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LABORATORIO  PER  LO  ZAFFERANO 

  

 

 La realizzazione della struttura è negli obiettivi dell’associazione locale che ha investito nell’”oro rosso”

Dal quotidiano “La Nazione” del 18 Dicembre 2004, a firma di Luciano Bonati. 

I prodotti di nicchia tirano e così l’Associazione Campiglia, anche sulle ali del recente successo ottenuto alla rassegna agroalimentare, punta non soltanto ad incrementare le nuove colture, ma anche a procedere autonomamente nelle fasi di lavorazione, sino al raggiungimento del prodotto finito ed alla sua confezione. A tale riguardo, è stato fissato un incontro con il Sindaco della Spezia, Giorgio Pagano, per definire le procedure atte alla realizzazione di uno specifico laboratorio. Seppure in forma ridotta, ricalcherà quello che il Parco nazionale delle Cinque Terre ha da poco tempo attivato presso il centro escursionistico “Monesteroli”, sulla strada litoranea al bivio per Fossola.  Zafferano, marmellata di fichi d’India, olio di lavanda e rosmarino condito sono andati a ruba all’Agroalimentare. Trova dunque la strada spianata lo zafferano della stagione 2004 appena chiusa. Quest’anno la produzione si avvicina al traguardo di un chilo di stimmi essiccati (150/180 fiori per ottenere un grammo “d’oro rosso”). Comincia ad essere un bel patrimonio, considerato che lo zafferano puro, come appunto quello col marchio di Tramonti di Campiglia, raggiunge quotazioni alte.  A seconda della confezione ( bustina, vasetto di vetro od orcetto di terracotta) il prezzo varia infatti da 15 a 20 euro al grammo. Record personale per Maria  Sturlese, che ha raccolto ben 27 mila fiori in un paio di suoi poderi un tempo occupati dalla vigna. Un bilancio soddisfacente, che ha spazzato le giustificate paure del contadino legate alla condizione climatica. La fioritura era infatti  in forte ritardo, tanto che si temeva ormai la perdita del raccolto. Invece è stata messa in moto dai primi freddi ed è durata più a lungo del solito. Questo non soltanto a Campiglia, ma nelle ben più estese e note aree italiane dove lo zafferano viene coltivato. Un fiore, dunque, imprevedibile, legato ai capricci del tempo. Così come l’anomala fioritura, alla fine, ha premiato generosamente i coltivatori, altrettanto si spera possa fare il bulbo ancora interrato, che come è noto si moltiplica. Pure il suo costo, intanto, lievita. Un quintale costa ormai 3 milioni e mezzo delle vecchie lire. Ma Campiglia non ne compera più. S’è fatta un proprio vivaio.

 

 

PESTO, LA PRODUZIONE “QUADRUPLICA” E ORA STANNO DECOLLANDO LE SALSE

 

Il Parco nazionale delle Cinque Terre è al lavoro per il recupero ambientale del territorio e la valorizzazione dei prodotti di qualità.

 Articolo su “La Nazione” del 21 Novembre 2004, a firma di Luciano Bonati

  RIOMAGGIORE. Pesto, salse con capperi ed olive, salse con le acciughe di Monterosso ed i peperoni del Corniolo, salsa aromatica di pomodoro, marmellata di limoni, lavanda, limoncino, liquore d’erbe selvatiche, liquore di corbezzolo e more. E’ la varietà dei prodotti presentati dal Parco nazionale delle Cinque Terre ed alcuni sono strettamente di stagione. Come il pesto. La raccolta del basilico sulle fasce alte del Corniolo e nel solco di Tramolino di Riomaggiore volge infatti al termine e può concretizzarsi in cifre, poiché il basilico, appena colto, viene subito lavorato e confezionato. E’ infatti la freschezza ad incidere fondamentalmente sulla qualità del prodotto. La produzione di pesto è quadruplicata rispetto al 2003, quando furono confezionati 11 mila vasetti. Le colture saranno ulteriormente estese nel 2005. Dopo il pesto, fra i prodotti tipici più interessanti spicca una marmellata ottenuta con limoni biologici coltivati a Monterosso.  I primi 2000 vasetti sono andati a ruba. “Un prodotto da pasticceria” viene definito dall’agronomo responsabile dei progetti, Claudio Patrucco, che con altrettanta convinzione decanta le doti di una salsa aromatica ottenuta da una varietà di pomodoro asciutto, a forma di pera: “Più che una salsa, è una crema da spalmare sul pane”. Nell’area di Torre Guardiola è avvenuta la prima raccolta di lavanda, per ora quantificata in 2 soli chili, però aumenterà presto, poiché si prevede di mettere a dimora, nel breve termine, duemila piantine. Sulla scia del successo di un liquorino misto d’elicriso, timo, mirto, lentisco e menta selvatica; intanto, se ne prepara uno fatto esclusivamente di fiori. Sul fronte di Tramonti di Campiglia, il Parco è impegnato pure nella coltivazione dello zafferano in recuperate fasce terrazzate che erano circondate dal bosco. Preoccupava il ritardo del raccolto, dovuto evidentemente a condizioni climatiche, ma con l’arrivo del primo freddo i fiori hanno preso a sbocciare.

