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APRE
“PRIMA TERRA” CON UN RILANCIO DEI VINI DI QUALITÁ
Articolo sul
quotidiano “La Nazione” del 20 Dicembre 2005, a cura di Luciano Bonati
CAMPIGLIA - Non
solo zafferano, aromi e marmellate, ma un rilancio dei vini di qualità. I
vignaioli della piccola società «Prima Terra» s'apprestano ad inaugurare a
Campiglia una cantina speciale dove
entreranno uve delle Cinque Terre e di Tramonti, ma pure uve provenienti
dalle colline del Golfo e da quelle, tra Magra e Vara, che vantano buona
tradizione. Gli artefici di «Prima Terra» sono Walter De Battè, Riccardo
Canesi e Francesco Donati, da tempo impegnati nel recupero di fasce vignate
a Riomaggiore. Prestigiosi i risultati che i vini di De Battè hanno già
riscosso. Due mesi fa un suo Doc Cinque Terre salì sul podio della guida
dell'Espresso. Significativa è peraltro la visita che il direttore di Slow
Food Francia, Mike Tommasi (origine veneziana) ha compiuto alla struttura di
Campiglia di prossima inaugurazione, dove si potranno degustare ed
acquistare i vini. Degna d'ammirazione la sede stessa, antica fattoria dei
Canese dominante sia il Golfo, sia il mare aperto di Tramonti, che De Battè
definisce «un trionfo dell'arenaria». L'edificio è stato infatti costruito
interamente in pietra arenaria, resa in blocchi perfettamente squadrati
dagli abili scalpellini di Campiglia. Persino i poggioli posano su mensole
d'arenaria lavorate con maestria. Negli obiettivi di «Prima Terra» figura il
recupero di vitigni famosi nell'arca mediterranea e che da noi si sono
perduti, come il Roccese tra i bianchi e il Grenaccia fra i rossi. I greci,
cultori storici, ne furono diffusori. Del Grenaccia si fregiano ancora
vigneti francesi e catalani, dove esso è chiamato rispettivamente Grenache e
Guernaccia. Il Dna lo accosta alla famiglia del sardo Cannonau. De Battè e
soci l'hanno recuperato, portato alle Cinque Terre e fatto fruttificare.
Modesta la prima vinificazione, tuttavia grande il consenso interno alle
prime bottiglie, tenute a battesimo ufficiale nel castello di Riomaggiore.
Intanto è sorta l'associazione “Hotel Paese Tramonti di Campiglia”, promossa
da operatori locali commerciali e turistici. E' presieduta dall'ingegner
Pier Paolo Bracco e ne fanno parte, per ora, la stessa Cantina di De Battè,
la locanda “Tramonti”, il ristorante «La Lampara» e il bed and breakfast «Codemin».
L'associazione si propone di svolgere un'azione integrata ambiente-turismo,
in particolare attraverso iniziative legate al recupero produttivo del
territorio ed alla valorizzazione delle risorse naturalistiche.
DITELO A
MAGGIANI
Dal giornale “Il Secolo
XIX” del 19 Dicembre 2005
( A cura di Maurizio
Maggiani)
È UN
DIRITTO AVERE UNA CASA NEL LUOGO DOVE SI È NATI ?
ENTRO
CERTI LIMITI
Caro Maggiani, non
sempre l'abbandono dei piccoli borghi (numerosi in Liguria) può essere
imputato al disinteresse degli "indigeni". Molto spesso è il disinteresse
degli amministratori a decretare la morte di un paese. Può essere tacciata
come atto strumentale la protesta di persone in difesa di un proprio
diritto, quale quello di avere una casa nel luogo dove si è nati? Quando la
gente manifesta collettivamente vuol dire che sente un'urgenza, l'urgenza
che venga garantito in maniera adeguata un diritto basilare quale, in questo
caso, di avere la possibilità di creare o mantenere una famiglia radicata
nella terra di origine. Ebbene, nonostante le belle parole e le osservazioni
al recente Piano urbanistico comunale (rigorosamente restrittivo) che non
hanno sortito alcuna risposta plausibile, a un giovane di Campiglia (Comune
della Spezia), se non beneficiato da lasciti ereditari, non resta che
emigrare altrove, in una delle tante cementificazioni in atto. Da oltre
quarant'anni, infatti, nell'inimitabile borgo di Campiglia, come ci viene
più volte sottolineato quale presunta giustificazione (quasi fosse un
difetto e non un pregio), non è possibile realizzare alcuna forma di
abitazione: si badi bene, non parliamo di edilizia popolare o di
lottizzazioni, ma di tipologie abitative simili all'esistente, con annesso
recupero di adeguate porzioni di terreno attualmente incolto e regno di
cinghiali. Sicché l'abitato è ormai ridotto a circa un centinaio di persone,
per la maggior parte in età avanzata. Non escludiamo forme di protesta,
demandando pertanto sempre meno responsabilità a chi non pare interessato
alle nostre esigenze, ma sopratutto a quelle del territorio. Ci piacerebbe
conoscere il suo pensiero.
