti tra gli stessi soggetti del Parco, incentivi all'abbandono del territorio), che la proteggano o la salvaguardino da improbabili speculazioni o da altri atti simili. Tramonti deve essere SEMPLICEMENTE E SOLAMENTE MANTENUTA IN VITA  (a questo dovranno mirare gli sforzi di tutti, se realmente si ama e si vuole "salvare" questa terra), ripristinando e conservando per quanto è possibile il suo vecchio aspetto originale, che i nostri progenitori così mirabilmente nel corso di 30 generazioni le hanno dato. Punto e basta. Realizzati tutti questi fattori, consci del ruolo attualmente svolto e loro compito sul territorio (lotta impari nel tentativo continuo di recupero dell'ambiente, regimazione, per quanto possibile delle acque, coltivazione della vigna, pulizia dei sentieri e scalinate, che consentano l'accesso ai loro terreni, visto che non esiste più la vecchia figura del cantoniere) i Campigliesi ed i Biassei, in perfetta simbiosi, spalleggiati anche da alcuni contadini di Riomaggiore, che possiedono terreni o costruzioni in Tramonti, hanno contrastato e contrastano con forza queste decisioni, che vengono dall'alto, raccogliendo, in contrapposizione, 1540 firme di persone che si oppongono all'ingresso nel Parco. Venerdì sera, il 30 Giugno del 2000, alle ore 21 si è tenuta un assemblea generale, aperta a tutti i cittadini dei territori interessati, una platea di oltre 250 persone, che si sono date convegno presso l'edificio delle ex scuole elementari di Campiglia (attualmente trasformato in rifugio, gestito dal CAI). Leggiamo, a questo proposito, che cosa scrive un quotidiano in cronaca locale.

TRAMONTI :  “ IL  PARCO  CI  SOFFOCA” 

                   
Articolo tratto dal giornale La Nazione del 2 Luglio 2000, a firma di Adriana Beverini.

Campiglia. Forse aveva ragione Franco Bonanini quando affermava che nel Parco Nazionale Tramonti non doveva entrarci. Poi, anche per le sollecitazioni del Ministro Edo Ronchi e del Comune della Spezia la sua posizione si è modificata. Entri pure Tramonti, ma a patto di adeguarsi a tutte le decisioni che le 5 Terre hanno accettato: l'interesse dell'ambiente viene prima di quello dei privati. La battaglia è per salvare un patrimonio unico al mondo, non per privilegiare gli interessi anche giusti e comprensibili dei singoli. E su questo è scoppiata la rivoluzione. Certo, passare da una situazione nella quale ognuno faceva quello che voleva, ampliava il suo rustico, lo ristrutturava, lo vendeva "ai foresti" ; senza che il Comune della Spezia si opponesse ad una situazione nella quale i vincoli ci sono, e sono strettissimi, ha esasperato gli animi. E ora i rivoltosi hanno anche un principe del Foro che li difende, niente meno che l'avvocato Crisafulli, appositamente giunto da Milano per assistere alla assemblea "rovente" svoltasi a Campiglia e convocata dalle due associazioni, "Associazione Campiglia" e "Vivere Tramonti" che hanno raccolto 1540 firme, una vera e propria petizione, per chiedere al sindaco Giorgio Pagano di uscire dal Parco Nazionale delle 5 Terre. Ora i rivoltosi avranno assistenza legale gratuita e al massimo livello contro limitazioni alla libertà dei singoli, libertà cioè di ristrutturare senza essere vincolati ad atti di sottomissione, senza l'obbligo di dover coltivare 3000 metri quadrati di terreno. Ma il sindaco, non ci sta. Lui e l'assessore Andrea Orlando sono certi che l'unica possibilità di salvezza per Tramonti, per questo territorio fragilissimo preda di interventi franosi e di dissesto naturale che ne minaccia l'esistenza, è che si stia dentro il Parco Nazionale e si giovi dei contributi che al Parco arriveranno. Dunque ieri sera sul tavolo degli accusati c'erano il presidente del Parco Nazionale, Franco Bonanini, il sindaco e l'assessore ai lavori pubblici; contro un auditorio inferocito che ha espresso pesanti dubbi sulla scelta di non inserire un rappresentante del comune della Spezia negli organismi dirigenti del Parco e, ancora dubbi sugli effettivi ritorni in termini monetari che tale operazione avrà per Tramonti. Però diciamocelo francamente: in questa assemblea si è parlato solo di interessi privati e di soldi. A nessuno sembra interessare che fine farà Tramonti ma a tutti invece preme sapere se potranno ristrutturare le proprie abitazioni e vendere le "baracche" ai foresti per fare soldi. A tutti costoro ha risposto chiaramente l'assessore Orlando: il comune della Spezia porterà in giunta una delibera nella quale si prevede che i fabbricati di uso promiscuo esistenti a Tramonti che avevano l'abitabilità si potranno ristrutturare liberamente (mettendo in casa il gabinetto) però senza alterare i volumi. Quelli che invece erano storicamente solo depositi attrezzi potranno diventare abitazioni ed essere vendute a privati a fronte però di un atto di sottomissione steso da un notaio: chi ristruttura o chi acquista dovrà impegnarsi a coltivare 3000 metri quadrati di terreno. Che, di fronte alla folla inferocita sono diventati un po' meno, forse 1000, forse 1500, forse 500. Del resto per discuterne c'è tutto il tempo necessario, dieci mesi durante i quali tutti insieme, organismi del Parco, Associazioni, comune della Spezia, rappresentanti del ministero e del mondo ambientalista cercheranno una soluzione al problema di fondo: vogliamo salvare Tramonti o gli interessi spiccioli (anche se legittimi) di ognuno? L'ultima proposta del sindaco è di creare un comitato permanente dove ci sia: il Comune, le Associazioni, la Circoscrizione, per migliorare se possibile la legge e lavorare tutti insieme durante la fase di estensione del Piano del Parco.