 

LO  ZAFFERANO METTE LE RADICI NEL PARCO DELLE CINQUE TERRE

I fiori prossimi a sbocciare sperando nella clemenza del meteo.

Oggi la festa campestre a Campiglia 

Articolo sul giornale “La Nazione” del 14 Novembre 2004, a firma di Luciano Bonati 

Tra i frutti di stagione spicca lo zafferano, con centro di produzione a Campiglia. L’esperienza è stata avviata dall’Associazione Campiglia e ripresa, nello stesso territorio campigliese, dal parco nazionale delle Cinque Terre. Se i risultati sono stati sinora incoraggianti, l’annata 2004 genera non poca preoccupazione. Il fiore non sboccia ancora e tale ritardo, nell’eventualità del protrarsi delle sfavorevoli condizioni meteo, può avere gravi ripercussioni. A Campiglia, in ogni caso, non si rinuncia alla “festa dello zafferano”, programmata in questo week end. Ieri è stata effettuata una visita guidata ai campi di zafferano attraverso la recuperata Via Provinciale ed i suoi raccordi verticali con la borgata. Nei locali della Canonica, sono stati esposti i prodotti tipici locali: marmellata di fichi d’India, lavanda e rosmarino condito. L’esposizione durerà per tutta la giornata odierna. E’ stato intanto annunciato che, oltre alle confezioni di zafferano in bustina ed in orcetto, ne sarà commercializzata una apposita per i ristoranti. I quali, al riguardo, potranno fregiarsi di specifica attestazione di qualità del prodotto: “ Qui si usa lo zafferano puro di Tramonti di Campiglia”

I prodotti dell' Associazione Campiglia

 

Lavanda

 

Rosmarino condito

 

 

 

 

 

 

Da : www.tuttospezia.it

 

Campiglia (12.11.2004) - Domani alle 15, sul piazzale della Chiesa di Santa Caterina, in frazione Campiglia della Spezia, il Parco Nazionale delle Cinque Terre e l’Associazione Campiglia, presenterà la produzione dello zafferano, la cui coltivazione è portata avanti da qualche anno, con risultati incoraggianti, tanto che l’Ente Parco, sulla scia ha intrapreso una propria iniziativa in questo territorio spezzino. Sarà effettuata anche una visita guidata alle coltivazioni e con la presentazione, nei locali della canonica, di confezioni del prodotto ottenuto nell’annata 2003. L’attuale stagione è invece in ritardo ed i fiori non sono stati ancora raccolti. I prodotti dell’anno in corso, esposti anche nella giornata di Domenica, saranno rappresentati dalla marmellata di fichi d’India, dalla lavanda e, per la prima volta, dal rosmarino condito. Interessante il percorso studiato per portare gli escursionisti alla visita delle località dove è in atto la coltura dello zafferano. Nella zona, gli escursionisti, potranno anche percorrere la “ Via dei Banditi” a 250 metri sul livello del mare, grazie al ripristino della storica Via Provinciale dalla Spezia a Genova.

Guido Ghersi

INTERVISTA  A  CINZIA  ALOISINI

Cinzia Aloisini: bilancio di una presidenza

inserito da Arci  La Spezia  il 9 Settembre 2004

Tutta la tua presidenza si è caratterizzata per una strenua battaglia a favore della sopravvivenza del borgo di Tramonti. Per te Tramonti ha un significato simbolico che travalica la sua stessa vicenda ?

Tramonti è un paesaggio unico e bellissimo.