Enrico Canese
(Associazione Campiglia)
Il mio parere in merito è
il seguente. Grazie o nonostante i piani regolatori vecchio e nuovo, la
prima fascia collinare della città è stata vandalizzata: basta andare a
farci due passi per capire come Rapallo, finita nei vocabolari come massimo
esempio di scempio, abbia ragione a voler essere "derubricata" in favore di
altri e più importanti macelli urbanistici. Pare, si dice, affermano, che in
questo modo, regalando la prima collina alla speculazione edilizia, si sia
potuto salvare la seconda collina, quella dove risiede l'inimitabile borgo
di Campiglia che, con tutto il rispetto, non è più inimitabile di quelli
"sacrificati" - solo un po’ più distante da raggiungere e, dunque, un po’
meno appetibile alla spettabile clientela della speculazione. Quello che mi
sembrerebbe giusto, naturale e rispettoso, sarebbe la possibilità di
riqualificare i borghi e riqualificare la vita di chi ci vive, a partire
appunto da quelli che ci sono nati. Questo vorrebbe dire il recupero dei
volumi esistenti e anche nuove costruzioni, ma con regole talmente precise e
severe, che soltanto gente che si è fatta una passione del borgo della sua
anima sarebbe in grado di accettarle. Voi sì ? Sarebbe bello se foste
inimitabili nelle vostre buone intenzioni come lo è il vostro borgo nei suoi
sassi. Purtroppo sono portato alle delusioni. Tanto per dire, nel cuore del
parco delle Cinque Terre, patrimonio dell'umanità, è in progetto un piano di
edilizia popolare - sapete bene come in quei posti ogni famiglia ha almeno
un paio di case - splendida idea conservativa e valorizzativo-ambientale di
chi è lì ed è pagato per farsi una passione dei borghi e dei paesaggi
dell'anima.
DITELO A
MAGGIANI
Dal giornale “Il Secolo XIX” del 1
Dicembre 2005
( A cura di Maurizio Maggiani)
RIAPERTO UN
SENTIERO A CAMPIGLIA.
QUESTA SI’ CHE E’
UNA BUONA NOTIZIA
Caro Maggiani, il
mese scorso abbiamo riaperto i sentieri Campiglia – Coregna e Acquasanta –
Campiglia. A noi indigeni di Campiglia e Tramonti, frazioni della Spezia
alle porte delle Cinque Terre, avrebbe fatto piacere averti con noi. C’è
stata la visita ai campi di zafferano e la presentazione, con assaggio di
prodotti locali. Speriamo di vederti la prossima volta anche perché, grazie
alla nascita di una cooperativa di lavoro locale, intendiamo rendere
fruibile tutta la sentieristica della zona. Così facendo cerchiamo di
attuare con i fatti quell’impegno sociale che i nostri amministratori hanno
più volte garantito a parole, ma hanno quasi subito dimenticato. A presto.
(Enrico, La Spezia )
Mannaggia, Enrico, quel giorno non
c’ero. E sì che mi sarebbe piaciuto, e mi avrebbe fatto bene all’anima e al
corpore. Fanno bene le buone notizie, e per uno come me che ragiona con i
piedi l’apertura di un nuovo sentiero, il ripristino di una vecchia
mulattiera, è un evento di eccezionale bontà. Perché è ciò che i miei piedi
ascoltano viaggiando per l’arco collinare del Golfo (che fu dei poeti ed
è oggi degli speculatori edilizi) Campiglia in sé è una buona notizia; è
buono e grato al paesaggio e all’umanità che un vecchio borgo non solo si
sia conservato e abbia conservato intorno a sé il lavoro dell’uomo sulla
natura, ma si sia pure rivitalizzato, sia riabitato, rigenerato, senza
sporcare e sporcarsi, senza cedere alla tentazione di trasformarsi in un
luna park ecologico dedito alla mungitura dei turisti. Passando da Campiglia
i miei piedi vedono gente che vive con dignità e persino con ottimismo.
