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APRE  “PRIMA TERRA”   CON  UN  RILANCIO   DEI   VINI   DI   QUALITÁ

Articolo sul quotidiano “La Nazione” del 20 Dicembre 2005, a cura di Luciano Bonati 

CAMPIGLIA - Non solo zafferano, aromi e marmellate, ma un rilancio dei vini di qualità. I vignaioli della piccola società «Prima Terra» s'apprestano ad inaugurare a  Campiglia una cantina speciale dove entreranno uve delle Cinque Terre e di Tramonti, ma pure  uve provenienti dalle colline del  Golfo e da quelle, tra Magra e Vara, che vantano buona tradizione. Gli artefici di «Prima Terra» sono Walter De Battè, Riccardo Canesi e Francesco Donati, da tempo impegnati  nel recupero di fasce vignate a Riomaggiore. Prestigiosi i risultati che i vini di De Battè hanno già riscosso. Due mesi fa un suo Doc  Cinque Terre salì sul podio della guida dell'Espresso. Significativa è peraltro la visita che il direttore di Slow Food Francia, Mike Tommasi (origine veneziana) ha compiuto alla struttura di Campiglia di prossima inaugurazione, dove si potranno degustare ed acquistare i vini. Degna d'ammirazione la sede stessa, antica fattoria dei Canese dominante sia il Golfo, sia il mare aperto di Tramonti, che De Battè definisce «un trionfo dell'arenaria». L'edificio è stato infatti costruito interamente in pietra arenaria, resa in blocchi perfettamente squadrati dagli abili scalpellini di Campiglia. Persino i poggioli posano su mensole d'arenaria lavorate con maestria. Negli obiettivi di «Prima Terra» figura il recupero di vitigni famosi nell'arca mediterranea e che da noi si sono perduti, come il Roccese tra i bianchi e il Grenaccia fra i rossi. I greci, cultori storici, ne furono diffusori. Del Grenaccia si fregiano ancora vigneti francesi e catalani, dove esso è chiamato rispettivamente Grenache e Guernaccia. Il Dna lo accosta alla famiglia del sardo Cannonau. De Battè e soci l'hanno recuperato, portato alle Cinque Terre e fatto fruttificare. Modesta la prima vinificazione, tuttavia grande il consenso interno alle prime bottiglie, tenute a battesimo ufficiale nel castello di Riomaggiore. Intanto è sorta l'associazione “Hotel Paese Tramonti di Campiglia”, promossa da operatori locali commerciali e turistici. E' presieduta dall'ingegner Pier   Paolo Bracco e ne fanno parte, per ora, la stessa Cantina di De Battè, la locanda  “Tramonti”, il ristorante «La Lampara» e il bed and breakfast «Codemin». L'associazione si propone di svolgere un'azione integrata ambiente-turismo, in particolare attraverso iniziative legate al recupero produttivo del territorio ed alla valorizzazione delle risorse naturalistiche.

 

DITELO  A   MAGGIANI   

Dal giornale “Il Secolo XIX” del 19 Dicembre 2005

( A cura di Maurizio Maggiani) 

È UN DIRITTO AVERE UNA CASA NEL LUOGO DOVE SI È NATI ? 

ENTRO CERTI LIMITI 

Caro Maggiani, non sempre l'abbandono dei piccoli borghi (numerosi in Liguria) può essere imputato al disinteresse degli "indigeni". Molto spesso è il disinteresse degli amministratori a decretare la morte di un paese. Può essere tacciata come atto strumentale la protesta di persone in difesa di un proprio diritto, quale quello di avere una casa nel luogo dove si è nati? Quando la gente manifesta collettivamente vuol dire che sente un'urgenza, l'urgenza che venga garantito in maniera adeguata un diritto basilare quale, in questo caso, di avere la possibilità di creare o mantenere una famiglia radicata nella terra di origine. Ebbene, nonostante le belle parole e le osservazioni al recente Piano urbanistico comunale (rigorosamente restrittivo) che non hanno sortito alcuna risposta plausibile, a un giovane di Campiglia (Comune della Spezia), se non beneficiato da lasciti ereditari, non resta che emigrare altrove, in una delle tante cementificazioni in atto. Da oltre quarant'anni, infatti, nell'inimitabile borgo di Campiglia, come ci viene più volte sottolineato quale presunta giustificazione (quasi fosse un difetto e non un pregio), non è possibile realizzare alcuna forma di abitazione: si badi bene, non parliamo di edilizia popolare o di lottizzazioni, ma di tipologie abitative simili all'esistente, con annesso recupero di adeguate porzioni di terreno attualmente incolto e regno di cinghiali. Sicché l'abitato è ormai ridotto a circa un centinaio di persone, per la maggior parte in età avanzata. Non escludiamo forme di protesta, demandando pertanto sempre meno responsabilità a chi non pare interessato alle nostre esigenze, ma sopratutto a quelle del territorio. Ci piacerebbe conoscere il suo pensiero.