Ai limiti del territorio del Comune della Spezia. Tra Porto Venere e le Cinque Terre. Non più territorio scosceso e impervio e non ancora Cinque Terre colme di turisti.
Una porzione del levante ligure di soli 3 kmq; una piccola parte della Liguria, sconosciuta ai più ma amata con orgoglio geloso da chi la sente parte di sé, della propria storia e della propria cultura.
Gli abitanti di Biassa e Campiglia, infatti, pur non risiedendo su quelle terre, per secoli hanno piegato un territorio naturalmente franoso e occupato dalla macchia mediterranea trasformandolo, con terrazzamenti e muretti a secco, in un terreno coltivabile e fertile da cui potevano trarre il loro sostentamento.
Tramonti ha bisogno dell’intervento umano. Se lasciato al suo naturale sviluppo su questo territorio ritornerebbe assai presto la macchia mediterranea e il bosco, ma contemporaneamente sarebbe cancellato dalla faccia della terra quel meraviglioso e unico luogo, nato e voluto dagli abitanti di quelle zone.
Certo parliamo di un terreno fragilissimo e in parte già compromesso da destinazioni d’uso modificate e dall’uso di cemento, dal cambio delle modalità di vita e di cura ma soprattutto dall’abbandono della coltivazione dei terreni e quindi dalle frane.
C’è dunque bisogno di un ripensamento e di una rivisitazione che siano sostenute da scelte politiche adeguate e coraggiose e confortate da analisi scientifiche serie e approfondite. Insomma Tramonti è una scommessa ma soprattutto può rappresentare un buon esempio di corretto uso e di capace governo del territorio. Tramonti, infatti, chiama in causa sia responsabilità individuali, che sociali e amministrative
Per tutto questo in questi anni, a partire dal 1992, abbiamo promosso con continuità e impegno convegni e incontri con le scuole, prodotto libri e organizzato feste, realizzato mostre e seminari.
Tramonti vive e vivrà se l’amore, la temerarietà e la volontà antica di chi l’ha costruito si trasferirà su noi cittadini attuali spesso superficiali e poco inclini ad affrontare imprese ardue.
Una tipica battaglia Arci: difficile e ricca di idealità. Come potevamo non combatterla?

L’intervista prosegue su altri argomenti.

 

 Tramonti, patrimonio mondiale dell’umanità. 

 23/08/2004 

Pagano: “Per salvare Tramonti le istituzioni devono aderire ad un progetto unitario”

LA SPEZIA - Sintesi dell’intervento del sindaco della Spezia Giorgio Pagano alla Festa della Fossola, organizzata dall’associazione Vivere Tramonti “Tramonti, patrimonio mondiale dell’umanità, è investito da una pluralità di problemi acutissimi: dissesto idrogeologico, accessibilità precaria, abbandono dell’attività agricola, scarsità di servizi.
Per salvare Tramonti e dargli una prospettiva è indispensabile che le diverse istituzioni che hanno competenze in questo territorio e le associazioni che rappresentano i cittadini, agiscano di concerto per elaborare e realizzare un progetto unitario. Il Comune sta esercitando il ruolo di coordinatore: si sono già tenute alcune riunioni e a settembre sarà firmato un accordo di programma. Insomma: tutti attorno ad un tavolo, ciascuno con le proprie competenze e risorse, per definire azioni congiunte. Per ciò che riguarda il dissesto idrogeologico, si procederà ad uno studio generale della stabilità di tutti i versanti, per poi realizzare interventi puntuali nelle zone più critiche.
Intanto partiranno nei prossimi giorni due opere molto attese: il terzo lotto dei lavori alla “Fossola” (importo 413mila euro) che ripristinerà la viabilità a mare dell’abitato della Fossola; e i lavori per contenere il movimento franoso nella località Persico di Campiglia (importo 154mila euro).
Relativamente all’accessibilità ci impegneremo per la manutenzione dei sentieri, l’agevolazione degli accessi dal mare, il potenziamento delle monorotaie, la realizzazione di una strada interpoderale a quota 300 m. s.l.m..
L’accordo di programma, inoltre, prevederà il sostegno a chi lavora la terra e il recupero delle zone incolte, come sta già avvenendo nelle Cinque Terre, nonché l’incremento dei servizi, a partire dall’arrivo dell’acqua. A tal proposito informo che nei prossimi giorni, grazie ai lavori Acam, anche alla Fossola arriverà l’acqua potabile; e che l’acqua è già arrivata nella Palestra nel verde, rendendo così possibile anche l’attivazione dell’impianto antincendio. Un ringraziamento, infine, all’Arci e a tutte le associazioni di Tramonti per il loro costante ruolo di stimolo e di sollecitazione nei confronti del Comune e di tutte le istituzioni competenti.

