Storia Antica

10-06-12

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Storia antica della zona

comitato

STORIE ANTICHE DEL TERRITORIO


A cura dell’Ing. Sergio Berti

Studioso di Archeoastronomia

Il recente ritrovamento di una probabile iscrizione in greco antico sotto il paese di Campiglia nei pressi dello scoglio Ferale ci fa pensare che la nostra costa non fosse poi sconosciuta nemmeno 2500 anni fa. Dai primi esami preliminari, la iscrizione sembra attribuibile al V secolo a.C. (greco ionio di Alicarnasso, secondo Italo Pucci) e quindi in pieno dominio etrusco nel mare Tirreno. Perché mai questa presenza greca sulla nostra costa?. Le colonie greche più vicine si trovavano nei pressi di Napoli (Cuma) e nell’attuale territorio francese (Nizza, Antipolis, Marsiglia), dopo l’abbandono forzato di Alalia (Aleria) in Corsica, a seguito della sconfitta subita ad opera degli etruschi e cartaginesi nel 540 a.C. Il Mar Tirreno era sotto il controllo degli etruschi, ma tuttavia il percorso più breve, per i naviganti greci che da Cuma volevano raggiungere Nizza o Antipolis, doveva passare tra la Corsica e l’Etruria. Non era quindi possibile per loro trovare approdi sicuri in territorio etrusco, anche solamente di tipo tecnico (rifornimento di acqua ad esempio). A Sud di Livorno sicuramente utilizzavano delle piccole insenature o spiagge non facilmente accessibili dalla terra, dove sostare temporaneamente senza subire ritorsioni, da parte degli etruschi. Ma da Livorno in su, vista l’accessibilità della costa dell’entroterra, le uniche soste erano possibili solamente nell’area spezzina. Forse non era opportuno entrare nel golfo o nei pressi di Portovenere, tra la Palmaria e la terra ferma, a causa della probabile presenza di navi etrusche e di conseguenza la prima costa impervia, poco accessibile dall’interno e con presenza di acqua potabile, era quella sotto Campiglia, nei pressi dello scoglio Ferale. Non è da escludere che a dispetto del litorale non favorevole, si fosse sviluppato un piccolo flusso commerciale con le popolazioni liguri dell’interno, nonostante il controllo etrusco, vista anche la presenza di ceramica fine nell’area votiva sulla sommità del monte Dragnone. E’ nota la presenza di ceramica greca in altri luoghi della Liguria e quindi di una attività commerciale, senza che ciò avesse comportato la necessità di fondare insediamenti come nel Sud dell’Italia. Nella necropoli romana di Via Giulia a Genova; databile fra il V secolo a.C. ed il III secolo a.C., è stata trovata molta ceramica di importazione e di produzione Attica e della Magna Grecia. La toponomastica di alcune nostre località confermerebbe una frequentazione greca; ad esempio il nome del monte Parodi potrebbe derivare dal greco  "Parados" (valico) ed in effetti nei pressi della cima, si trova il valico (vicino all’osteria del paradiso ed ai ruderi di San Martino vecchio); anche lo stesso nome di La Spezia potrebbe derivare dal greco “Aspidia” (scudo, riparo, ricovero di imbarcazioni). La costa sotto Campiglia e lo scoglio Ferale potevano essere un punto di riferimento importante per raggiungere Nizza ed Antipolis evitando di navigare costa-costa lungo l’arco della Liguria. La rotta da un estremo all’altro della Liguria, in mare aperto, poteva essere possibile utilizzando come riferimento alcune montagne dell’Appennino Ligure e delle Alpi Marittime. Per quanto riguarda un’ulteriore ipotesi che l’iscrizione possa essere “messapica” e quindi di un alfabeto derivato dal greco, la tesi proposta è sempre sostenibile poiché le navi provenienti dalla Grecia, prima di attraversare il canale di Otranto, si concentravano a Corfù. Approdavano poi sulle coste della Messapia, dove non era improbabile che potessero imbarcare anche dei marinai Messapi ed uno di questi potrebbe essere l’autore dell’incisione. Per quanto riguarda il significato dell’incisione, al momento è molto difficile fare ipotesi. La stessa è stata segnalata alla soprintendenza ai beni archeologici della Liguria ed al Prof. Mennella, noto epigrafista dell’Università di Genova con la speranza che non si riveli come l’iscrizione fenicia di Parayba, in Brasile. Vennero trovate scritte che facevano riferimento ad un gruppo di navi che facendo la circumnavigazione dell’Africa erano state portate dalla tempesta in Brasile. Accertamenti successivi dimostrarono che erano false.