                          Enrico Canese

                        (Associazione Campiglia) 

 

Il mio parere in merito è il seguente. Grazie o nonostante i piani regolatori vecchio e nuovo, la prima fascia collinare della città è stata vandalizzata: basta andare a farci due passi per capire come Rapallo, finita nei vocabolari come massimo esempio di scempio, abbia ragione a voler essere "derubricata" in favore di altri e più importanti macelli urbanistici. Pare, si dice, affermano, che in questo modo, regalando la prima collina alla speculazione edilizia, si sia potuto salvare la seconda collina, quella dove risiede l'inimitabile borgo di Campiglia che, con tutto il rispetto, non è più inimitabile di quelli "sacrificati" - solo un po’ più distante da raggiungere e, dunque, un po’ meno appetibile alla spettabile clientela della speculazione. Quello che mi sembrerebbe giusto, naturale e rispettoso, sarebbe la possibilità di riqualificare i borghi e riqualificare la vita di chi ci vive, a partire appunto da quelli che ci sono nati. Questo vorrebbe dire il recupero dei volumi esistenti e anche nuove costruzioni, ma con regole talmente precise e severe, che soltanto gente che si è fatta una passione del borgo della sua anima sarebbe in grado di accettarle. Voi sì ?  Sarebbe bello se foste inimitabili nelle vostre buone intenzioni come lo è il vostro borgo nei suoi sassi. Purtroppo sono portato alle delusioni. Tanto per dire, nel cuore del parco delle Cinque Terre, patrimonio dell'umanità, è in progetto un piano di edilizia popolare - sapete bene come in quei posti ogni famiglia ha almeno un paio di case - splendida idea conservativa e valorizzativo-ambientale di chi è lì ed è pagato per farsi una passione dei borghi e dei paesaggi dell'anima.

 

DITELO  A   MAGGIANI  

Dal giornale “Il Secolo XIX” del 1 Dicembre 2005

 ( A cura di Maurizio Maggiani)

RIAPERTO UN SENTIERO A CAMPIGLIA.

QUESTA SI’ CHE E’ UNA BUONA NOTIZIA

 

Caro Maggiani, il mese scorso abbiamo riaperto i sentieri Campiglia – Coregna e Acquasanta – Campiglia. A noi indigeni di Campiglia e Tramonti, frazioni della Spezia alle porte delle Cinque Terre, avrebbe fatto piacere averti con noi. C’è stata la visita ai campi di zafferano e la presentazione, con assaggio di prodotti locali. Speriamo di vederti la prossima volta anche perché, grazie alla nascita di una cooperativa di lavoro locale, intendiamo rendere fruibile tutta la sentieristica della zona. Così facendo cerchiamo di attuare con i fatti quell’impegno sociale che i nostri amministratori hanno più volte garantito a parole, ma hanno quasi subito dimenticato. A presto.

(Enrico, La Spezia )

 