 

FICHI  D’INDIA DI TRAMONTI

 

Coltura sperimentale promossa dalla Regione

 

Articolo su “Il Secolo XIX” del 25 Luglio 2004, a cura di Cristina Bertucci

 

Dopo vite, olivo, basilico, zafferano ed essenze aromatiche nel Parco delle Cinque Terre spunta il fico d’India : rosso e giallo. L’iniziativa porta la firma dell’Associazione Campiglia che, a quattro anni dall’avvio della sperimentazione della coltivazione dello zafferano, tenta un altro business : coltivare, nelle terrazze abbandonate a picco sul mare, il gustoso frutto da trasformare in marmellata e da vendere come prodotto tipico del Parco. “Abbiamo messo a coltura – annuncia l’agronomo dell’Associazione, Luca Lo Bosco – 2500 metri quadrati di terreno nella zona Tramonti di Campiglia. Il progetto, promosso insieme alla Regione, è candidato al successo : alcuni nostri associati hanno già provato a coltivare il fico d’India e a farne marmellate. Ottimo il risultato, garantito dalle eccellenti condizioni climatiche. Il frutto infatti, così come lo zafferano, resiste bene al caldo e alla siccità e richiede poca manodopera”. Unico inconveniente : le spine – intoccabili a mani nude – che ricoprono il frutto. “Per risolvere il  problema della “despinatura” – precisa il tecnico – abbiamo acquistato uno speciale macchinario che spazzola il prodotto rendendolo pronto per la confettura. Ad oggi – aggiunge Lo Bosco – siamo i primi in Liguria ad aver creato un campo sperimentale di fichi d’India ed iniziamo con la varietà gialla e rossa “. In Italia il frutto, originario dell’America del sud e portato in Europa da Cristoforo Colombo, viene coltivato soprattutto in Sicilia. I primi ad usarlo nell’alimentazione quotidiana – per i medici è un ottimo integratore della dieta mediterranea – furono gli Atzechi. Anche i fiori sono utilizzabili : in infuso sono ottimi come diuretico e contro i bruciori di stomaco. “Nostro obiettivo – conclude Lo Bosco – è quello di creare  una produzione di nicchia che, come lo zafferano, renda riconoscibile e tipica la nostra terra”.

Il prossimo 29 Luglio, intanto, si terrà il primo di una serie di incontri con i coltivatori della zona interessati a produrre poi autonomamente il fico d’India. L’appuntamento è alle ore 21 nella sede in piazza della Chiesa, a Campiglia.

 

 

MARMELLATA   DI FICHI   D’INDIA   UN   NUOVO   PRODOTTO   "DOC"

 

Articolo su “Il Secolo XIX” del 15 Aprile 2004, a cura di Cristina Bertucci. 

Dallo zafferano al fico d’India. Giallo e rosso. L’Associazione Campiglia, a quattro anni dall’avvio sperimentale della coltivazione dello zafferano, tenta il raddoppio: produrre, oltre alla preziosa spezie, anche il fico d’India da trasformare in vasetti di marmellata. Tutto si svolge a Tramonti di Campiglia, comune della Spezia ma già Parco nazionale delle Cinque Terre, sulle terrazze a strapiombo sul mare. “Metteremo a coltura 2500 metri quadrati di terreni ora incolti – spiega l’agronomo dell’associazione, Luca Lo Bosco – il progetto, promosso con la Regione, partirà a Luglio e le previsioni, sul fronte qualità e quantità, sono ottime: alcuni associati hanno già provato a coltivare i fichi d’India e a farne marmellate. Strepitoso il risultato. Da qui la decisione di “ufficializzare” la produzione che, come per lo zafferano, richiede poca manodopera e ben resiste a caldo e siccità. Ad oggi siamo i primi in Liguria a dar vita a un campo sperimentale di fichi d’India: iniziamo la varietà gialla e rossa”. In Italia il frutto, originario dell’America del Sud e portato in Europa da Cristoforo Colombo, viene coltivato soprattutto in Sicilia. I primi ad usarlo nell’alimentazione quotidiana furono gli Atzechi. “Nostro obiettivo – dice Lo Bosco – è quello di creare una produzione di nicchia che, come lo zafferano, renda riconoscibile e tipica la nostra terra. Abbiamo già acquistato un macchinario che sbuccia il frutto permettendone l’immediata lavorazione”. Lo zafferano, intanto è diventato prodotto ufficiale del Parco con tanto di “griffe”. La coltivazione interessa 15 terrazze. Il Parco ha seminato 4 quintali di bulbi e le piantine saranno poi vendute agli agricoltori locali.