Gente allegra e non avida che, da quello che mi scrivi, riesce a occuparsi
della qualità della propria vita e del proprio ambiente anche senza le
assidue cure di pubblici tutori. Beati voi di Campiglia. Ma voglio tornare
alle mulattiere, perché penso che la distruzione delle vecchie vie pedonali
sia uno dei peggiori scandali, uno dei più stupidi sperperi, uno dei più
impuniti crimini della quotidianità spezzina. Credo di conoscerle tutte le
mulattiere e continuo ad andare per quelle che ancora è possibile
transitare. Ho chiesto a un amministratore della città di mettersi un paio
di scarpette da ginnastica e di venire un giorno con me a fare una gita, ma
non si è fatto vivo. Gli avrei fatto vedere quello che gli amministratori
non conoscono per il semplice fatto che si occupano assai raramente di
materie che i loro piedi, e quelli dei loro referenti, non calpestano. Gli
avrei fatto vedere una stupefacente bellezza in rovina; una rete di antiche
vie che cuce l’intero arco collinare congiungendo borghi e poggi, vallette e
seni in uno dei più bei paesaggi della Riviera tirrenica. Mettiamo pure che
La Spezia sia abitata da un’etnia che ha in odio la bellezza, ma se ci fosse
una politica del turismo in una città che si definisce a vocazione
turistica, se ci fosse anche un solo assenso al turismo che avesse una
pallida idea di cosa è una risorsa turistica, quell’infinità di itinerari
di dolce escursionismo sarebbe tutelata e promossa come una ricchezza a
disposizione di quanti, stufi di mettersi in coda nei sentieri a pagamento
delle Cinque Terre, potrebbero farsi venire la voglia di passare qualche
giorno nel Golfo. Ci porto i miei amici di tutta Europa e sono lì a
chiedermi quando ce li riporto. Ma buona parte delle crose di bassa collina
sono state distrutte, con il necessario consenso dell’amministrazione, da
chi ci ha buttato sopra del cemento per poter andare in automobile a
quadruplicare il valore del rustico o della casa; dovevano passare con l’Ape
e ora passano con la Bmw da 100.000 mila euro. Come se a Genova o a Parigi
si fosse consentito di asfaltare le strade pedonali per far contenti i
proprietari delle case intorno alla circonvallazione o a Saint – Germani.
Case che, peraltro, non sono disabitate e valgono ancora parecchio. Le più
remote sono invece naufragate nella macchia; perché a nessuno è mai venuto
in mente di fare manutenzione, perché a nessuno è mai venuto in mente di far
rispettare l’ordinanza centenaria ancora in vigore in cui i proprietari dei
terreni confinanti devono far pulizia. Distruggere una mulattiera è un
crimine imperdonabile, perché non sarà mai più possibile ricostruirla; per i
costi che nessuna amministrazione potrebbe permettersi, e perché forse non
c’è più nessuno stradino che saprebbe rifarla a regola d’arte. Si sappia che
un chilometro di mulattiera costa almeno dieci volte a chilometro di strada
asfaltata. Ma basta, che mi faccio solo del sangue marcio. I miei amici che
da tutta Europa vengono a trovarmi e, a differenza dell’assessore, si
mettono le scarpette da ginnastica, mi dicono se sono pazzo o che cosa, a
buttar via questo ben di Dio. Rispondo che non sono né pazzo né altro: sono
la rappresentazione tridimensionale del cupio dissolvi. E voi di Campiglia
avete fatto pulizia con le vostre mani, e io e i miei amici ve ne siamo
grati. Spero solo che alla vostra inaugurazione non ci fossero quelli che
con le loro mani hanno sporcato e fatto sporcare; sarebbe stato – come dire
– un tocco di cattivo gusto nel cuore della bellezza.
CAMPIGLIA, PERLA CHE ATTENDE DI ESSERE
SCOPERTA DAGLI SPEZZINI
Dove andiamo
domenica.
Articolo de "Il Secolo XIX" del 26
Novembre 2005, a cura di Alberto Albonetti
Una camminata a Campiglia: è la
proposta per questa settimana. Arrivati sulla Piazza della Chiesa, ci
affacciamo alla ringhiera e ci riempiamo di cielo, di mare e di isole, eccole in fila all’orizzonte, Elba, Gorgona, Capraia, Corsica. Per arrivare
quassù, abbiamo parcheggiato all’Acquasanta: poi abbiamo lasciato la strada
dopo il cimitero per andare a prendere sulla sinistra il sentiero che arriva
da Marola. Ci siamo così avvicinati alla mitica scalinata nel bosco che ci
ha deliziato con i suoi tornanti fino alla strada trasversale della Costa
Rossa e, con l’ultimo strappo, al paese. Una quarantina di minuti. Che cosa
offre Campiglia ? Un ristorante – bar subito sotto il paese sulla bellissima
stradina di Tramonti, un altro bar, un negozio di alimentari aperto al
mattino, una locanda, un bed and breakfast. Non è poco per un paese che fino
a pochi anni fa era quasi in abbandono. Marco Cerliani presidente
dell’Associazione Campiglia, conosce bene la realtà del paese: “A Campiglia
a causa della brutta strada, i pullman non possono venire. Niente pullman,
niente turismo di gruppo. Allora le auto? No, non ci sono parcheggi.