Mannaggia, Enrico, quel giorno non c’ero. E sì che mi sarebbe piaciuto, e mi avrebbe fatto bene all’anima e al corpore. Fanno bene le buone notizie, e per uno come me che ragiona con i piedi l’apertura di un nuovo sentiero, il ripristino di una vecchia mulattiera, è un evento di eccezionale bontà. Perché è ciò che i miei piedi ascoltano viaggiando per l’arco collinare  del Golfo  (che fu dei poeti ed è oggi degli speculatori edilizi) Campiglia in sé è una buona notizia; è buono e grato al paesaggio e all’umanità che un vecchio borgo non solo si sia conservato e abbia conservato intorno a sé il lavoro dell’uomo sulla natura, ma si sia pure rivitalizzato, sia riabitato, rigenerato, senza sporcare e sporcarsi, senza cedere alla tentazione di trasformarsi in un luna park ecologico dedito alla mungitura dei turisti. Passando da Campiglia i miei piedi vedono gente che vive con dignità e persino con ottimismo. Gente allegra e non avida che, da quello che mi scrivi, riesce a occuparsi della qualità della propria vita e del proprio ambiente anche senza le assidue cure di pubblici tutori. Beati voi di Campiglia. Ma voglio tornare alle mulattiere, perché penso che la distruzione delle vecchie vie pedonali sia uno dei peggiori scandali, uno dei più stupidi sperperi, uno dei più impuniti crimini della quotidianità spezzina. Credo di conoscerle tutte le mulattiere e continuo ad andare per quelle che ancora è possibile transitare. Ho chiesto a un amministratore della città di mettersi un paio di scarpette da ginnastica e di venire un giorno con me a fare una gita, ma non si è fatto vivo. Gli avrei fatto vedere quello che gli amministratori non conoscono per il semplice fatto che si occupano assai raramente di materie che i loro piedi, e quelli dei loro referenti, non calpestano. Gli avrei fatto vedere una stupefacente bellezza in rovina; una rete di antiche vie che cuce l’intero arco collinare congiungendo borghi e poggi, vallette e seni in uno dei più bei paesaggi della Riviera tirrenica. Mettiamo pure che La Spezia sia abitata da un’etnia che ha in odio la bellezza, ma se ci fosse una politica del turismo in una città che si definisce a vocazione turistica, se ci fosse anche un solo assenso al turismo che avesse una pallida idea di cosa è una risorsa turistica, quell’infinità di itinerari di dolce escursionismo sarebbe tutelata e promossa come una ricchezza a disposizione di quanti, stufi di mettersi in coda nei sentieri a pagamento delle Cinque Terre, potrebbero farsi venire la voglia di passare qualche giorno nel Golfo. Ci porto i miei amici di tutta Europa e sono lì a chiedermi quando ce li riporto. Ma buona parte delle crose di bassa collina sono state distrutte, con il necessario consenso dell’amministrazione, da chi ci ha buttato sopra del cemento per poter andare in automobile a quadruplicare il valore del rustico o della casa; dovevano passare con l’Ape e ora passano con la Bmw da 100.000 mila euro. Come se a Genova o a Parigi si fosse consentito di asfaltare le strade pedonali per far contenti i proprietari delle case intorno alla circonvallazione o a Saint – Germani. Case che, peraltro, non sono disabitate e valgono ancora parecchio. Le più remote sono invece naufragate nella macchia; perché a nessuno è mai venuto in mente di fare manutenzione, perché a nessuno è mai venuto in mente di far rispettare l’ordinanza centenaria ancora in vigore in cui i proprietari dei terreni confinanti devono far pulizia. Distruggere una mulattiera è un crimine imperdonabile, perché non sarà mai più possibile ricostruirla; per i costi che nessuna amministrazione potrebbe permettersi, e perché forse non c’è più nessuno stradino che saprebbe rifarla a regola d’arte. Si sappia che un chilometro di mulattiera costa almeno dieci volte a chilometro di strada asfaltata. Ma basta, che mi faccio solo del sangue marcio. I miei amici che da tutta Europa vengono a trovarmi e, a differenza dell’assessore, si mettono le scarpette da ginnastica, mi dicono se sono pazzo o che cosa, a buttar via questo ben di Dio. Rispondo che non sono né pazzo né altro: sono la rappresentazione tridimensionale del cupio dissolvi.  E voi di Campiglia avete fatto pulizia con le vostre mani, e io e i miei amici ve ne siamo grati. Spero solo che alla vostra inaugurazione non ci fossero quelli che con le loro mani hanno sporcato e fatto sporcare; sarebbe stato – come dire – un tocco di cattivo gusto nel cuore della bellezza.

 

 

CAMPIGLIA, PERLA  CHE  ATTENDE  DI  ESSERE  SCOPERTA DAGLI   SPEZZINI

 

Dove andiamo domenica. 