 

LE  CASE  STAGIONALI 

di Mario Dotti

("Superba", giugno 2000)

Siamo all'estremità orientale della Liguria, nel breve tratto di costa (circa 5 Km) che va da Riomaggiore a Portovenere, stretto tra Punta Persico e Punta Merlino; qui il paesaggio si fa ancora più ripido e tormentato di quello delle Cinque Terre: pareti a strapiombo, falesie calcaree e arenarie si susseguono, quasi a sbarrare la via del mare alle popolazioni dell'interno. Eppure anche in questo luogo isolato ed aspro, dove la vita sembrerebbe impossibile, l'uomo è riuscito ad imporsi alla natura; a mezza costa, aggrappati al fianco della montagna (dove, in certi punti, la pendenza raggiunge il 70 per cento), compaiono qua e là piccoli vigneti, piantati su cenge e stretti terrazzamenti e, laddove il terreno appena lo permette, gruppi di casolari, isolati e nascosti: Fossola, Monesteroli, Schiara; ufficialmente il luogo ha il nome poetico di "Tramonti", ma la gente del posto, molto più concretamente, chiama quell'insieme di casolari "le Case Stagionali". Per comprendere che cosa sono e che cosa rappresentano le Case Stagionali bisogna risalire a molti secoli fa, quando gli abitanti di Campiglia e di Biassa, i paesi arroccati sullo spartiacque della montagna, decisero di colonizzare i pendii che scendevano verso il mare. Fu un'impresa di cui è difficile oggi rendersi conto; gli uomini si calavano lungo le ripide pareti, legati con funi, e con le mazze frantumavano la roccia, per ottenere le pietre e costruire così i muretti a secco; le donne, successivamente, portavano la terra, in grandi ceste, per riempire i terrazzamenti costruiti dagli uomini. Poi furono piantate le viti e dopo, sfruttando ogni anfratto del terreno, le case, dove durante la vendemmia si trasferivano le famiglie e dove veniva immagazzinata l'uva, per evitare di trasportarla, a spalla, fino n cuna alla montagna, a Campiglia o a Biassa. Oggi molti vigneti sono abbandonati (ma altri ancora resistono) e in molte case l'antico tetto di ardesia è stato ricostruito con moderne tegole, ma per il resto tutto è rimasto come secoli fa. Non ci sono negozi, né bar o ristoranti; ovviamente non ci sono strade... da Campiglia una rete di viottoli scende lungo la montagna, poi, quando il pendio si fa troppo ripido, i sentieri si innestano in antiche scalinate, scavate nella roccia, che portano ai casolari sparsi nella macchia; da questi casolari si staccano altre gradinate, come quelle nella foto sottostante, che, sempre più ripide, "precipitano" fino al mare. Non vi è altro a Tramonti, solo i vigneti, la fitta vegetazione, le case (molte ancora abitate), le rocce, il silenzio, i colori della Liguria.