Puntiamo sui camminatori: ecco perché abbiamo aperto, con tanto sacrificio,
l’anello escursionistico che si collega all’Acquasanta e a Coregna. Per
avere un’altra strada il modo ci sarebbe, bisognerebbe collegarsi alla
litoranea: ma questa previsione è stata cancellata dal Piano Urbanistico.
Però il Comune ci aiuta da un’altra parte: ha dato il via alla procedura
alla fine della quale avremo la disponibilità della ex scuola del paese;
contiamo di realizzarvi un ostello ed un laboratorio. Potremo così ospitare
pittori e scultori che lavoreranno qui, mentre noi abitanti nello stesso
edificio avremo lo spazio per produrre tipici prodotti di nicchia:
zafferano, marmellata di fichi d’India, rosmarino condito con alter erbe,
lavanda ed altro” Ma gli spezzini amano Campiglia ? “Si direbbe che devono
ancora scoprirla… Il ristorante vive per il 60 per cento su clienti di
Parma, Piacenza, Reggio Emilia: quelli non badano alla strada o al
parcheggio difficile: vengono a gustare il pesce fresco e a bearsi di
panorami”. Lasciamo con rimpianto, lungo i sentieri, ora recuperati e ben
segnalati, che ci portano alla solitaria Coregna, poi scendiamo dalla Lizza
e dalla scalinata delle Baccelle, per rientrare all’Acquasanta. Ci
accompagna il ricordo della visione del mare, delle isole, del sole che
incendia le nubi al tramonto: irresistibile invito a ritornare.
LO
ZAFFERANO ANCORA “RE”
UNA
DOMENICA DI VISITA ALLE COLTURE E AI SENTIERI
Articolo sul giornale “La Nazione” del 12 Novembre
2005, di Luciano Bonati
Lo zafferano tornerà
domani ad indossare l’abito della festa. Sette giorni fa, sono stati
ammirati, gustati ed apprezzati il nuovo “oro” di Tramonti ed altre
specialità locali, però la pioggia insistente non ha permesso di visitare
l’ambiente antropizzato dal quale questi prodotti si ricavano e neppure un
riscoperto patrimonio di sentieri. Per cui domattina verso le 10,
l’Associazione Campiglia dà appuntamento sul piazzale della chiesa di Santa
Caterina, a quanti intendano andare a conoscere i luoghi di coltivazione
dello zafferano, nonché le ritrovate mulattiere comunali Campiglia – Coregna
ed Acquasanta – Campiglia, che saranno percorse congiuntamente. Da Campiglia
si raggiungerà Coregna per la via della fornace e quindi, per la scalinata
delle Baccelle, l’Acquasanta. A questo punto, il sentiero CAI n. 11
riporterà gli escursionisti a Campiglia. Breve sosta a Coregna, dove Stefano
Gianardi, presidente della 1ª Circoscrizione del Comune della Spezia,
illustrerà brevemente il significato del ritrovato collegamento storico con
la città e dove le paesane offriranno ai camminatori torte e vino bianco.
Nel pomeriggio è prevista la visita alle fasce di Tramonti dove si coltiva
lo zafferano. Una visita, peraltro, non fine a sé stessa, ma studiata a sua
volta come occasione per andare a conoscere una recuperata viabilità
contadina. Nel caso specifico, il sentiero che scende al Chioso; un tratto
orizzontale della Via Provinciale (utilizzata dagli antichi Romani); infine
la Via Bonassa, che si congiunge al sentiero 4b per il rientro a Campiglia
attraverso il Codemin. Nella canonica del paese, torneranno ad essere
esposte, a partire dalle 10,30 le confezioni di zafferano, di marmellata di
fichi d’India e di lavanda di Tramonti.