Articolo de "Il Secolo XIX" del 26 Novembre 2005, a cura di Alberto Albonetti 

Una camminata a Campiglia: è la proposta per questa settimana. Arrivati sulla Piazza della Chiesa, ci affacciamo alla ringhiera e ci riempiamo di cielo, di mare e di isole, eccole in fila all’orizzonte, Elba, Gorgona, Capraia, Corsica. Per arrivare quassù, abbiamo parcheggiato all’Acquasanta: poi abbiamo lasciato la strada dopo il cimitero per andare a prendere sulla sinistra il sentiero che arriva da Marola. Ci siamo così avvicinati alla mitica scalinata nel bosco che ci ha deliziato con i suoi tornanti fino alla strada trasversale della Costa Rossa e, con l’ultimo strappo, al paese. Una quarantina di minuti. Che cosa offre Campiglia ? Un ristorante – bar subito sotto il paese sulla bellissima stradina di Tramonti, un altro bar, un negozio di alimentari aperto al mattino, una locanda, un bed and breakfast. Non è poco per un paese che fino a pochi anni fa era quasi in abbandono. Marco Cerliani presidente dell’Associazione Campiglia, conosce bene la realtà del paese: “A Campiglia a causa della brutta strada, i pullman non possono venire. Niente pullman, niente turismo di gruppo. Allora le auto? No, non ci sono parcheggi. Puntiamo sui camminatori: ecco perché abbiamo aperto, con tanto sacrificio, l’anello escursionistico che si collega all’Acquasanta e a Coregna. Per avere un’altra strada il modo ci sarebbe, bisognerebbe collegarsi alla litoranea: ma questa previsione è stata cancellata dal Piano Urbanistico. Però il Comune ci aiuta da un’altra parte: ha dato il via alla procedura alla fine della quale avremo la disponibilità della ex scuola  del paese; contiamo di realizzarvi un ostello ed un laboratorio. Potremo così ospitare pittori e scultori che lavoreranno qui, mentre noi abitanti nello stesso edificio avremo lo spazio per produrre tipici prodotti di nicchia:  zafferano, marmellata di fichi d’India, rosmarino condito con alter erbe, lavanda ed altro” Ma gli spezzini amano Campiglia ? “Si direbbe che devono ancora scoprirla… Il ristorante vive per il 60 per cento su clienti di Parma, Piacenza, Reggio Emilia: quelli non badano alla strada o al parcheggio difficile: vengono a gustare il pesce fresco e a bearsi di panorami”. Lasciamo con rimpianto, lungo i sentieri, ora recuperati e ben segnalati, che ci portano alla solitaria Coregna, poi scendiamo dalla Lizza e dalla scalinata delle Baccelle, per rientrare all’Acquasanta. Ci accompagna il ricordo della visione del mare, delle isole, del sole che incendia le nubi al tramonto: irresistibile invito a ritornare.

 

LO   ZAFFERANO   ANCORA   “RE” 

UNA   DOMENICA   DI   VISITA   ALLE   COLTURE  E  AI  SENTIERI

Articolo sul giornale “La Nazione”  del 12 Novembre  2005, di Luciano Bonati 

Lo zafferano tornerà domani ad indossare l’abito della festa. Sette giorni fa, sono stati ammirati, gustati ed apprezzati il nuovo “oro” di Tramonti ed altre specialità locali, però la pioggia insistente non ha permesso di visitare l’ambiente antropizzato dal quale questi prodotti si ricavano e neppure un riscoperto patrimonio di sentieri. Per cui domattina verso le 10, l’Associazione Campiglia dà appuntamento sul piazzale della chiesa di Santa Caterina, a quanti intendano andare a conoscere i luoghi di coltivazione dello zafferano, nonché le ritrovate mulattiere comunali Campiglia – Coregna ed Acquasanta – Campiglia, che saranno percorse congiuntamente. Da Campiglia si raggiungerà Coregna per la via della fornace e quindi, per la scalinata delle Baccelle, l’Acquasanta. A questo punto, il sentiero CAI n. 11 riporterà gli escursionisti a Campiglia. Breve sosta a Coregna, dove Stefano Gianardi, presidente della 1ª Circoscrizione del Comune della Spezia, illustrerà brevemente il significato del ritrovato collegamento storico con la città e dove le paesane offriranno ai camminatori torte e vino bianco. Nel pomeriggio è prevista la visita alle fasce di Tramonti dove si coltiva lo zafferano. Una visita, peraltro, non fine a sé stessa, ma studiata a sua volta come occasione per andare a conoscere una recuperata viabilità contadina. Nel caso specifico, il sentiero che scende al Chioso; un tratto orizzontale della Via Provinciale (utilizzata dagli antichi Romani); infine la Via Bonassa, che si congiunge al sentiero 4b per il rientro a Campiglia attraverso il Codemin. Nella canonica del paese, torneranno ad essere esposte, a partire dalle 10,30 le confezioni di zafferano, di marmellata di fichi d’India e di lavanda di Tramonti.

 

ALLA   CORTE   DI  “RE”   ZAFFERANO                 

GIÀ   SI   LAVORA   PER   FARE   IL   BIS

 

