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Borgo
sul crinale delle colline che chiudono il golfo dalla parte occidentale. In
aperta posizione, domina la costa delle Cinque Terre
con ampi squarci panoramici sulla zona orientale del golfo e sulle Alpi
Apuane.
Da Campiglia la costa scende rapida al mare
con la lunga successione delle Cinque Terre. Ubicato tra la Castellana ed i non
lontani resti megalitici del Monte della Madonna (Biassa) è probabile che il
borgo sia la continuità di un insediamento preromano. (foto veduta aerea)
OTTOCENTO ANNI DI STORIA DI CAMPIGLIA.
981 -
Un toponimo "Campiglia" appare in un diploma dell'imperatore Ottone II, ma
incerto se si riferisca a questa
località. Viene comunque indicata
quale località “de piscatione et venatione” (pesca e caccia).
1185 - (29
Luglio) - Il castello di Campiglia è riconosciuto da Federico I di Svevia
appartenere al Vescovo di Luni.
Questo venne costruito probabilmente dal vescovo di Luni nel XII secolo, durante
il periodo nel quale i vescovi si preoccuparono di fortificare i territori posti
sotto la loro giurisdizione, per difenderli dalla cupidigia sia dei marchesi
Malaspina, sia della repubblica di Genova.
La costruzione è citata una seconda volta, nello stesso modo, nel Febbraio del
1191, nell’atto nel quale l’imperatore Enrico VI riconfermò la sua protezione
sulle terre del vescovo di Luni. Dopo questo atto il castello non appare più in
alcun documento. Con molta probabilità, il vescovo perse ben presto questa
terra, essendo essa nel XIII secolo, ormai incuneata nel territorio posto sotto
l’influenza
o sotto il dominio diretto di Genova.
1231 - (15 Luglio) Papa Gregorio IX
attribuisce al monastero di San Venerio del Tino le terre
dell’Abbazia e la metà delle
decime di Campiglia.
1326- Prima notizia della Chiesa di Santa
Caterina di Alessandria in Campiglia, questa prima cappella dedicata alla Santa
la cui immagine, in rilievo di pietra, collocata successivamente nell’apposita
piccola nicchia, sopra l’altar maggiore è, a sua volta attorniata da un
pregevole quadro grande riproducente l’Annunciazione e S. Caterina con ai lati
S. Martino e S. Giovanni Battista.
1470-1471 - Detta chiesa risulta dipendente
dalla chiesa plebana di Marinasco. A quest'epoca risale la costruzione del coro
tutt'ora esistente. L'impianto attuale della Chiesa è del Secolo XVIII quando
ebbe la nomina a rettorato, in seguito, molte sono state le aggiunte ed i
rifacimenti. Ma la facciata ed il campanile (1883) sono di questo secolo.
Diviene parrocchia staccandosi da Biassa.
1838- Dell'antico castello non resta che il
nome usato per denominare un sito del paese dove però non c'è traccia di rudere.
Così anche le antiche case sono state via via rimaneggiate e le facciate sono
scomparse sotto gli intonaci recenti. L'abitato di Campiglia, che adesso
costituisce il più elevato ed il più piccolo dei quartieri di La Spezia (metri
405 sul livello del mare e poco più di un centinaio i residenti) iniziò a
sorgere sul crinale che unisce il monte Castellana al monte Coregna, ambedue
particolarmente impervi, quando lo scelsero come rifugio pressoché inaccessibile
a gruppi armati, alcune famiglie giunte dal mare, per sfuggire a scorribande
piratesche. Campiglia costituisce infatti uno splendido osservatorio per poter
avvistare naviglio veleggiante in mare aperto o nelle acque racchiuse dei golfo.
Quando la popolazione si accorse che in caso di prolungato assedio,
in caso di guerra, erano necessarie riserve alimentari, cominciò a
dedicarsi all'agricoltura, cominciò l'adattamento a cultura dei fianchi rivolti
al mare sia del monte Castellana come del monte di Coregna, come dell'intero
territorio denominato complessivamente "Tramonti" . Le Coste del Monastero di S.