NUOVE SCRITTE FENICIE SOTTO CAMPIGLIA

A cura dell’Ing. Sergio Berti.

Studioso di Archeoastronomia.

Il ritrovamento di alcune iscrizioni in greco antico, scolpiti sotto il paese di Campiglia, tra Portovenere e Riomaggiore ha spinto i ricercatori in un’indagine più approfondita per capire meglio i motivi di antiche presenze in una zona così impervia. Le indagini hanno portato a nuove scoperte che confermano un interesse degli antichi Fenici per la nostra area, già ipotizzato dal Dott. Carlo Clariond in uno studio comparso in una rivista specializzata. Venivano prese in considerazione le tre isole antistanti la costa, di cui la mediana aveva in antico il nome Tyro. Nei pressi delle presunte iscrizioni in greco antico, ne è stata trovata un'altra che al momento appare molto enigmatica poichè è formata da caratteri che non appartengono né all’alfabeto etrusco né a quello celto-ligure, né a quello greco. Da un primo esame sembrerebbe appartenere ad un alfabeto fenicio, anteriore all’ottavo secolo avanti cristo. L’iscrizione da leggere da sinistra verso destra, è formata da sei lettere che potrebbero appartenere ad un alfabeto fenicio, nella forma monumentale, come nelle stele di Nora o nel sarcofago di Ahiram. Sono infatti presenti due lettere tipi ”GIMEL”, un "MEN", un “SAMEK”, un “AYN”. La sesta lettera potrebbe essere un “TAW” oppure un “QOF”. L’iscrizione non presenta vocali, come già noto nelle epigrafi e stele fenice, poiché la “scrittura fenicia” più che un alfabeto era in pratica una scrittura sillabica compendiaria dove i singoli segni rappresentavano solamente delle sillabe che il lettore doveva completare con le vocali, per leggere la parola nel modo corretto, la modalità di scrittura fenicia non sarebbe adatta per le nostre lingue indoeuropee che non hanno radici esclusivamente consonantiche. E’ probabile quindi che i fenici durante i loro viaggi di esplorazione nel mediterraneo si siano fermati nell’area spezzina, attratti forse dalla presenza del Golfo e delle tre isole (Palmaria, Tino, Tinetto) e quindi in un ambiente molto simile a quello delle loro future colonie sarde e siciliane. Probabilmente il Golfo pur avendo i requisiti idonei per la fondazione di una colonia, non è stato ritenuto interessante per la mancanza di metalli preziosi e per l’assenza di popolazioni in grado di acquistare le loro merci. Gli unici toponimi della nostra zona che potrebbero essere di origine fenicia sono il già citato Tino (Tyro secondo il Dott. Clariond) e Cottone, nei pressi di Ameglia (secondo il Prof.Calzolari). La presenza di presunte iscrizioni fenice e greche sotto Campiglia, nei pressi dello scoglio Ferale fanno ipotizzare che questo tratto di costa fosse un punto di riferimento e di passaggio obbligatorio per la navigazione nella parte alta del mar Tirreno, sulle rotte verso la Liguria occidentale e la costa della Provenza,  per una serie di motivi che elenchiamo: Correnti marine favorevoli durante tutto l’anno, presenza di sorgenti di acqua potabile sulla costa al livello del mare, possibilità di riparo, dai venti forti e dalle tempeste dietro le isole o nel golfo, disponibilità di riferimenti per la navigazione visibili dal mare aperto (l’Isola della Capraia è allineata Nord-Sud con le Rocce Rosse. Dal canale di Corsica è possibile navigare a vista e giungere alle nostre coste utilizzando come riferimento capo Corso, l’isola della Capraia, l’isola della Gorgonia e le Rocce Rosse, le grandi pareti rocciose nei pressi del paese di Campiglia ed infine lo scoglio Ferale, da un pennone alto circa dieci metri le cime delle montagne delle Alpi Marittime da utilizzare, come riferimento per veleggiare dall’altro lato della Liguria evitando la navigazione costa-costa. L’augurio degli studiosi è che le iscrizioni scoperte, attualmente in fase di studio da parte di una equipe di esperti si rivelino autentiche poiché ciò consentirebbe di inserire, a pieno titolo, l’area del golfo spezzino nel contesto delle prime esplorazioni del mare Mediterraneo da parte dei più antichi navigatori.
 

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Ultimo aggiornamento: 04-06-03