La festa sui sentieri storici smorzata dalla pioggia 

Articolo del quotidiano “La Nazione” del 7 Novembre, a cura di Luciano Bonati 

Due giorni di festa non bastano. Lo zafferano ed altri prodotti tipici di Campiglia, quali il rosmarino condito, la marmellata di fichi d’India e la lavanda, hanno avuto degna celebrazione nel fine settimana, però il maltempo non ha consentito di mostrare adeguatamente il riscoperto patrimonio formato dai sentieri storici che univano Campiglia a Coregna ed entrambe le frazioni alla città. Per cui domenica prossima, con partenza alle ore 10 dal piazzale della chiesa di Santa Caterina, sarà ripetuta l’escursione sull’anello Campiglia, Coregna, Lizza, scalinata delle Baccelle, Acquasanta, Campiglia. Ed a Coregna sarà riproposto il banchetto ieri offerto agli escursionisti, nella “Cà d’en cò”, da Paola Oldoini, da Adriana Margotti e dalle loro entusiaste compaesane, andate poi con i pochi coraggiosi camminatori, sotto la pioggia battente, ad ammirare ritrovate vie di lizza ed una antica fornace. Mentre nello stand di Campiglia, Linda Mazzi, Marina ed Ilaria  Sturlese ricevevano i numerosi ospiti offrendo torte allo zafferano abbinate ai vini secchi e passiti di Tramonti. A proposito di zafferano: ad illustrare i poteri ”magici“  di questo fiore, già apprezzato nell’antichità, è intervenuto il Professor  Mauro Mariotti, docente di Botanica all’Università di Genova ed artefice dei primi piani di parco in Liguria.

 

CAMMINATA   DELLO   ZAFFERANO

 

Ieri a Campiglia inaugurato il percorso escursionistico

Articolo sul giornale "Il Secolo XIX" del 7 Novembre 2005, a cura di Alberto Albonetti

E' stato inaugurato ieri con una camminata l'anello escursionistico di Campiglia, che parte dall'Acquasanta; la manifestazione verrà ripetuta domenica prossima. Zafferano per chi vuole farne acquisto, camminate nel verde per tutti: è la stupefacente offerta dei cento abitanti di Campiglia, che si sono messi d'impegno per strappare il loro paese dall'isolamento. Marco Cerliani e Pier Paolo Bracco, rispettivamente presidente e segretario dell'Associazione Campiglia, e con loro Stefano Gianardi, presidente della prima circoscrizione, ci tengono a sottolineare: "E' la prima volta che dei cittadini riescono a farsi finanziare direttamente la riapertura di sentieri dalla Regione, che ha elargito infatti un contributo di 20 mila euro; per il resto hanno sopperito le braccia dei volontari  locali” Ma come avete fatto a riuscire dove tanti altri hanno fallito? "Semplice - rispondono. - Ci siamo armati di santa pazienza; non si possono contare i viaggi che abbiamo fatto a Genova per sollecitare gli uffici regionali e arrivare alla fine dell'impresa". E' così che sono stati riaperti i sentieri ed è stata collocata nei punti strategici una efficace segnaletica. Dall'Acquasanta si sale per la scalinata, capolavoro di arte rustica, a Campiglia. Di qui i camminatori, lungo una antica strada riaperta nel bosco, hanno raggiunto Coregna, dove alcuni generosi (Giovanni Ravaioni, Paola Oldoini, Adriana Mergotti, Giovanna Belfiore, Pietro Cima) li hanno accolti e ristorati con castagnaccio, torta d'erbi, lupini e vino.  Da Coregna alla Lizza il passo è breve.
Resta da dire della coltivazione dello "zafferano purissimo di Tramonti" che vanta un impianto di 60 mila bulbi; se ne produce non più di un chilo l'anno, per ottenere un grammo ci vogliono 160 fiori. Il prezzo è in proporzione: costa 15 euro al grammo. La bustina, con 0,25 grammi, costa 6 euro; la trovate a Campiglia e in alcuni ristoranti.

 

LO  ZAFFERANO  METTE  RADICI

“VENDEMMIA” DA  18  MILA  EURO

 

La coltivazione prende sempre più… campo

Associazione Campiglia, Parco e Circoscrizione organizzano una festa per far conoscere il prodotto 

Articolo sul giornale " La Nazione", del 2  Novembre 2005, a firma di Luciano Bonati 