ALLA
CORTE DI “RE” ZAFFERANO
GIÀ
SI LAVORA PER FARE IL BIS
La festa sui
sentieri storici smorzata dalla pioggia
Articolo del quotidiano “La Nazione” del 7 Novembre, a cura di Luciano
Bonati
Due giorni di festa non
bastano. Lo zafferano ed altri prodotti tipici di Campiglia, quali il
rosmarino condito, la marmellata di fichi d’India e la lavanda, hanno avuto
degna celebrazione nel fine settimana, però il maltempo non ha consentito di
mostrare adeguatamente il riscoperto patrimonio formato dai sentieri storici
che univano Campiglia a Coregna ed entrambe le frazioni alla città. Per cui
domenica prossima, con partenza alle ore 10 dal piazzale della chiesa di
Santa Caterina, sarà ripetuta l’escursione sull’anello Campiglia, Coregna,
Lizza, scalinata delle Baccelle, Acquasanta, Campiglia. Ed a Coregna sarà
riproposto il banchetto ieri offerto agli escursionisti, nella “Cà d’en cò”,
da Paola Oldoini, da Adriana Margotti e dalle loro entusiaste compaesane,
andate poi con i pochi coraggiosi camminatori, sotto la pioggia battente, ad
ammirare ritrovate vie di lizza ed una antica fornace. Mentre nello stand di
Campiglia, Linda Mazzi, Marina ed Ilaria Sturlese ricevevano i numerosi
ospiti offrendo torte allo zafferano abbinate ai vini secchi e passiti di
Tramonti. A proposito di zafferano: ad illustrare i poteri ”magici“ di
questo fiore, già apprezzato nell’antichità, è intervenuto il Professor
Mauro Mariotti, docente di Botanica all’Università di Genova ed artefice dei
primi piani di parco in Liguria.
CAMMINATA DELLO
ZAFFERANO
Ieri a Campiglia inaugurato il percorso
escursionistico
Articolo sul giornale "Il Secolo XIX" del 7 Novembre
2005, a cura di Alberto Albonetti
E'
stato inaugurato ieri con una camminata l'anello escursionistico di
Campiglia, che parte dall'Acquasanta; la manifestazione verrà ripetuta
domenica prossima. Zafferano per chi vuole farne acquisto, camminate nel
verde per tutti: è la stupefacente offerta dei cento abitanti di Campiglia,
che si sono messi d'impegno per strappare il loro paese dall'isolamento.
Marco Cerliani e Pier Paolo Bracco, rispettivamente presidente e segretario
dell'Associazione Campiglia, e con loro Stefano Gianardi, presidente della
prima circoscrizione, ci tengono a sottolineare: "E' la prima volta che dei
cittadini riescono a farsi finanziare direttamente la riapertura di sentieri
dalla Regione, che ha elargito infatti un contributo di 20 mila euro; per il
resto hanno sopperito le braccia dei volontari locali” Ma come avete fatto
a riuscire dove tanti altri hanno fallito? "Semplice - rispondono. - Ci
siamo armati di santa pazienza; non si possono contare i viaggi che abbiamo
fatto a Genova per sollecitare gli uffici regionali e arrivare alla fine
dell'impresa". E' così che sono stati riaperti i sentieri ed è stata
collocata nei punti strategici una efficace segnaletica. Dall'Acquasanta si
sale per la scalinata, capolavoro di arte rustica, a Campiglia. Di qui i
camminatori, lungo una antica strada riaperta nel bosco, hanno raggiunto
Coregna, dove alcuni generosi (Giovanni Ravaioni, Paola Oldoini, Adriana
Mergotti, Giovanna Belfiore, Pietro Cima) li hanno accolti e ristorati con
castagnaccio, torta d'erbi, lupini e vino. Da Coregna alla Lizza il
passo è breve.
Resta da dire della coltivazione dello "zafferano purissimo di Tramonti" che
vanta un impianto di 60 mila bulbi; se ne produce non più di un chilo
l'anno, per ottenere un grammo ci vogliono 160 fiori. Il prezzo è in
proporzione: costa 15 euro al grammo. La bustina, con 0,25 grammi, costa 6
euro; la trovate a Campiglia e in alcuni ristoranti.
LO
ZAFFERANO METTE RADICI
“VENDEMMIA” DA 18 MILA EURO
La coltivazione
prende sempre più… campo
Associazione
Campiglia, Parco e Circoscrizione organizzano una festa per far conoscere il
prodotto
Articolo sul giornale " La Nazione", del 2 Novembre 2005, a firma di Luciano Bonati
Lo zafferano coltivato
nelle terre di Tramonti sfonda il tetto dei 1000 grammi raggiunto l’anno
scorso. La raccolta non è ancora terminata, tuttavia si stima che il
bilancio della stagione 2005 si quantifichi in non meno di 1200 grammi.
Cifra insignificante sotto l’aspetto quantitativo, però di rilievo sul piano
economico, poiché il prestigioso prodotto che conferisce alle pietanze,
oltre che un particolare sapore, un bel colore dorato, costa davvero quanto
l’oro. Quello di Tramonti è infatti zafferano puro e viene venduto a 15 euro
al grammo. Moltiplicando per 1200, i conti sono presto fatti. Rispetto alla
vigna, poco lavoro e tanto guadagno. Lo zafferano si solca a settembre e
dopo due mesi rende già il suo frutto. Ecco perché all’iniziativa intrapresa
dall’Associazione Campiglia per un recupero non soltanto ambientale, ma
anche produttivo, di vigneti abbandonati, continuano ad arrivare risposte.
