Terrazzamenti di Tramonti

10-06-12

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Caratteri fisici e paesaggio agrario terrazzato a Tramonti


Prof.   REMO  TERRANOVA


Ordinario di Geografia

Tramonti è praticamente l'ultimo segmento verso La Spezia del territorio delle Cinque Terre, che si estende con caratteri fisici e antropici sufficientemente omogenei da Monterosso al Mare fino alla località del Persico. Si tratta di una fascia costiera che ha uno sviluppo lineare complessivo di circa 7 Km, ad andamento molto frastagliato, e caratterizzata da una successione sia di promontori e di costoloni rocciosi che piccoli golfi e baiette.
L'area di Tramonti è meno nota ai turisti rispetto al resto delle Cinque Terre, anche perché è di più difficile accesso, ma è dotata di grandi bellezze naturali e paesaggistiche, che destano nel visitatore suggestioni ed emozioni molto intense (Terranova R. 1989).
Il territorio ha un'omogeneità dal punto di vista geologico, in quanto costituito dal Macigno della serie toscana, rappresentato in questo tratto di costa da strati di arenaria a grana medio - fine con alternanze di argilliti scure, che ben si possono osservare soprattutto sugli spaccati delle valli e sulle falesie marine, ove appaiono spesso raddrizzati, ripiegati e contorti, talora in giacitura verticale, a seguito del tettonismo che ha interessato queste aree durante il ciclo orogenetico che ha dato luogo alla catena appenninica (Abbate E. 1969).
Dal punto di vista orografico si è in presenza di una fascia costiera caratterizzata da versanti ripidissimi e aggettanti sul mare, compresi in poco spazio fra una linea di battigia molto articolata, per la detta successione di baie e di promontori  ed il crinale spartiacque molto vicino al mare, che scende da sommità sui 700 metri via via verso il Persico, e continua poi per arrivare in mare a Portovenere.  Il versante costiero si presenta veramente molto acclive, tanto che in taluni punti la distanza della battigia dal crinale spartiacque con la Val di Vara, posta a settentrione, si riduce addirittura a 750-800 metri, con sommità di crinale che ancora persistono sui 600-700 metri.
Al contrario il versante montano, che al di là del crinale scende verso il F.Vara, presenta pendenze moderate, versanti piuttosto dolci per cui ne deriva una forte asimmetria  con il versante costiero.
I corsi d'acqua del versante costiero hanno uno sviluppo molto breve e bacini imbriferi molto piccoli, con alvei generalmente molto ripidi, talvolta con salti morfologici ed anche con segmenti terminali che precipitano sul mare.
Da un punto di vista geologico ad est della località Persico cessa la presenza del Macigno, e subentra una successione di formazioni  quasi totalmente carbonatiche, che sono responsabili di un paesaggio nettamente diverso dal precedente, caratterizzato da paretoni, falesie grandiose (Castellana e Muzzerone), scarsi suoli vegetali utili per le attività agricole, copertura di macchia  ed assenza di insediamenti umani, fino praticamente a Portovenere. (Terranova R. 1987).