Lo zafferano coltivato nelle terre di Tramonti sfonda il tetto dei 1000 grammi raggiunto l’anno scorso. La raccolta non è ancora terminata, tuttavia si stima che il bilancio della stagione 2005 si quantifichi in non meno di 1200 grammi. Cifra insignificante sotto l’aspetto quantitativo, però di rilievo sul piano economico, poiché il prestigioso prodotto che conferisce alle pietanze, oltre che un particolare sapore, un bel colore dorato, costa davvero quanto l’oro. Quello di Tramonti è infatti zafferano puro e viene venduto a 15 euro al grammo. Moltiplicando per 1200, i conti sono presto fatti. Rispetto alla vigna, poco lavoro e tanto guadagno. Lo zafferano si solca a settembre e dopo due mesi rende già il suo frutto. Ecco perché all’iniziativa intrapresa dall’Associazione Campiglia per un recupero non soltanto ambientale, ma anche produttivo, di vigneti abbandonati, continuano ad arrivare risposte. Soci nuovi anche quest’anno. La stagione si mostra generosa, pur se distinta da un andamento contraddittorio. Ad una precoce fioritura, in certe zone a quota bassa sono seguiti degli imprevisti  rallentamenti, mentre alla quota del paese e nell’alto “Codemin” il risultato è strepitoso: un solo bulbo è arrivato a produrre ben 8 fiori. Trentamila ne hanno già raccolto i titolari della Locanda Tramonti. E’ un mare di fiori anche il campo del pensionato Pilade Sturlese. La buona “vendemmia” di zafferano giustifica la doppia festa indetta a fine settimana dall’Associazione Campiglia, in collaborazione con la Prima Circoscrizione del Comune della Spezia e col Parco delle Cinque Terre. Sabato 5 Novembre, alle 16, dopo un’illustrazione dei recuperati sentieri (col sostegno economico della Regione) sul fronte Coregna - Acquasanta, sarà fatta visita ai campi di zafferano, cui seguirà la presentazione e la degustazione, nella canonica della chiesa parrocchiale di Santa Caterina, di prodotti gastronomici locali, accompagnati dal “vino di botte” di Tramonti e dal Rinforzato di Navone prodotto da Angelo Sturlese d’Engerèo. Sposalizio speciale di questo “Sciacchetrà” di Navone con il Gorgonzola di capra del produttore Santi di Novara. Negli stand: lo zafferano in bustina da 2gr., in ampollina regalo da 1gr., in ampollina da 5gr. Per ristoranti: il rosmarino condito; la marmellata di fichi d’India e la lavanda. Domenica 6, alle ore 10,30, ritrovo a Campiglia sul piazzale della chiesa di Santa Caterina per un’escursione di 3 ore sul nuovo anello Campiglia – Coregna – Acquasanta – Campiglia, alla scoperta di antiche cave di marmo Portoro, vie di lizza e fornaci. Condurrà il presidente stesso della prima Circoscrizione Stefano Gianardi. I suoi compaesani di Coregna, verso le 11, accoglieranno il passaggio del gruppone offrendo un banchetto in piazza.

 

PROTESTA  IN  PIAZZA  CON  I  VASI  DA  NOTTE  PER  LA  FOGNA - SCANDALO  A  CIELO  APERTO 

 

Clamorosa iniziativa dell’associazione che raduna gli abitanti.

Articolo del giornale  “La Nazione” del 30 Settembre 2005, a firma di Luciano Bonati 

Si sono messi in fila con i vasi da notte sotto le cascatelle formate dall’acqua di fogna che dal bosco scorre, a cielo aperto, a margine della pubblica strada di Campiglia, “porta del Parco nazionale delle Cinque Terre”. In segno di protesta per l’indecente accoglienza che ricevono quanti si recano a visitare Campiglia, ma soprattutto per il disagio pesante patito da quanti vivono nella borgata collinare del comune della Spezia. Se la spettacolare dimostrazione si proponeva di rappresentare con forza la sofferenza dei campigliesi, c’è pienamente riuscita. Non soltanto per lo sfoggio di vecchi pitali e di brocchette a smalto sbrecciato, ma pure per i vistosi cartelli che spiegano la ragione dell’iniziativa popolare. Uno campeggiava all’Acquasanta, sulla strada per Portovenere, e non poteva sfuggire all’attenzione degli automobilisti. La protesta era stata peraltro annunciata al “Palazzo”. In una lettera, infatti, l’Associazione Campiglia dichiarava al sindaco Pagano ed agli assessori Olivieri e Cozzani che, “in merito ai problemi della strada e della fognatura sarà necessaria una clamorosa protesta del paese”. Ciò che puntualmente è avvenuto. A proposito delle acque nere che scorrono allo scoperto, in una successiva lettera l’Associazione Campiglia, che rappresenta la gran parte della popolazione, torna sull’argomento: “Da anni abbiamo scritto all’Asl, al Comune, all’Acam ed al Ministero dell’Ambiente ottenendo soltanto vaghe assicurazioni. E’ inconcepibile che nel 2005 un paese come Campiglia, il cui territorio è inserito nel Parco nazionale delle Cinque Terre, scarichi la fogna nei terreni. Promuovete meno convegni, poiché questo particolare tema non ha bisogno di approfondimenti, e cominciate, invece a stendere qualche metro di tubazione”. “ Siamo delusi dal vostro comportamento – conclude lo scritto -. Le uniche iniziative portate a termine  sono quelle che hanno visto in trincea i nostri associati. Dobbiamo forse cominciare a costruire pure la fognatura con le sole nostre forze ?”.