Soci nuovi anche quest’anno. La stagione si mostra generosa, pur se distinta
da un andamento contraddittorio. Ad una precoce fioritura, in certe zone a
quota bassa sono seguiti degli imprevisti rallentamenti, mentre alla quota
del paese e nell’alto “Codemin” il risultato è strepitoso: un solo bulbo è
arrivato a produrre ben 8 fiori. Trentamila ne hanno già raccolto i titolari
della Locanda Tramonti. E’ un mare di fiori anche il campo del pensionato
Pilade Sturlese. La buona “vendemmia” di zafferano giustifica la doppia festa
indetta a fine settimana dall’Associazione Campiglia, in collaborazione con
la Prima Circoscrizione del Comune della Spezia e col Parco delle Cinque
Terre. Sabato 5 Novembre, alle 16, dopo un’illustrazione dei recuperati
sentieri (col sostegno economico della Regione) sul fronte Coregna -
Acquasanta, sarà fatta visita ai campi di zafferano, cui seguirà la
presentazione e la degustazione, nella canonica della chiesa parrocchiale di
Santa Caterina, di prodotti gastronomici locali, accompagnati dal “vino di
botte” di Tramonti e dal Rinforzato di Navone prodotto da Angelo Sturlese d’Engerèo.
Sposalizio speciale di questo “Sciacchetrà” di Navone con il Gorgonzola di
capra del produttore Santi di Novara. Negli stand: lo zafferano in bustina
da 2gr., in ampollina regalo da 1gr., in ampollina da 5gr. Per ristoranti:
il rosmarino condito; la marmellata di fichi d’India e la lavanda. Domenica
6, alle ore 10,30, ritrovo a Campiglia sul piazzale della chiesa di Santa
Caterina per un’escursione di 3 ore sul nuovo anello Campiglia – Coregna –
Acquasanta – Campiglia, alla scoperta di antiche cave di marmo Portoro, vie
di lizza e fornaci. Condurrà il
presidente stesso della prima
Circoscrizione Stefano Gianardi. I suoi compaesani di Coregna, verso le 11,
accoglieranno il passaggio del gruppone offrendo un banchetto in piazza.
PROTESTA
IN PIAZZA CON I VASI DA NOTTE PER
LA FOGNA - SCANDALO A CIELO APERTO
Clamorosa
iniziativa dell’associazione che raduna gli abitanti.
Articolo del giornale
“La Nazione” del 30 Settembre 2005, a firma di Luciano Bonati
Si sono messi in fila con
i vasi da notte sotto le cascatelle formate dall’acqua di fogna che dal
bosco scorre, a cielo aperto, a margine della pubblica strada di Campiglia,
“porta del Parco nazionale delle Cinque Terre”. In segno di protesta per
l’indecente accoglienza che ricevono quanti si recano a visitare Campiglia,
ma soprattutto per il disagio pesante patito da quanti vivono nella borgata
collinare del comune della Spezia. Se la spettacolare dimostrazione si
proponeva di rappresentare con forza la sofferenza dei campigliesi, c’è
pienamente riuscita. Non soltanto per lo sfoggio di vecchi pitali e di
brocchette a smalto sbrecciato, ma pure per i vistosi cartelli che spiegano
la ragione dell’iniziativa popolare. Uno campeggiava all’Acquasanta, sulla
strada per Portovenere, e non poteva sfuggire all’attenzione degli
automobilisti. La protesta era stata peraltro annunciata al “Palazzo”. In
una lettera, infatti, l’Associazione Campiglia dichiarava al sindaco Pagano
ed agli assessori Olivieri e Cozzani che, “in merito ai problemi della
strada e della fognatura sarà necessaria una clamorosa protesta del paese”.
Ciò che puntualmente è avvenuto. A proposito delle acque nere che scorrono
allo scoperto, in una successiva lettera l’Associazione Campiglia, che
rappresenta la gran parte della popolazione, torna sull’argomento: “Da anni
abbiamo scritto all’Asl, al Comune, all’Acam ed al Ministero dell’Ambiente
ottenendo soltanto vaghe assicurazioni. E’ inconcepibile che nel 2005 un
paese come Campiglia, il cui territorio è inserito nel Parco nazionale delle
Cinque Terre, scarichi la fogna nei terreni. Promuovete meno convegni,
poiché questo particolare tema non ha bisogno di approfondimenti, e
cominciate, invece a stendere qualche metro di tubazione”. “ Siamo delusi
dal vostro comportamento – conclude lo scritto -. Le uniche iniziative
portate a termine sono quelle che hanno visto in trincea i nostri
associati. Dobbiamo forse cominciare a costruire pure la fognatura con le
sole nostre forze ?”.