 

 

 

“ UN   MARE   RISERVATO   A   ROCCIATORI ”

E’ diventato proibitivo per l’incuria e i muretti che franano.

Articolo apparso su "Il Secolo XIX" di Giugno 2000, a firma di Luciano Bonati.

Gli alpinisti di Bolzano sono venuti alla Spezia soprattutto per ubriacarsi di mare. In marcia sui sentieri delle Cinque Terre, si sono altresì inebriati dello spettacolo della mareggiata e il loro entusiasmo ha toccato l'apice quando hanno messo piede sulle assolate scogliere di Tramonti, quell'ambiente di "insospettabile bellezza" che una recente videocassetta di Luca Natale, Antonio Pagano e Saul Carassale ha fatto conoscere a mezza Italia. Raggiungere quel mare fantastico è tuttavia sempre più un impresa. La spirale dell'incuria e del dissesto idrogeologico è inarrestabile. Scivolano in mare i muri a secco delle fasce di vigna in abbandono, si sfaldano le scalinate di accesso alla marina: Biassa ha perduto lo storico accesso a Fossola; Campiglia quello al Persico. Solo pochi si azzardano, a proprio rischio, ad affrontare le pietre in bilico sul dirupo. Scoperto il mare di Tramonti, non ha voluto rinunciare all'impresa un folto gruppo del Club alpino di Bolzano, guidato dal presidente di sezione Gian Paolo Cavattoni. Ma costoro lo hanno fatto senza rischiare. Da bravi rocciatori ed escursionisti esperti, s'erano infatti portati nello zaino corde e moschettoni. Un'attrezzatura indispensabile per penetrare nei segreti di Tramonti e giungere negli angoli più appartati di questo territorio dai connotati unici. I vacanzieri altoatesini sono andati in esplorazione ai "bozi della Pineda" ; lungo il costone del Merlino; sui bordi della voragine di Fossola. Sono scesi nella caletta di Monesteroli al cospetto dello scoglio Montonaio; sono risaliti a Nozzano e nuovamente scesi al mare, sino a Schiara; ancora cinquecento di dislivello all'insù e quindi nuova picchiata, nel mare di Navone; risalita, infine, dai ghiaioni del Persico fino a Campiglia. Ed è stato all'inizio di questa lama, dove lo scorso inverno qualcuno pose una corda fissa, che gli ospiti altoatesini hanno per l'ultima volta "armato" il percorso con le attrezzature proprie. Se per questi camminatori dal passo fermo l'esperienza del mare è risultata esaltante, proprio anche perché ha comportato l'inconsueta accoppiata delle pinne con gli arnesi dell'alpinista, per i coraggiosi vignaioli di Campiglia l'accesso al mare resta un supplizio. Con dietro la rabbia di ritrovarsi soli a rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno, poiché da quando al Persico si scende con la corda - accusano a Campiglia - "I nostri diretti interlocutori Comune della Spezia e Parco nazionale delle Cinque Terre, prima hanno promesso e poi si sono nascosti".  La "performance" degli altoatesini, ammirati anche da turisti che stazionavano nelle barche, ha messo a nudo questa contraddizione.


“ COMITATO   PER   SALVARE   CAMPIGLIA”


Tratto dal giornale Il Secolo XIX    del  5 Febbraio 2000,   a firma di Luciano Bonati)


