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LETTERA DA MARINELLA
Luglio 2000 - "Marinella" MARINA STURLESE ci ha inviato questa lettera che integralmente pubblichiamo.
Sono grata all'amico Piero Lorenzelli che, grazie all'amore che lo lega al suo luogo di origine, ha aperto un sito Internet affinché questo angolo di paradiso, Campiglia, sia conosciuto a tutti quelli che, sempre più numerosi, vi navigano. Ho sentito quindi il bisogno di unirmi a lui perché, anche se io non vi sono nata (il luogo non è importante, del resto mi considero cittadina del mondo), ho la fortuna di "vivere" in questo borgo. Il mio cognome è Sturlese, qui ho le radici paterne ed i ricordi di un'infanzia bellissima, ricca di vendemmie e di pigiature di uve nei tini, di falò nelle aie per San Giovanni, di battiture del grano per separarne i chicchi, del canto delle cicale, tutte cose che per me, abituata alla città per buona parte dell'anno, erano il segno di libertà che aspettavo ogni volta, con ansia. Così, finita la scuola, fin dalle elementari, mia madre mi accompagnava dai nonni, al Castello; quel "castello" di cui si è detto siano spariti anche i sassi, ma non è certo, i cosiddetti "castellani" , gli Sturlese a cui apparteneva anche don Giò Batta, lo stesso che è sepolto nella Chiesa di Santa Caterina, vivevano e vivono in queste case collegate tra loro, formate da più piani, da stanze che si rincorrono, terrazze che formano archi, corridoi costruiti sui "volti" e scale anguste che si affacciano sull'aia principale ove sorge la Chiesetta, da anni sconsacrata ma di cui è visibile ancora il sito della campanella che, chi avrebbe chiamato se non i castellani? e, volendo ben vedere, alla base dell'insieme, un contrafforte sostiene le "mura". Erano veramente altri tempi ! Mio nonno aveva un fratello e sei sorelle che, spose, si sparsero nei vari quartieri, perché questo piccolo borgo ne è ricco: il castello, la cavana, la costa, il fransadoe, il passo, il paiolo, il canale, il codemin, il piazzale e la croce dove, tra l'altro, io ora vivo e così, grazie alle sei prozie, sono imparentata con la maggior parte degli attuali abitanti.
Ma i miei ricordi sono ancora altri; il nonno ed il Chioso e quanta era la sua fatica per coltivare questi fazzoletti di terra rubata alla roccia e che sono arrivati fino ad oggi solo perché "noi" il territorio lo abbiamo voluto mantenere, anche grazie a quei pochi che ancora resistono, perché di resistenza si tratta, resistenza a tutte le calamità naturali e non, e tra queste ultime metterei quei " bellissimi " animali che sono i cinghiali, quei pochi, dicevo che, se lo avessero abbandonato quale territorio da salvare avremmo potuto consegnare all'UNESCO ? Ed ora, dopo i ricordi, le sensazioni di oggi ! Ho la fortuna di avere amici ovunque, alla maggior parte di loro ho fatto conoscere Campiglia , la magicità di alcuni luoghi, l'energia che si respira, il magnetismo che è palpabile, perché è ormai certo che questo borgo è sorto sull'incrocio di poli magnetici e le "are" sacre ritrovate in vari luoghi lo dimostrano; ho dato loro modo di ascoltare il silenzio di notti magiche, là, sulla punta del " telemetro "con la luna piena sul mare e la Chiesetta di San Pietro ai loro piedi, con nelle
narici il profumo dei pini e del mirto ed all'orizzonte le lampare a pesca di
acciughe. Grazie Campiglia, la mia casa è il mio guscio ove ritorno sempre volentieri, il giardino, la
terrazza e le finestre sul golfo, dove si stagliano i "monti della luna" , sono il particolare e l'immenso e la totalità di un posto che si riassume in un profumo, una sensazione e una luce, tutti racchiusi in un'energia talmente positiva da far sì che io, al mattino, risvegliandomi, sia felice di essere viva ! Concludo con un appello a quei viaggiatori del cuore, non turisti, ma pellegrini, a coloro che sanno esiste una geografia della mente, dove l'uomo si riconosce, a loro dico: continuate a venire a Campiglia !
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