La Spezia (15.03.2004) - L’Associazione Campiglia, nell’omonima frazione spezzina, tra Portovenere e Riomaggiore, illustrerà oggi il piano di recupero di una serie di terrazzamenti tra il Persico e Navone, dove alcuni proprietari provvederanno, di persona, alla coltivazione dei campi ed alla raccolta dei frutti. Che poi verranno commercializzati freschi o trattenuti per farne marmellate.
Si, perché dopo il decollo dello zafferano, ora l’Associazione punta sui fichi d’India. Piantagioni spontanee prosperano tra le rovine di fasce terrazzate sul mare di Tramonti e fruttificano in abbondanza pur non ricevendo cure. Ora si prova a mettere ordine al territorio avviando un progetto capace di produrre reddito.
L’Associazione Campiglia si propone anche di reperire nella frazione il locale dove installare un adeguato laboratorio. Nel corso di quest’anno si dovrebbe raggiungere una produzione di fichi d’India di circa 10 quintali. Esiste già un produttore in proprio e la sua esperienza unita ai risultati (3 quintali di frutti all’anno) funge da catalizzatore in quest’operazione di valenza economica ed ambientale: oltre un guadagno immediato, infatti, si consegue la difesa del territorio dalle frane.

 

 

 

CAMPIGLIA — Esborso pressochè simbolico di 5 euro all'anno per i cittadini di Campiglia e di Biassa che vogliano percorrere il sentiero principe delle Cinque Terre, il n. 2  da Riomaggiore a Monterosso, soggetto ad un ticket di 3 euro ogni qual volta il turista vi metta piede. Il tesserino annuale che prevede il consistente sconto è frutto di un accordo che contempla vantaggi reciproci fra il Comune della Spezia ed i tre Comuni delle Cinque Terre. Per cui gli abitanti delle due frazioni del comune della Spezia con pertinenze nell'area-parco di Tramonti usufruiranno (anzi, già beneficiano) della speciale card. Praticamente — si osserva a Palazzo Civico — essi si accollano il semplice costo della tessera. Dal canto loro, i residenti nei comuni delle Cinque Terre hanno libero accesso al Museo Lia nelle domeniche in cui gli spezzini, come già fanno, possono visitarlo gratuitamente. Si è pervenuti ad un accordo di buon vicinato — nel giudizio dell'assessore Renzo Cozzani — che, contribuendo a smorzare la polemica divampata contestualmente all'istituzione del pedaggio, tiene conto di legittime ragioni espresse dalle comunità interessate». Ma il fronte dello scontento non demorde. In una lettera che risulta essere stata scritta «dai cittadini di Campiglia», pur se non reca firme, si dichiara che il palliativo concesso è soltanto un «tentativo di anestetizzare una giusta rivendicazione di tutta la comunità spezzina». Non manca infine una stoccata politica laddove si parla, facendo nomi e cognomi,di «incapacità ed incompetenza».
Luciano Bonati

 

Cinque Terre

RIOMAGGIORE — Ci sono sentieri soggetti al pagamento del pedaggio e sentieri per i quali dovrebbero essere pagati i pedoni.
E' un parco delle Cinque Terre a due facce quello che affiora dalle esperienze dei turisti che in numero crescente lo visitano, frenati ma non trattenuti dal caldo torrido d'inizio estate.
Lamentandosi per diverse ragioni, essi telefonano ai Comuni dell'area parco ed inviano lettere ai giornali.
Dal canto loro, Comuni marginalmente compresi nel parco, altri appena sfiorati ed altri ancora ben distanti dall'area protetta invocano l'abolizione del ticket per i rispettivi cittadini.
Ma c'è pure una protesta che muove da cittadini a margine del parco i quali, relativamente al problema sentieri, si sentono trascurati. In particolare coloro che sono rappresentati nell'Associazione Campiglia e che non una volta sola si sono rivolti al Palazzo chiedendo interventi per la messa insicurezza di alcune storiche vie.
Del loro rammarico derivato da promesse non ancora mantenute si fa carico il consigliere comunale dei socialisti riformisti, Flavio Cavallini, che ha inviato una lettera al Sindaco della Spezia e, per conoscenza, al Presidente del Parco nazionale.
Dopo aver espresso, a proposito del ticket, la personale convinzione che ognuno debba contribuire a salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti e dopo aver invitato il Sindaco della Spezia ad indire un incontro con i Sindaci dei Comuni interessati e con il Presidente dell'Ente parco «al fine di individuare forme di riduzione del ticket quantomeno per particolari categorie e gruppi sociali, nonché l'esenzione per i cittadini che nel parco vivono e lavorano (Campiglia e Biassa)», l'esponente socialista chiede espressamente al sindaco Pagano «di dare seguito agli impegni assunti». In modo specifico Cavallini cita la via comunale Campiglia-Persico, la scalinata sino al mare di Navone e la storica Via Provinciale per Genova, che attraversava Tramonti ad una quota di 200 metri sul livello del mare.
La soffocante calura che induce molti spezzini a cercare refrigerio sulle alture porta a sua volta a scoprire altre magagne. Scrivono da Pegazzano: «L'area della frequentatissima palestra nel verde lungo il sentiero n.1 è in stato deplorevole: c'è sporcizia, mancano i gabinetti, non c'è acqua, muoiono gli alberi che i bambini avevano piantato, con tanto entusiasmo, in un giorno di festa speciale».
In compenso, a fronte di dubbi manifestati dall'utenza, il Parco conferma che il ticket d'accesso al sentiero n.2 da Riomaggiore a Monterosso dà diritto ad una serie di servizi, compresa un'assicurazione contro infortuni che all'escursionista possono capitare. Questi, peraltro, trova sempre più frequentemente dei punti d'appoggio lungo i sentieri del parco. E'di questi giorni, infatti, la notizia dell'apertura di un centro escursionistico alla strategica sella Telegrafo, dove il sent.1 incontra i verticali per Biassa e Riomaggiore (La Nazione
)