Il Palazzo non ci ascolta. Siamo in pochi e per giunta anziani. Proviamo allora a metterci insieme per vedere se, tante volte, come dice il proverbio, riuscissimo ad acquistare forza.  E' dopo queste considerazioni che la frazione di Campiglia cerca di costruirsi una speranza.  E lo fa dando vita ad una associazione che porta il nome stesso della frazione ed elegge a proprio simbolo il mulino a vento, raro monumento di civiltà contadina, dalle nostre parti, che il Comune della Spezia non si è ancora deciso a rinforzare per farlo sopravvivere.
Promotori dell'associazione "Campiglia" sono Romano Giacchè, Pilade Sturlese, Lucio Giacomazzi, Enrico Canese, Pierpaolo Bracco e Marco Cerliani, il quale ultimo è stato eletto presidente. Come previsto dallo statuto, ai tre posti di consigliere sono stati chiamati Stefano Natale, Marina Sturlese e Lorenzo Sturlese.
Campiglia fa parte del "patrimonio dell'umanità" proclamato dall'Unesco e del Parco nazionale delle Cinque Terre, "patrimonio" a confronto del quale stride non poco - rileva subito Marco Cerliani - lo stato di trascuratezza in cui versano la frazione e l'ambiente naturale che la circonda.
Tanta bellezza in mezzo alle rovine.  Il precario stato del mulino a vento ne è esempio.
Ma molto di più ci si duole dello stato di salute del vigneto sul mare e dei sentieri che lo percorrono, a cominciare dalla via maestra comunale, ora interrotta da una frana di non facile ricomposizione.
L'associazione "Campiglia" promuove attività culturali, sportive, turistiche, artigianali, ricreative.
Il tutto allo scopo di sensibilizzare autorità ed opinione pubblica sulla realtà sociale di Campiglia e  sulla necessità di valorizzarne il territorio, con particolare riferimento alla tutela ambientale, alle attività agricole esistenti, alla riapertura ed al rifacimento di sentieri ed alla gestione di possibili strutture presso sbocchi a mare.
Per ironia della sorte il principale sentiero alla marina del Persico è appena entrato in compagnia di quelli "da rifare", mentre le strutture a mare sempre più in alto mare resteranno se l'unica via per raggiungerle andrà a morire, come adesso, sopra un precipizio.   



“ IL   COMUNE   CI   HA   DIMENTICATI”

 (Tratto dal Secolo XIX del 3 Febbraio 2000, a firma di Luciano Bonati)


Campiglia ha perso il suo mare. Per colpa del mare stesso, che durante la burrasca ha ingoiato l'ultima rampa di accesso, e per colpa del "Palazzo", che a conoscenza del rischio - dicono qui - non ha attuato alcuna forma di protezione. Se il tratto terminale della scalinata del Persico è franato sotto l'impeto dei marosi è dipeso anche - precisano - dall'inerzia del Comune della Spezia. A Campiglia sono in molti a parlar chiaro: "Se il Sindaco presente a tre assemblee e dunque consapevole delle urgenze, non è riuscito ad avviare i lavori significa che non si e' dato abbastanza da fare ". "Si difenderà - prevedono - sostenendo di non poter impiantare un cantiere in casa d'altri, essendo il suolo demaniale, ma questo non lo assolve. Infatti, per le cose che gli premono i rapporti con la Marina corrono veloci. Poteva farli correre altrettanto per Campiglia". La critica verte su un progetto di consolidamento della scalinata subito sopra lo spiaggione mai decollato. Qualcuno addossa al Comune la politica del "campa cavallo", aspettare cioè l'operatività del Parco nazionale per lavarsi le mani come Pilato trasferendo al nuovo ente lavori e costi. In ogni caso "si dà un brutto esempio d'amministrare, perché se con i 150 milioni a previsione si poteva rafforzare la scalinata, adesso che il mare se l'è portata via ci vorranno molti più soldi per ricostruirla. L'erario pubblico poteva pertanto risparmiare considerevolmente. Spezzata la comunicazione con il mare, pur nella situazione di concreto pericolo che si e' creata, fra le pietre rimaste in bilico lungo il dirupo, la gente scende. E' stata sistemata una corda: lungo la fune si lasciano sfilare sino allo spiaggione ed aggrappandosi ad essa poi risalgono. C'è un motivo contingente per cui si va alla marina: per ritrovare le tracce della sorgente rimasta a sua volta sepolta sotto una frana…. L'acqua potabile è indispensabile agli ultimi contadini pendolari che operano tra Campiglia, il Chioso ed il Persico: a Stefano Natale a Daniela Martino ad Imelda Bordone e Vincenzo Franceschini (da ragazzo già a lavorare in galleria), a Goffredo Brindani, maresciallo maggiore dei carabinieri che da pensionato ha rimesso su, pietra su pietra, la casetta del Persico, ad altri. "Si pensa al salotto buono e si dimentica la periferia - grida qualcuno, polemico - Tramonti è lavoro, Tramonti deve venir prima dei giochi di Piazza Europa". C'è pure chi, come Franceschini, oltre il danno prevede la beffa: "Vuoi vedere che, come a Fossola, incroceranno due tavole inchiodandoci sopra un cartello di divieto di transito?. Così tu non puoi raggiungere la casetta e non la puoi sfruttare. Però ci paghi fior di tasse egualmente, poiché ti hanno obbligato a passarla dal catasto rurale a quello urbano".


 

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Ultimo aggiornamento: 10-06-12