 

MULINO SFREGIATO

Gli interventi snaturano il manufatto simbolo

 

Articolo del giornale  “La Nazione” del 4 Settembre 2005, a cura di Luciano Bonati

Citano il proverbio “A caval donato non si guarda in bocca”, ma – aggiungono, indignati, i cittadini di Campiglia venuti in redazione a portare documenti e progetti – “se ti danno un cavallo senza denti e con gli zoccoli di stagnola non puoi bloccare la protesta che sale dentro di te”. La protesta è legata alle ultime vicende dello storico mulino a vento che il comune  della Spezia ed il Parco nazionale delle Cinque Terre hanno sottoposto a restauro, accogliendo le ripetute istanze della popolazione. Un’iniziativa lodevole, poiché quello straordinario manufatto unico del genere a sopravvivere nell’area del Golfo, è il simbolo di Campiglia. Se si plaude all’intervento congiunto dei due enti territoriali, si esprime tuttavia una dura critica a proposito di certe soluzioni tecniche adottate. In una lettera inviata al presidente del Parco, infatti, il presidente dell’Associazione Campiglia, che raggruppa la quasi totalità dei paesani, fa presente che “alcuni interventi snaturano il manufatto” Ne vengono specificati 4 : la copertura,gli scalini, la ringhiera e gli infissi. A proposito della copertura, si rileva che le tegole marsigliesi impiegate sono fuori luogo e che nessun mulino a vento nell’area del Golfo e dintorni risulta abbia avuto una copertura del genere. Pertanto si doveva adoperare l’ardesia o, al massimo, ricorrere ad una cupola in muratura di colore grigio. Quanto all’accesso, stavano per essere messi in opera degli scalini in un poco intonato colore azzurrino – si rileva – “fortunatamente sostituiti con altri recuperati a nostra cura e spese”. La ringhiera, poi, è sproporzionata e per fissarla sono stati forati gli antichi portali d’arenaria. Infine, lo “sfregio” rappresentato dall’uso di alluminio anodizzato negli infissi. “Tutti interventi difformi dal progetto approvato – si dice – e per uno dei quali esiste la diffida delle Belle Arti a procedere”. “ Restiamo in attesa di conoscere tempi e modalità degli interventi riparatori – si conclude – e confermiamo la disponibilità alla più ampia collaborazione”.

 

RIAPERTI   DUE  SENTIERI  PER  ARRIVARE  AL  MARE  MA  SI ATTENDE  IL  COMUNE

 

 Coregna e  Golfo di La Spezia

 

Grazie all’opera dei volontari

 Articolo del giornale La Nazione del 24 Luglio 2005, a cura di Luciano Bonati 

Dalla città al Parco nazionale delle Cinque Terre, facendo a meno dell’auto, del treno e del vaporetto. All’ingresso di levante dell’area protetta si può infatti accedere comodamente a piedi adesso che sono stati riaperti due storici sentieri. Sono vie che un tempo ricevevano manutenzione quotidiana dai cantonieri comunali; l’Acquasanta – Campiglia e ancor più l’antica Coregna – Campiglia. A restituire la piena agibilità ai due sentieri è stata l’Associazione Campiglia, con soldi propri e grazie ad un finanziamento concesso dalla Regione Liguria, cui era stato presentato un progetto specifico redatto dal Dott. Luca Lo Bosco. A Settembre l’inaugurazione ufficiale con cerimonia unica, anche se ora i percorsi risultano già percorribili. Se il sentiero Acquasanta- Campiglia, infrascato nel tratto iniziale, poteva ancora essere affrontato, quello di Coregna era impraticabile. Lungo questo ripristinato itinerario sono riaffiorate molte tracce del lavoro antico, quali le vie di lizza per il trasporto dei marmi e le fornaci per la cottura del calcare. Alla recuperata rete sentieristica in faccia al Golfo corrisponde purtroppo – si fa notare a Campiglia – il disinteresse pubblico nei confronti della viabilità sul versante marino. Il collegamento basso con le Cinque Terre è infatti saltato: il sentiero 4b è chiuso da anni per frane e quello sostitutivo “inventato” ed aperto da volontari del Cai, è diventato a sua volta inagibile. I campigliesi stanno ora provvedendo alla pulizia del sentiero per il Persico (la loro marina) e chiederanno al Comune l’incarico di eseguire le opere mancanti dopo che lo stesso Comune ha ricostruito la rampa finale della scalinata e messo in sicurezza il relativo basamento sulla spiaggia. Ne’ si fa molto – viene rimproverato ad Apt e Parco – per promuovere l’immagine locale: “Giusto porre sull’altare le Cinque Terre storiche, ma viene immeritatamente trascurata la splendida appendice di Tramonti.