 

Il vino è un fattore economico notevole che influisce anche sull’assetto sociale di una parte della costa spezzina. La produzione del vino ha salvaguardato l’ambiente. I vigneti sono stati curati da chi vive e opera su quella poca e scoscesa terra. La cura delle fasce e dei muretti a secco ha dato come risultato un ottimo e ricercato prodotto, ma hanno anche salvaguardato l’ambiente che, in mancanza del costante intervento dell’uomo, sarebbe franato inesorabilmente al mare. Tutti i comuni delle Cinque Terre - comprese Manarola e Corniglia frazioni rispettivamente dei comuni di Riomaggiore e Vernazza - nonché parte del confinante territorio della Spezia, denominato Tramonti di Biassa e Tramonti di Campiglia, producono un ottimo vino denominato appunto "Cinque Terre".
Le uve impiegate sono Bosco, Albarola e Vermentino; la gradazione si aggira sui 12 gradi; colore giallo tendente al paglierino, odore con sentore di erbe con lievissimo piacevole salmastro; sapore secco, morbido, delicato; tempo ideale per il consumo 6-12 mesi dalla vendemmia. Un altro vino tipico è lo Sciacchetrà. Si realizza con le stesse uve del precedente che vengono scelte con cura e lasciate appassire al sole per circa un mese, poi separate dai raspi, schiacciate subito spremute. Il risultato è un vino ambrato, gradevole, vellutato, con un retrogusto di albicocca e pesca, fiori di acacia e di campo. Un vino raro, eccezionale, da gustare soli o, ancor meglio, in compagnia. Una piacevole compagnia.

 

RISCOPERTA  LA  VIA  DEI  BANDITI

UN  CHILOMETRO  GIÀ  PERCORRIBILE

L’antica Provinciale verrà aperta fino a Fossola

Articolo su La Nazione del 13 Marzo 2004, a firma di Luciano Bonati

E’ stata a lungo cercata, poi identificata e per tratti riaperta. Adesso si vuole darle continuità collegando segmenti originali a varianti imposte nel tempo da calamità naturali, quali le frane. E’ l’antica Via Provinciale che dal Golfo raggiungeva Genova tenendosi in faccia al mare, tra la fitta macchia mediterranea e poi le vigne rigogliose che andavano ad occupare le colline da Tramonti al Mesco. Il tratto iniziale di questa strada d’importanza militare e commerciale prese il nome, in un certo periodo storico, di "Via dei banditi", a significare le aggressioni che mercanti e pellegrini subivano nei luoghi più impervi toccati dal percorso. La toponomastica di Campiglia contiene un’emblematica testimonianza: al di sopra delle case del Persico, infatti, esiste un dosso chiamato "passo di bandì". Campiglia appunto s’è proposta di rivisitare l’antico percorso e di valorizzarlo in funzione di un recupero agricolo prima che a fini turistici. In zone di difficile accesso, la vecchia Provinciale può tornare comoda. I lavori di ripristino sono in atto da qualche settimana nella fascia di territorio comunale della Spezia compresa fra Portovenere e Riomaggiore, Promotori dell’iniziativa il Parco nazionale delle Cinque Terre e l’Associazione Campiglia. L’escursionista esperto può già percorrere un buon km della strada ritrovata, in un ambiente di selvaggia bellezza, tra le falesie a picco sul litorale di Navone e ciclopici vigneti in rovina che hanno imposto ardite varianti. Si conta di raggiungere Fossola entro la primavera.

