IN COMPAGNIA DI UNA COPPIA DI
LIUTAI
di Gianna Del Nevo
Ostaìa ca' mea
Oggi mi trovo con degli
amici ospite nell'accogliente cantina del Sig. Enrico Canese a Campiglia.
Il posto si chiama "Ostaìa ca' mea" e dopo aver assaggiato il
vino locale ci viene conferito il diploma d'onore di "capitani di
lungo sorso". Sono qui ad intervistare una coppia di liutai.
Infatti Gaspar Borchardt
e Sibylle Fehr costruiscono violini. Questa arte è per me quasi
sconosciuta e sono contenta con questa intervista di apprendere alcune
nozioni sull'argomento.
Dal vostro cognome e accento si
capisce che non siete di origine italiana. Da dove venite?
Dalla Germania, anche se
Gaspar è nato in Cile. La nostra residenza attuale è a Cremona, così
come il nostro laboratorio di liutai. Da quattro anni abbiamo un
piéd-a-terre a Campiglia dove oltre a godere delle bellezze del luogo ci
dedichiamo qualche volta al nostro lavoro. Proprio l'anno scorso Sibylle
mi dice che ha finito di realizzare un violino che hanno chiamato "il
campigliese" venduto a un musicista cinese.
Ma in cosa consiste la
particolarità del violino?
A differenza di altri
strumenti come ad esempio il pianoforte (che produce appunto un suono o
piano o forte) il violino può arrivare a riprodurre quasi la modulazione
della voce umana e quindi toccare più nel profondo l'ascoltatore
suscitando vere emozioni.
Mi potete dire con che materiali
viene costruito?
Il legno per il fondo,
le fasce laterali e la testa è quasi sempre di acero e il migliore viene
dalla Bosnia. Il legno per la tavola superiore che è la più importante
per la quantità di voce è abete rosso che troviamo in Italia, in Val di
Fiemme. Andiamo personalmente a scegliere i materiali che ci occorrono.
Le corde al tempo di Stradivari erano di budello di capra; ora sono di
perlon (nylon) rivestite di argento, alluminio e acciaio. Per un buon
violino occorre un perfetto equilibrio tra forma, bombatura, spessore e
materiali (legno e vernice).
Ma si può considerare il violino
uno strumento musicale popolare o piuttosto d'elite?
Certo, dipende dal
contesto nel quale si suona. Ad esempio Sibylle a Cremona ha recuperato
vecchi spartiti di musica popolare del posto e formato un gruppo
folcloristico che suonava vari strumenti fra cui anche il violino. Una
cosa di questo tipo si potrebbe fare anche da noi qui in Liguria
riscoprendo le canzoni popolari di un tempo.
Come siete arrivati a fare questo
lavoro così particolare?
Per quanto riguarda
Gaspar per tradizione di famiglia da parte materna. Dice Gaspar che già
a sei anni si è innamorato del suono del violino e in più gli piaceva
molto scolpire il legno. Da grande ha poi frequentato la scuola
internazionale di liuteria che è a Cremona. Sibylle invece suonava il
violino da ragazzina. Da grande poi é capitata a Cremona e ha lavorato
per qualche tempo in una bottega artigiana di liutai. Cremona è la città
in cui il violino è stato inventato nel 1540. In trent'anni di lavoro
abbiamo prodotto circa 300 violini venduti in tutto il mondo. Per
costruire un violino occorre circa un mese di lavoro.
Ho terminato
l'intervista e ci salutiamo. Vedo in loro una serenità e una passione
verso il loro lavoro. Gaspar mi dice che sull'argomento ci sarebbero
tante altre cose interessanti da dire... chissà se ci saranno altre
occasioni di vederci caso mai anche invitando Sibylle a suonare il
violino a Fezzano.
Tratto da:
www.il-contenitore.it
TRA CERAMICHE, ACQUARELLI VALORI
di Gianna Del Nevo
La persona che oggi
intervisto si chiama Simone Lyon. E' inglese, ha vissuto in Scozia
venticinque anni e da quattro possiede una casetta e un laboratorio per
lavorare a Campiglia.
Simone, da dove viene
la tua arte?
Ho ereditato la passione
da mio padre che era scultore. E mio nonno pittore. Fin da bambina
facevo quadri e sculture in ceramica. Ricordo che avevo otto anni e mio
padre aveva organizzato una mostra. Vendetti il mio primo quadro prima
di mio padre. Fu una bella soddisfazione.
Poi, da grande?
Ho frequentato la scuola
di scultura a Londra e conseguito la laurea. Poi ho cominciato a creare
opere in ceramica. Preferisco fare oggetti piuttosto grandi.
Da quando ho casa qui a
Campiglia mi sono dedicata all'acquarello su tela. Trovo che in questi
paesi ci sia una luce particolare, differente ad esempio dalla Scozia;
infatti là usavo colori diversi.
E’ difficile fare
acquarelli?
E' una tecnica un po'
particolare, delicata. Non si possono fare correzioni, per cui bisogna
riflettere e capire bene cosa si vuol fare. Lo strato di colore deve
essere sottile, mai pesante.
Hai fatto mostre?
Non sono molto brava dal
punto di vista manageriale, commerciale. Se vendo un quadro mi dà
soddisfazione pensare che c'é qualcosa di me, creato con amore da me
all'interno di una casa. Ho fatto mostre in tutto il mondo; soprattutto
acquarelli (sono più trasportabili) in America, Cina, Giappone, Scozia.
Durante un viaggio in Africa, una permanenza di tre mesi perché mio
marito é ricercatore e l'ho seguito nel suo viaggio, ho realizzato delle
sculture.
Quindi viaggi molto?
Sì, e credo che sia una
gran fortuna perché il mondo é pieno di posti bellissimi. Purtroppo
spesso la mentalità dominante è quella del possedere auto potenti,
grandi televisori e ogni genere di beni materiali. Molti pensano che più
accumulano cose e ricchezze più saranno felici.
Io sono stata fortunata
a nascere in una famiglia di artisti dove i valori per essere felici
sono sempre stati altri.
Tratto da:
www.il-contenitore.it