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CURIOSITA' E ANEDDOTI
Con il trascorrere degli
anni, Campiglia é stata attraversata da una progressiva ma radicale
trasformazione: gradatamente si va perdendo anche la cultura della vite che
ha accompagnato i Campigliesi nella loro storia di agricoltori, costituendo
il livello più nobile del loro lavoro. La nostra storia dice che i vigneti
disposti così mirabilmente a terrazze venivano lavorati con molta fatica,
fino al limite del possibile, con gesti sempre uguali nel tempo, seguendo i
cicli stagionali. La consuetudine del vignaiolo di Tramonti al lavoro
quotidiano, ha fissato nelle diverse epoche nozioni raccolte
dall'esperienza, generando la cultura contadina Campigliese. Quella cultura
che documenta il modo di vivere duro ma civile della nostra piccola Comunità
paesana.
Anche il dialetto si evolve. Ce ne rendiamo conto parlando con persone
anziane che pronunziano qualche parola fuori uso. Sono parole ed espressioni
legate ad un modo di vita che non c'è più: sono parole che muoiono. Mentre
le cose di ieri diventano oggetti da museo e da memoria, le parole
scompaiono. Al dialetto sono legati stili di vita, affetti, tradizioni che
ci possono difendere dallo sradicamento e dalla frattura con il passato. Il
dialetto è una lingua, un mondo entro il quale ci ritroviamo tutti ed ha una
sua coerenza, una sua logica, una sua bellezza ed è molto importante
continuare a parlarlo. Ogni comunità ha una
propria lingua che è parte integrante della sua storia, i dialetti infatti
hanno avuto origine e si sono evoluti di pari passo con la cultura locale:
devono essere considerati le lingue dei nostri avi e, come tali, anche un
patrimonio prezioso da salvaguardare. In
un’epoca caratterizzata dall’omologazione culturale il diritto alla
differenza si sostanzia anche nel diritto alla propria lingua e al proprio
dialetto, in definitiva alla salvaguardia del proprio patrimonio
linguistico.
La parlata dialettale, rimasta per secoli nella sua vecchia, stratificata e
consolidata immobilità, ha fatto il suo tempo.
L'evolversi della vita moderna porterà certamente una trasformazione del
dialetto che abbiamo parlato da bambini.
Certamente, se non ancora il dialetto, la vecchia cultura orale e popolare
sta sparendo. Dimenticare o
relegare in un angolo della propria mente un patrimonio di suoni, emozioni e
memorie che è legato ai primi anni di vita, significa rinnegare le proprie
radici e rinunciare al piacere di comunicare con amici, paesani e
corregionali su una lunghezza d’onda unica, che accomuna tradizioni e
memorie di un passato sognato ed agognato. Non solo, nel
campo letterario molti hanno evidenziato che innumerevoli scrittori del
passato e moderni hanno trovato nel dialetto ispirazione e la lingua
originale si è rivelata un medium per le loro espressioni artistiche, mentre
la letteratura italiana si è arricchita attraverso i lavori teatrali della
Commedia dell’Arte, le commedie in veneziano di Carlo Goldoni, Angelo Beolco
detto Ruzante, Carlo Porta, Gioacchino Belli, fino ai fratelli De Filippo,
Dario Fo, Pier Paolo Pasolini e Franco Loi, solo per menzionarne alcuni.
Riteniamo pertanto che queste pagine, che cerchiamo di tenere vive sul Sito,
siano la concreta testimonianza, che vogliamo affermare e mantenere la
nostra identità di Campigliesi, pubblicando continuamente materiale di
prezioso valore documentario, comprendendo testi ed immagini di natura
storica, culturale, folkloristica.
Ci pare di aver raccolto abbastanza; invitiamo però tutti ad aiutarci nello
scopo, per rendere il Sito il più ampio e completo possibile.
Quello che è rimasto lo porta via, silenziosamente, con sé, ogni vecchio che
se ne va.
MARE DEL PERSICO 25/12/2009
Ecco un temerario, da non imitare, che il giorno
di Natale ha deciso di farsi una "nuotatina" ...
Giudicate VOI.
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