 

I  LAVORI IN AGENDA: DALLE FOGNE ALLE FRANE PASSANDO PER IL RECUPERO DEI SENTIERI

 

Gli impegni assunti dall’amministrazione comunale dopo i lamenti dei residenti che, nonostante la “gloria” di appartenere al parco nazionale si sentono trascurati 

Articolo apparso sul giornale “La Nazione” del 24 Febbraio 2004

Campiglia – L’Amministrazione comunale interviene sulle questioni sollevate dal recente articolo    “Campiglia, nel parco con gloria ma trascurati” e fa il punto della situazione. Ecco la nota:

1)      In merito alla fogna, per la sua realizzazione va costruito un tratto di strada per la quale, visti i tagli subiti dal bilancio comunale in conseguenza delle scelte attuate dal governo con la legge finanziaria, non ci sono fondi disponibili. In ogni caso l’Amministrazione sta cercando di risolvere il problema nell’ambito dei rapporti con Acam.

2)      Circa il vecchio mulino il progetto di riqualificazione è stato approvato, mentre l’opera sarà realizzata dall’Ente parco nazionale delle Cinque Terre che ha già affidato i lavori e al quale il mulino sarà affidato in comodato d’uso.

3)      Per la frana che interessa il sentiero che collega Campiglia alla spiaggia del Persico, i lavori sono già stati appaltati ed avranno inizio entro la primavera prossima. Il progetto, che comprende anche opere di consolidamento del movimento franoso, prevede una spesa di circa 150 mila euro.

4)      Circa la denuncia di una rete di sentieri in abbandono è stato raggiunto un accordo tra il Comune e il Parco Nazionale delle Cinque Terre in virtù del quale dalla prossima primavera  sarà l’ente Parco ad occuparsi della manutenzione dei sentieri.

5)      Sull’utilizzo di alcuni locali dell’edificio scolastico per una scuola di scultura, proprio in questo periodo è in corso la valutazione della proposta di bilancio formulata dalla giunta che ne prevede la dismissione garantendo però un utilizzo appropriato al territorio, ed in modo particolare a fini ricettivi.  

         Prendiamo atto della risposta, attesa dai cittadini di Campiglia, i quali nel frattempo hanno visto finalmente sorgere il cantiere per il Mulino, mentre i lavori al Persico, avendo rinunciato la ditta  vincitrice della gara di appalto, saranno probabilmente affidati alla seconda. Quanto all’ex scuola la gente di Campiglia vorrebbe che non fosse venduta.

 

DALLA  RUSSIA  CON  INTERNET

  Campiglia.  Nevicata 2004                                                                           Foto  Gianluca Cavallini

 

Articolo su "La Nazione" del 30 Gennaio 2004, a firma di Luciano Bonati.

 

Dopo le tante ragazze americane, a Tramonti è capitato un russo con lo zaino in spalla, in cammino tra Portovenere e Riomaggiore, ed è rimasto talmente colpito dalla bellezza del paesaggio da affidare ad una e-mail le proprie emozioni. Si chiama Sergey Gorshkov, esprime innanzitutto il dispiacere di non potersi esprimere nella nostra lingua ("Scuzi, ma io non scrivere italiano") e premette di essere stato spronato a compiere la visita, dalle notizie attinte al sito Internet di Campiglia. Piero Lorenzelli, dell’Associazione Campiglia, traduce la sorprendente lettera scritta in lingua inglese. Eccone alcuni passi : "Queste meravigliose montagne sono simili ai monti Urali (io vivo in Ekaterimburg, sui monti Urali che separano la Siberia dalla parte europea della Russia), eccetto naturalmente la vegetazione. Gli Urali non sono molto alti, ma sono vere montagne comprendenti canyons, picchi e rocce. I paesaggi lungo i sentieri di Campiglia e Portovenere sono i più belli che abbia  visto nella mia vita". Sergey si complimenta poi con i campigliesi per la loro iniziativa: "Il vostro sito è dotato di ricche informazioni, di storia naturale ed umana del posto ed è probabilmente il migliore aiuto alla personale esperienza che si acquisisce nel visitare i luoghi".

 

ZAFFERANO TESORO DELLE CINQUE TERRE  E  A CAMPIGLIA ORA SI PUNTA ALLA DOC

 

 

Articolo su "Il Secolo XIX" del 28 Gennaio 2004, a firma di Amerigo Lualdi

 