 

LA  RIVINCITA   DELLO   ZAFFERANO 

Il paese escluso dalla Bit, si presenta all’agroalimentare di Finale Ligure

“La Nazione” del 9 Marzo 2005, a cura di Luciano Bonati

“Ignorata al Bit di Milano, Campiglia penserà con le proprie forze a dar lustro all’immagine del territorio terrazzato e del mare di Tramonti dove esso si specchia”. Il proclama è lanciato dall’Associazione Campiglia, che ha colto al volo l’invito a partecipare al Salone dell’Agroalimentare Ligure, che si terrà nei giorni 11, 12 e 13 Marzo nel complesso monumentale di Santa Caterina, a Finale Ligure. E’ una manifestazione che si pone l’obiettivo di valorizzare le peculiarità enogastronomiche regionali attraverso l’esposizione, la vendita e l’organizzazione di eventi collaterali dedicate ai prodotti di qualità: il primo Salone regionale del genere, organizzato dalla Regione Liguria e da Unioncamere liguri. Campiglia, che sfrutterà un pannello – parete per far conoscere le bellezze naturali di Tramonti, nello stand a disposizione presenterà i prodotti tipici: lo zafferano (in bustina da 0,25 gr., costo 6 euro ed in ampollina di vetro da 1 gr., costo 18 euro), ed il rosmarino condito (confezione in vetro). Il borgo si farà inoltre conoscere sia attraverso il volume “ Tramonti di Campiglia, la settima terra”, sia tramite due siti Internet: uno sulla storia e le tradizioni del territorio, promosso da Piero Lorenzelli  ed Enrico Canese; l’altro di carattere turistico curato da Nicola Bracco. Nella parentesi dedicate agli assaggi dei prodotti, la mattina del 12 marzo i buongustai potranno essere deliziati dal  “dolce della Maria”, a base di zafferano, ricotta e vino rinforzato (l’equivalente dello Sciacchetrà delle Cinque Terre). “Ci complimentiamo con La Spezia per l’alta qualità del materiale portato alla Bit di Milano – dichiarano i dirigenti dell’Associazione Campiglia – però ci rammarichiamo del fatto che messaggero di Tramonti sia stato soltanto l’Ostello di Biassa, che di Tramonti non vede neanche il mare. Troppo poco”.

 

 

 

IL  MULINO  A  VENTO  DIVENTA  MUSEO

VIA  AL  RECUPERO  DA  47MILA  EURO

 

I lavori sono finanziati dal Parco nazionale delle 5 Terre

 

 Articolo de “La Nazione” del 18 Gennaio 2005, a firma di Luciano Bonati.

 

Lo storico mulino a vento è finalmente salvo. Terminata la copertura del tetto, potrà infatti superare l’inverno senza più correre rischi strutturali e giungere, per brevi tappe, al completo recupero. Un sollievo per i campigliesi, che temevano un aggravio della situazione a causa del protrarsi dei lavori, e per l’Associazione Campiglia, che ha eletto il mulino a simbolo della borgata nei progetti di rilancio agricolo, di valorizzazione ambientale e di sviluppo turistico. Il tetto è stato completato nel rispetto dell’architettura antica, con tegole poste su struttura in legno protetta da canapa isolante. Direttore dei lavori e l’architetto Francesco Moscatelli, profondo conoscitore, assieme al collega Francesco Musetti, del mulino eolico di Campiglia, poiché esso fu oggetto della loro tesi di laurea. Moscatelli è riuscito a recuperare pure il sabbione rosso che si usava una volta per preparare le malte, per cui è stato ricomposto, fedele all’originario, l’intonaco interno del vano al primo piano. All’esterno, invece, il grande cilindro conserva la pietra grezza, opportunamente stuccata, mentre la scala mantiene i gradini in arenaria. I lavori finanziati dal Parco nazionale delle 5 Terre con 47 mila euro, sono eseguiti dalle maestranze di una ditta specializzata di Fosdinovo, la Ecoedilizia di Andrea Bergamaschi. Uniche innovazioni la porta d’ingresso al piano terra e quella che dal pianerottolo della scala esterna immette al vano rialzato. Quelle saranno realizzate in vetro su sottile intelaiatura metallica. Terminata la ristrutturazione, il manufatto diventerà un museo contadino. In particolare mostrerà con immagini fotografiche come funzionavano gli antichi mulini a vento. Ma è previsto che abbia una propria pala, che tuttavia non sarà ad esso collegata, essendo ignota la vecchia collocazione. Sarà una grande pala di legno sorretta da una torretta metallica, visibile dal mare. Specie di notte, poiché verrà illuminata.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 30-12-05