La parte bassa della costa di Tramonti è quasi ovunque rocciosa, con speroni, pareti e falesie costituiti da potenti pacchi di arenaria ed argilliti intercalate, che dalla barca appaiono immergersi verso il mare in maniera spettacolare, con fortissime inclinazioni, ed a causa dell'erosione marina formano oggi poderosi paretoni subverticali, nel tratto fra Capo M. Negro e la Punta del Cavo.
Proseguendo lungo le frastagliature della linea di costa, segue verso est la piccola baia compresa fra la Punta del Cavo e la Punta Castagna, il cui settore occidentale si presenta con la grandiosa falesia che sta al piede del costolone montuoso che scende verso il mare dalla frazione Lemmen.
Il tratto fra Punta Castagna e Punta Merlino è caratterizzato da falesie rocciose con strati di arenaria molto raddrizzati nei quali, come già altrove, è evidente l'erosione selettiva del mare in corrispondenza delle intercalazioni argillitiche.
Segue verso est il seno di Fossola, compreso fra Punta Merlino e Punta Monesteroli, ove si può osservare che il versante sottostante all'abitato di Fossola è attaccato da un esteso movimento franoso del substrato roccioso  in  arenarie, che con il suo ciglio di distacco è risalito verso le case più basse, con conseguenti dissesti della scalinata che scende al mare.
Il Seno di Fossola ospita nella sua testata una sottile spiaggia costituita da materiale grossolano, ciottoli e ghiaia, dovute alle alimentazioni gravitative dei versanti ed agli apporti sporadici, dei piccoli e ripidissimi corsi d'acqua che precipitano dal vicinissimo crinale spartiacque con la Val di Vara.
Un'altra spiaggia di caratteristiche analoghe si stende al piede del tratto di versante successivo, fra la Punta di Monesteroli e lo Scoglio Ferale, alimentata da estesi movimenti franosi, diffusi soprattutto sul versante occidentale, e dai materiali provenienti dai pendii un tempo terrazzati e coltivati, ma oggi in totale abbandono.
Tra lo scoglio Ferale e la Punta del Persico si estende l'ultimo tratto di Tramonti, ad andamento piuttosto rettilineo su uno sviluppo di circa 1,5 Km, con pendii molto acclivi sui quali il substrato roccioso è coperto da vaste coltri detritiche, che erano state sistemate in terrazze artificiali, da poco sopra la battigia fino al crinale di Campiglia, e che attualmente sono in totale abbandono ed in preda ad un diffuso dissesto idrogeologico, con cedimenti, collassi, vaste aree in frana e ribaltamenti dei muri a secco, a causa della grande attività delle acque di ruscellamento dall'alto e dell'azione di scalzamento delle mareggiate dal basso.
Al piede di questo tratto di versante giace una lunga e stretta spiaggia, costituita da ciottoli e ghiaia, derivante dall'alimentazione del versante, i cui materiali vengono elaborati e trasportati dai mari di scirocco, che vi arrivano pressoché radenti, e dai mari di libeccio, che vi giungono frontalmente.
I caratteri geomorfologici fondamentali delle Cinque Terre, e quindi di Tramonti, sono indubbiamente legati alle fasi tettoniche, che hanno innalzato dall'antico bacino oceanico ligure queste formazioni geologiche, raddrizzandole talora fino alla verticale, rovesciandole e ripiegandole intensamente, a costituire l'ossatura primitiva di questo  tratto di Appennino. Su questa ossatura hanno iniziato subito a lavorare gli agenti esogeni, e cioè quelli agenti atmosferici, le acque superficiali di scorrimento, il mare con i suoi moti ondosi e le correnti.
Al di sopra di quella che era la morfologia naturale, frutto di milioni di anni di lavoro da parte dei suddetti agenti modellatori, recentemente è arrivato l'uomo, pare intorno al 1000 d.C., il quale mentre stabiliva i primi insediamenti abitativi, procedeva ad un massiccio lavoro di trasformazione del paesaggio, che durerà alcuni secoli: viene gradualmente asportata la macchia mediterranea, che doveva dominare sui versanti, vengono asportate radici e ceppi dal terreno e il materiale roccioso più grossolano; le terre vengono rielaborate, talora asportate dove sono in eccedenza  e riportate laddove sono scarse, sono sistemate e contenute con muri in pietra a secco.
Proprio sulle terrazze così costruite inizia nell'area delle Cinque Terre un lungo periodo di civiltà contadina, con la coltivazione soprattutto delle viti ma anche degli uliveti e dei castagneti (per es. nell'interno della vallata di Vernazza), degli agrumeti e, in piccole aree, degli ortaggi e dei frutteti.