Gli esperti abruzzesi di Navelli, sardi di San Gavino e toscani di San Gimignano - i più grossi produttori in Italia - lo avevano assicurato: la terra di Campiglia, sul crinale a mezza via tra Portovenere e le Cinque Terre, è ottimale soprattutto sul versante a mare per la coltivazione del prezioso zafferano. Noto fin dall’antichità per le sue molteplici proprietà oltre a quella culinaria, il fiore dal colore viola purpureo conserva ancora oggi tutta la sua esclusività. A Campiglia avevano visto giusto e oggi tutti ci credono. Non soltanto Pierpaolo Bracco, ingegnere con l’hobby dell’agricoltura, tra i fondatori dell’Associazione Campiglia (circa trecento soci di cui una trentina dediti alla coltivazione dello zafferano) ma anche il Parco nazionale delle Cinque Terre che annovera la coltura tra i gioielli da esporre ed offrire ai visitatori e ai turisti di tutto il mondo. Si lavora per arrivare alla doc "Zafferano purissimo di Tramonti di Campiglia" che, in appena quattro o cinque stagioni, è diventato una griffe, conosciuta dai buongustai. Non solo, il Parco sta recuperando 2500 metri quadrati di terreno incolto allo scopo di impiantare circa quattro quintali di bulbi e di avere a disposizione, nel giro di due o tre anni, un vero e proprio vivaio per estendere la coltivazione dello zafferano a tutte le Cinque Terre. "Nel mese di raccolta riusciamo oggi a produrre un chilo di pistilli purissimi essiccati - spiega Bracco - i sistemi di essiccazione vanno da quello effettuato vicino a stufe o a fonti di calore e da ventilatori". Un vero tesoro, venduto mediamente dai 10 ai 15 euro al grammo. Per fare un grammo di polvere ci vogliono dai 150 fiori e ogni bulbo impiantato ne genera mediamente dai due ai quattro. Se tutto va bene, in una piana da 500 metri quadrati si traggono dagli 80 ai 100 grammi di polvere purissima. Ma il bello dell’esperienza fino a oggi maturata è che lo zafferano di Campiglia è riuscito a diventare pienamente autoctono. Dai primi bulbi importati dall’Abruzzo cinque anni fa  e impiantati in quindici campi sulle superfici terrazzate, oggi si è passati a una gestione in proprio. I bulbi nascono e si riproducono rigorosamente in loco e lo zafferano di Campiglia é del tutto particolare, come aroma e profumo. Perché il difficile non è cominciare a produrre ma continuare a farlo su larga scala. "Il primo raccolto frutta sempre, a prescindere dal terreno su cui si lavora - continua Bracco che con i colleghi dell’Associazione Campiglia si avvale della consulenza e collaborazione dell’agronomo spezzino, Luca Lo Bosco - i fiori sbocciano perché hanno in memoria la fioritura dell’anno precedente. Dal secondo anno, invece, la produzione sparisce e, proprio per questo, ci vuole un terreno dalle caratteristiche ottimali. Occorre inoltre estrema attenzione per preservare il raccolto dalle malattie parassitarie, sempre in agguato".

 

                          VIGNETI  STRAPPATI   ALLE  FRANE

 

Alle colture di zafferano si affianca ora il recupero di 10 mila metri quadrati dove produrre il “passito” locale. 

Articolo sul giornale "La Nazione" del 28 Gennaio 2004, a firma di Luciano Bonati. 

Polvere d’oro e vino dorato insieme. Non ci sarà solo zafferano nel recupero agricolo che Campiglia ha avviato (già con buoni risultati), ma verrà pure concesso spazio alle uve pregiate da "Rinforzato", che è l’equivalente dello "Sciacchetrà" delle Cinque Terre. L’Associazione Campiglia, cui aderisce la quasi totalità dei residenti e che promuove per statuto iniziative di sviluppo in sintonia con la salvaguardia ambientale, ha infatti individuato due aree di 5 mila metri quadrati ciascuna  dove ripristinare i vigneti, in accordo con i proprietari dei terreni e con il Parco nazionale delle Cinque Terre. L’esperimento sarà compiuto tra Persico e Navone, in una fascia a 150 mt. Sul livello del mare dove prevalentemente si  vendemmiavano i grappoli d’albarola, di bosco e di vermentino giunti a perfetta maturazione e pertanto destinati al passito. Ma cogliere le uve non basta: Campiglia ha pure progettato una piccola cantina locale dove vinificare, fregiando il prodotto con un proprio marchio. Intanto, al fine di migliorare l’accesso agli impervi fondi, sarà allungato, con intervento del Cidaf, il percorso della monorotaia del Persico. E’ stato altresì progettato un impianto a cremagliera per la parte bassa del Navone.  In tal modo l’antico sentiero detto “der Predào”, una volta recuperato, potrà ristabilire un comodo collegamento fra le due tradizionali sottozone da "Rinforzato". E’ stata infine prospettata un’altra iniziativa nell’intento di agevolare i contadini: Comune e Parco delle Cinque Terre vengono sollecitati a studiare la fattibilità di una bretella interpoderale con l’Albana. Essa consentirà l’esclusivo transito a veicoli agricoli di piccola dimensione e potrà alleviare la fatica  a quei contadini che, per l’età avanzata, cominciano a risalire con affanno le ripide scalinate.

 

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Ultimo aggiornamento: 14-01-08