MULINO SFREGIATO
Gli interventi snaturano il manufatto simbolo
Articolo del giornale “La Nazione” del 4
Settembre 2005, a cura di Luciano Bonati
Citano il proverbio “A
caval donato non si guarda in bocca”, ma – aggiungono, indignati, i
cittadini di Campiglia venuti in redazione a portare documenti e progetti –
“se ti danno un cavallo senza denti e con gli zoccoli di stagnola non puoi
bloccare la protesta che sale dentro di te”. La protesta è legata alle
ultime vicende dello storico mulino a vento che il comune della Spezia ed
il Parco nazionale delle Cinque Terre hanno sottoposto a restauro,
accogliendo le ripetute istanze della popolazione. Un’iniziativa lodevole,
poiché quello straordinario manufatto unico del genere a sopravvivere
nell’area del Golfo, è il simbolo di Campiglia. Se si plaude all’intervento
congiunto dei due enti territoriali, si esprime tuttavia una dura critica a
proposito di certe soluzioni tecniche adottate. In una lettera inviata al
presidente del Parco, infatti, il presidente dell’Associazione Campiglia,
che raggruppa la quasi totalità dei paesani, fa presente che “alcuni
interventi snaturano il manufatto” Ne vengono specificati 4 : la
copertura,gli scalini, la ringhiera e gli infissi. A proposito della
copertura, si rileva che le tegole marsigliesi impiegate sono fuori luogo e
che nessun mulino a vento nell’area del Golfo e dintorni risulta abbia avuto
una copertura del genere. Pertanto si doveva adoperare l’ardesia o, al
massimo, ricorrere ad una cupola in muratura di colore grigio. Quanto
all’accesso, stavano per essere messi in opera degli scalini in un poco
intonato colore azzurrino – si rileva – “fortunatamente sostituiti con altri
recuperati a nostra cura e spese”. La ringhiera, poi, è sproporzionata e per
fissarla sono stati forati gli antichi portali d’arenaria. Infine, lo
“sfregio” rappresentato dall’uso di alluminio anodizzato negli infissi.
“Tutti interventi difformi dal progetto approvato – si dice – e per uno dei
quali esiste la diffida delle Belle Arti a procedere”. “ Restiamo in attesa
di conoscere tempi e modalità degli interventi riparatori – si conclude – e
confermiamo la disponibilità alla più ampia collaborazione”.
RIAPERTI DUE SENTIERI
PER ARRIVARE AL MARE MA SI ATTENDE IL COMUNE
Coregna
e Golfo di La Spezia
Grazie
all’opera dei volontari
Articolo del giornale La
Nazione del 24 Luglio 2005, a cura di Luciano Bonati
Dalla città al Parco
nazionale delle Cinque Terre, facendo a meno dell’auto, del treno e del
vaporetto. All’ingresso di levante dell’area protetta si può infatti
accedere comodamente a piedi adesso che sono stati riaperti due storici
sentieri. Sono vie che un tempo ricevevano manutenzione quotidiana dai
cantonieri comunali; l’Acquasanta – Campiglia e ancor più l’antica Coregna –
Campiglia. A restituire la piena agibilità ai due sentieri è stata
l’Associazione Campiglia, con soldi propri e grazie ad un finanziamento
concesso dalla Regione Liguria, cui era stato presentato un progetto
specifico redatto dal Dott. Luca Lo Bosco. A Settembre l’inaugurazione
ufficiale con cerimonia unica, anche se ora i percorsi risultano già
percorribili. Se il sentiero Acquasanta- Campiglia, infrascato nel tratto
iniziale, poteva ancora essere affrontato, quello di Coregna era
impraticabile. Lungo questo ripristinato itinerario sono riaffiorate molte
tracce del lavoro antico, quali le vie di lizza per il trasporto dei marmi e
le fornaci per la cottura del calcare. Alla recuperata rete sentieristica in
faccia al Golfo corrisponde purtroppo – si fa notare a Campiglia – il
disinteresse pubblico nei confronti della viabilità sul versante marino. Il
collegamento basso con le Cinque Terre è infatti saltato: il sentiero 4b è
chiuso da anni per frane e quello sostitutivo “inventato” ed aperto da
volontari del Cai, è diventato a sua volta inagibile. I campigliesi stanno
ora provvedendo alla pulizia del sentiero per il Persico (la loro marina) e
chiederanno al Comune l’incarico di eseguire le opere mancanti dopo che lo
stesso Comune ha ricostruito la rampa finale della scalinata e messo in
sicurezza il relativo basamento sulla spiaggia. Ne’ si fa molto – viene
rimproverato ad Apt e Parco – per promuovere l’immagine locale: “Giusto
porre sull’altare le Cinque Terre storiche, ma viene immeritatamente
trascurata la splendida appendice di Tramonti.