Viene costruito col lavoro di circa trenta generazioni quello straordinario paesaggio agrario terrazzato che si estende lungo la fascia costiera dalle propaggini orientali del Promontorio del Mesco fino alla Punta del Persico, e che si innalza fino ai 500 metri di altitudine.  Nascono gli antichi santuari in quota, Soviore, Reggio, S. Bernardino, Nostra Signora della Salute a Volastra, Madonna di M.Nero, e poi al fondo delle valli che scendono nel mar ligure i famosi paesi, Monterosso al Mare, Vernazza, Manarola, Riomaggiore e Corniglia, appollaiata su un terrazzo orografico a 100 metri di altitudine.
Sui versanti dell'area di Tramonti crescono piccole borgate, gruppi di case e case sparse, distribuiti a quote comprese fra 40 e 260 metri quali Lemmen, Campi, Fossola, Monesteroli, Schiara, Persico,  abbarbicati su pendii molto ripidi, collegati fra loro da sentieri e da grandi mulattiere, da scalinate interminabili, come quella famosissima dei mille Scalini di Monasteroli, un vero e proprio monumento della civiltà agraria di questa zona, perenne ricordo della laboriosità, dei sacrifici e delle capacità costruttive di questo popolo.
Tutt'attorno a queste borgate ed alle case sparse i pendii vengono terrazzati, spingendosi, per guadagnare anche pochi metri di terra, fin sul ciglio delle pareti rocciose, delle falesie a picco sul mare, sui bordi dei canaloni e degli orridi, modellando i versanti con le terrazze attorno agli spuntoni e alle creste di roccia.
Guardando dall'alto, per esempio da taluni punti panoramici della litoranea, lungo i versanti di Seno di Fossola o del Seno di Canneto, sembra impossibile ed incredibile che l'uomo abbia potuto lavorare su simili pendii e costruire le terrazze con quella lunga successione di muri a secco; percorrendo questi versanti, con non poche difficoltà, abbiamo trovato due punti così acclivi e vertiginosi da farci pensare che l'uomo sia andato a lavorare munito di corde come fanno gli alpinisti in montagna.
Le terrazze più basse compaiono, laddove il versante lo permette, poco sopra il battente delle mareggiate più violente, oppure a partire dal ciglio delle falesie e delle pareti rocciose; da qui inizia e si sviluppa verso l'alto una successione di muri a secco, una vera e propria gradinata, che raggiunge i 500 metri di quota nell'area di Lemmen e di Campi, e il crinale di Campiglia  intorno ai 400 metri. (Terranova R. 1984).
Nei settori più bassi dei versanti, in corrispondenza di canaloni rocciosi molto scoscesi, compaiono ambienti rupestri dominati dalla macchia mediterranea (diffusissima nelle aree abbandonate è l'Euphorbia dendroides), che ha guadagnato rapidamente terreno nelle aree terrazzate che sono state via via abbandonate; nei settori di quota medio-alta, al di sopra delle aree coltivate, compaiono boschi di lecci, vaste pinete e boschi cedui, fino al crinale spartiacque.
Osservando il territorio oggi, e facendo richiami anche ad una carta geomorfologia che avevo rilevato negli anni 1982-1984, si nota subito che gran parte del territorio terrazzato e coltivato di Tramonti è stato forzatamente  abbandonato, perché i giovani hanno dovuto cercare altrove (Arsenale spezzino, Ferrovie dello Stato, Genova, Riviera) fonti di sostentamento e sostegni adeguati per una vita dignitosa.
Si è osservato tuttavia che ampie aree attorno agli abitati, Campi, Fossola, Monesteroli, Schiara e Campiglia, sono tuttora coltivati e mantenuti con notevole cura, con un lavoro che è di tempo pieno soltanto per poche persone, e per la maggior parte è a tempo parziale.
Il resto del territorio terrazzato è stato abbandonato, ed è stato invaso, come detto dalle pinete nei settori più alti, oppure è stato rapidamente occupato dalla macchia mediterranea nei settori mediani e bassi, bloccando in buona parte i fenomeni di degradazione, ma in vaste aree il territorio è ormai in preda ad un vero e proprio dissesto idrogeologico, le cui manifestazioni più vistose si possono osservare dal mare lungo i versanti compresi fra Campiglia ed il Persico.
Su queste aree dominano ormai le acque dilavanti, i fenomeni di ruscellamento, i torrenti non più contenuti, i ribaltamenti a catena dei muri a secco, i conseguenti fenomeni franosi. Una volta le numerose famiglie contadine, presenti sul territorio 24 ore su 24, rappresentavano un formidabile presidio, la più efficace e sicura difesa del suolo, poiché in occasione di intense piogge il contadino, i figli, le donne, i nonni, correvano sui terreni a dividere le acque, a deviare, a confluirle nei torrenti, ad arginare, armati di pale, zappe, picconi e di un sacco a cappuccio in testa per ripararsi dalla pioggia, così da rendere l'acqua praticamente inoffensiva.
Caduti poi uno o più muri, si procedeva al più presto, magari l'indomani alle ricostruzioni, con quelle abilità che erano ormai proprie di questa gente, e che ormai si sono praticamente perdute.
Da una barca si può osservare che purtroppo esistono anche fenomeni franosi che interessano l'ossatura rocciosa di taluni versanti, come sta succedendo sotto l'abitato di Fossola ove, a causa anche della diffusa fratturatine delle rocce, sono in atto poderosi scoscendimenti nel substrato delle arenarie, per cui intere zolle della montagna si stanno staccando.
Nel Seno di Canneto e nel Seno di Fossola i fenomeni franosi invece più concentrati, e convergono lungo direttrici di massima pendenza che coincidono con precipiti canaloni, ai piedi dei quali periodicamente vengono scaricati conoidi di materiali detritici, che poi le mareggiate provvedono a distribuire lungo le strette spiagge che si trovano alla testata delle baie.
In pieno inverno con  giornate particolarmente limpide e serene, da Tramonti si possono godere dei panorami grandiosi, che ci presentano a ponente la catena delle Alpi Marittime innevate, le montagne del Savonese e del Genovesato, e ovviamente quasi tutto l'arco ligure, mentre a levante la prosecuzione della costa fino alle isole  Palmaria, Tino, Tinetto, e, talora sul fondo in mezzo al mare alcune isole del Tirreno:
A conclusione, questo splendido paesaggio agrario terrazzato di Tramonti, con le sue piccole borgate, le baie, i promontori e le falesie a picco sul mare, potrà essere apprezzato in pieno se andremo a visitarlo in dettagli a piedi percorrendo i suoi sentieri, e con una barca, costeggiando per vedere i particolari, e poi al largo per le visioni di insieme, sperando infine di salire in cielo per uno splendido volo con l'elicottero, che ci regalerà una visione straordinaria ed indimenticabile di questa bellissima parte.

 

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Ultimo aggiornamento: 02-03-08