Venerio dell'Isola del Tino indicano che questo processo di acculturazione delle
terre dell'Albana e del Persico si deve anch’esso ai religiosi benedettini di
quel monastero. Esso poi prende più vigore e più ordine nei secoli XIV e XVI.
Ebbero quindi gloria, ricchezza e potenza in La Spezia i famosi ammiragli usciti
dalla famiglia dei Biassa che traeva il nome dal natìo loco in cui Campiglia era
considerata non più che un'appendice. Sotto la guida di codesti Signori le
popolazioni dei borghi montani iniziarono la costruzione dei muri a secco, che
ancor oggi costituiscono la più gigantesca opera civile che connota come
incomparabile il paesaggio di tutto il promontorio che ad ovest delimita il
Golfo, e dalla terraferma sino a Portovenere. Fa parte della storia sociale di
Campiglia il fatto che i suoi abitanti, che al principio del '900 superavano
ancora le 400 unità appartenessero tutti a due soli casati: quello dei Canese e
quello degli Sturlese. La progressiva rottura dell'isolamento ha evidentemente
variato questa nota, anch'essa condivisa con Biassa, dove è ugualmente limitato
il numero dei casati sino al limitare dell'epoca moderna.
SUL TOPONIMO CAMPIGLIA
La prima citazione del toponimo si ha in un atto dell'imperatore Ottone II,
redatto nel 981, 18 Luglio, indizione 9: "etiam Campilia cum piscatione et
venatione sua". L'atto è riportato nel Regesto del Codice Pelavicino, curato dal
Prof. Michele Lupo Gentile (Atti della Società Ligure di Storia Patria, Genova,
1912). La citazione pone alcuni problemi, perché le due successive citazioni del
1185 e del 1191 richiamano una località prossima, nella sequenza documentale, a
Carrara: "castrum Campiliae et curtem Cararie". Il Volpe non si pone questo
problema e nel suo studio a titolo "Toscana medioevale " (Sansoni, Firenze,
1964) cita il castello di Campiglia "dominante il golfo della Spezia" ed
il castello di Campiglia "sopra Portovenere" . Più sicure sono le citazioni che
si rinvengono nel Cartolario del Tino, giacente presso l'Archivio di Stato di
Torino, pubblicato da Giorgio Falco. In atto del 1161, mese di Giugno, Guiscardo
da Vezzano vende al Monastero di San Venerio del Tino una porzione della terra
di Albana. Vi è citato il toponimo Serra de Persico (serra = passaggio in alto).
In atto del 1214, 17 Ottobre, Bornazono e Balzano, signori di Carpena, concedono
al Monastero di San Venerio del Tino tutti i loro diritti sulla terra di Albana:
"totam parte nostra terre Albanne, silicet duas partes sextedecime partis totius
terre Albane, et omne ius, ationes, quod et quas in tota terra Albanne habemus,
et raciones utiles et directas, realles et personales infra has coherencias: a
costa de Persico versus Mucolunum". In atto del 1231, 13 Luglio, indizione III,
si legge: "terra de Albana, de Avernano, de Monte Bartario, medietatem decimarum
de Portuveneris et de Campiliis….". In atto 1275, si legge: "cui terre coheret
ab uno latere Capud Rubeum versus Albanam…" ed è la prima volta in cui viene
citata la costa detta delle "Rosse". Sia il Persico sia Albana sono toponimi di
natura sacrale, rispettivamente "pietra altare" e "luogo alto dove si offrono le
carni", e sono di origine pre-romana. Persico è chiaramente di origine
tosco-umbra (persklum). Albana è di origine indo-europea (apporto uralo-altaico
?) mentre Campiglia è chiaramente un toponimo di origine latina (campilia neutro
plurale collettivo) e significa " terre di proprietà comune destinate a
coltivi".- |
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