LA RIVINCITA
DELLO ZAFFERANO
Il paese escluso dalla Bit, si
presenta all’agroalimentare di Finale Ligure
“La Nazione” del 9 Marzo 2005, a
cura di Luciano Bonati
“Ignorata al Bit di Milano,
Campiglia penserà con le proprie forze a dar lustro all’immagine del
territorio terrazzato e del mare di Tramonti dove esso si specchia”. Il
proclama è lanciato dall’Associazione Campiglia, che ha colto al volo
l’invito a partecipare al Salone dell’Agroalimentare Ligure, che si terrà
nei giorni 11, 12 e 13 Marzo nel complesso monumentale di Santa Caterina, a
Finale Ligure. E’ una manifestazione che si pone l’obiettivo di valorizzare
le peculiarità enogastronomiche regionali attraverso l’esposizione, la
vendita e l’organizzazione di eventi collaterali dedicate ai prodotti di
qualità: il primo Salone regionale del genere, organizzato dalla Regione
Liguria e da Unioncamere liguri. Campiglia, che sfrutterà un pannello –
parete per far conoscere le bellezze naturali di Tramonti, nello stand a
disposizione presenterà i prodotti tipici: lo zafferano (in bustina da 0,25 gr., costo 6 euro ed in ampollina di vetro da 1 gr., costo 18 euro), ed il
rosmarino condito (confezione in vetro). Il borgo si farà inoltre conoscere
sia attraverso il volume “ Tramonti di Campiglia, la settima terra”, sia
tramite due siti Internet: uno sulla storia e le tradizioni del territorio,
promosso da Piero Lorenzelli ed Enrico Canese; l’altro di carattere
turistico curato da Nicola Bracco. Nella parentesi dedicate agli assaggi dei
prodotti, la mattina del 12 marzo i buongustai potranno essere deliziati
dal “dolce della Maria”, a base di zafferano, ricotta e vino rinforzato
(l’equivalente dello Sciacchetrà delle Cinque Terre). “Ci complimentiamo con
La Spezia per l’alta qualità del materiale portato alla Bit di Milano –
dichiarano i dirigenti dell’Associazione Campiglia – però ci rammarichiamo
del fatto che messaggero di Tramonti sia stato soltanto l’Ostello di Biassa,
che di Tramonti non vede neanche il mare. Troppo poco”.
IL
MULINO A VENTO DIVENTA MUSEO
VIA AL
RECUPERO DA 47MILA EURO
I
lavori sono finanziati dal Parco nazionale delle 5 Terre
Articolo de “La Nazione”
del 18 Gennaio 2005, a firma di Luciano Bonati.
Lo storico mulino a vento
è finalmente salvo. Terminata la copertura del tetto, potrà infatti superare
l’inverno senza più correre rischi strutturali e giungere, per brevi tappe,
al completo recupero. Un sollievo per i campigliesi, che temevano un
aggravio della situazione a causa del protrarsi dei lavori, e per
l’Associazione Campiglia, che ha eletto il mulino a simbolo della borgata
nei progetti di rilancio agricolo, di valorizzazione ambientale e di
sviluppo turistico. Il tetto è stato completato nel rispetto
dell’architettura antica, con tegole poste su struttura in legno protetta da
canapa isolante. Direttore dei lavori e l’architetto Francesco Moscatelli,
profondo conoscitore, assieme al collega Francesco Musetti, del mulino
eolico di Campiglia, poiché esso fu oggetto della loro tesi di laurea.
Moscatelli è riuscito a recuperare pure il sabbione rosso che si usava una
volta per preparare le malte, per cui è stato ricomposto, fedele
all’originario, l’intonaco interno del vano al primo piano. All’esterno,
invece, il grande cilindro conserva la pietra grezza, opportunamente
stuccata, mentre la scala mantiene i gradini in arenaria. I lavori
finanziati dal Parco nazionale delle 5 Terre con 47 mila euro, sono eseguiti
dalle maestranze di una ditta specializzata di Fosdinovo, la Ecoedilizia di
Andrea Bergamaschi. Uniche innovazioni la porta d’ingresso al piano terra e
quella che dal pianerottolo della scala esterna immette al vano rialzato.
Quelle saranno realizzate in vetro su sottile intelaiatura metallica.
Terminata la ristrutturazione, il manufatto diventerà un museo contadino. In
particolare mostrerà con immagini fotografiche come funzionavano gli antichi
mulini a vento. Ma è previsto che abbia una propria pala, che tuttavia non
sarà ad esso collegata, essendo ignota la vecchia collocazione. Sarà una
grande pala di legno sorretta da una torretta metallica, visibile dal mare.
Specie di notte, poiché verrà illuminata.
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